Calcio, 125 anni fa nasceva Béla Guttman, l'uomo che rese grande il Benfica

Calcio, 125 anni fa nasceva Béla Guttman, l'uomo che rese grande il Benfica

Calcio, 125 anni fa nasceva Béla Guttman, l'uomo che rese grande il Benfica Photo Credit: Agenzia Fotogramma


Antesignano dei vari Ancelotti, Mourinho e Guardiola, è stato l'uomo che ha portato la banda di Eusebio a vincere due Coppe dei Campioni di fila e che ha rivoluzionato il mondo del calcio con il suo schema di gioco unico

Quando si parla di Béla Guttman, in tempi moderni, si ricorda solo il famoso anatema lanciato nei confronti del Benfica dopo la vittoria dell'ultima Coppa dei Campioni dei Lusitani, "Da qui a cento anni nessuna squadra portoghese sarà due volte (consecutive) campione d'Europa e il Benfica senza di me non vincerà mai una Coppa dei Campioni". Una "maledizione" che ancora colpisce il Benfica, squadra di Lisbona con il record negativo di 8 finali europee perse (11 se si considera anche la Youth League, la coppa europea delle squadre giovanili). La storia di Béla Guttman, però, non può limitarsi solo a questo. 


GLI INIZI DA CALCIATORE

Guttman nasce a Budapest il 27 gennaio del 1899 da una coppia di ballerini di origine ebraica. Inizialmente Béla segue le orme dei genitori diventando istruttore, ma nel 1914 si affaccia all'altra sua grande passione, il calcio, infatti, entra nelle giovanili del Torekves. Nel 1919 si trasferisce all'MTK Budapest dove vince due campionati e si guadagna la chiamata della Nazionale ungherese. Con la maglia magiara andrà alle Olimpiadi di Parigi, ma visto che i giocatori alloggiavano in un albergo dove non c'erano le migliori condizioni igieniche, il giovane Béla, dopo varie proteste, inizia ad uccidere i topi che circolavano nelle stanze appendendoli, poi, davanti alle porte dei dirigenti. Nonostante ciò la situazione non cambia e così i giocatori decidono di farsi battere coscientemente dai dilettanti Egiziani per 3 a 0 in quello che passò alla storia come "Il grande ammutinamento del 1924" e anche la fine della carriera in Nazionale per Guttman.


LA CARRIERA DA ALLENATORE E LA SECONDA GUERRA MONDIALE

Béla Guttman chiude la carriera da calciatore nel 1933 con l'Hakoah Vienna e comincia ad allenare. Inizia proprio dalla capitale austriaca, ma con il crescere del sentimento antisemita, decide di spostarsi in Olanda, all'Enschede. Nel 1938 torna all'Hakoah ma la sua avventura si interrompe quando la Germania invade l'Austria. Guttman fugge a Budapest, ma con l'olocausto diventa impossibile vivere in Europa centrale per gli Ebrei ed è costretto a fermarsi. Riesce a salvarsi miracolosamente dai rastrellamenti e dalle deportazioni, ma nei campi di sterminio perde il fratello maggiore, il padre e gli zii. "Mi ha aiutato Dio", così risponderà a chi gli chiederà come ha fatto a salvarsi. Dopo il secondo conflitto mondiale inizia a girovagare per l'Europa, prima l'Ungheria, poi la Romania, l'Italia e tante altre. Nel Bel Paese allena il Milan dal quale, però, viene esonerato con la squadra al primo posto. Quell'esonera lo segna a tal punto che nei contratti successivi fa inserire una clausola particolare: se la squadra che guida è al primo posto non potrà essere esonerato. Verso la fine degli anni '50 si trasferisce in Brasile, al San Paolo, dove rivoluziona il calcio sudamericano con i suoi metodi di allenamento e il suo 4-2-4, il modulo che verrà copiato dai Ct del Brasile Feola e Zagallo e con il quale vinceranno il mondiale del 1958 e del 1970.


IL RITORNO IN EUROPA E IL SUCCESSO AL BENFICA

Dopo il successo in terra brasiliana, Guttman torna in Europa, in Portogallo. Qui vince il campionato con il Porto, ma dopo una sola stagione lascia per accomodarsi sulla panchina dei rivali del Benfica. Le Aquile gli garantiscono un ricco ingaggio e qui Béla realizza un capolavoro partendo da una conferma, il modulo, il 4-2-4. A Lisbona è lui a rubare dai cugini dello “Sporting” e, poi, a lanciare nel grande calcio la “Pantera Nera”, Eusebio. Guttman vince due Coppe dei Campioni, l’odierna Champions League, ai danni del Barcellona e del Grande Real Madrid di Di Stefano e Puskas. Proprio nella finale contro i Blancos, il Benfica chiude il primo tempo sotto 3 a 2. Negli spogliatoi, però, Béla entra nella testa dei calciatori, convincendoli che quelli del Real non ne avevano più, erano stanchi e che il Benfica avrebbe vinto la coppa. Le Aquile tornano in campo e portano a casa la seconda Coppa dei Campioni di fila e le uniche due della loro storia. In campionato, però, il Benfica chiude al terzo posto con qualche lamentela da parte della dirigenza lusitana. A fine stagione, Guttman si aspetta un premio in denaro da parte della società, come da accordi, dopo i risultati ottenuti. La dirigenza del Benfica lo deride, lui non la prende bene e pronuncia il famoso anatema, “Da qui a cento anni nessuna squadra portoghese sarà per due volte (consecutive) Campione d’Europa e senza di me il Benfica non vincerà mai una Coppa dei Campioni”.


LA PREGHIERA DI EUSEBIO E LA "MALEDIZIONE" EUROPEA

Dopo l’esperienza al Benfica torna a girovagare per il mondo ma senza grande fortuna. Nel 1974 si ritira e si traferisce a Vienna dove morirà nel 1981 all’età di 82 anni. La “maledizione” europea lanciata al Benfica, invece, non è mai scomparsa. Nel 1990, in occasione della finale di Coppa Campioni tra Milan e Benfica, Eusebio, l’attaccante scoperto da Guttman, si reca sulla tomba del suo ex allenatore, lascia un mazzo di fiori e lo implora, “ Ti prego mister, fai in modo che questa sera il Benfica batta il Milan e possa rivincere la Coppa dei Campioni…”. Ma quella finale la vince il Milan di Arrigo Sacchi per 1 a 0, prolungando una maledizione che dura fino ai giorni nostri. La storia dell’”ebreo errante della panchina”, come detto, è più di un anatema lanciato contro la squadra che lo ha ferito di più, è il racconto di un allenatore che ha cambiato la storia del calcio di quel tempo e del quale, purtroppo, si parla poco.



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