Cancellato l'ergastolo per Alessia Pifferi, 24 anni in appello Photo Credit: Foto: Ansa/Matteo Corner
05 novembre 2025, ore 21:25
Lasciò morire la figlia di stenti. La Corte d'Appello di Milano riconosce le attenuanti
Ventiquattro anni di carcere. È la pena stabilita in appello per Alessia Pifferi, che in primo grado, invece, era stata condannata all'ergastolo per aver lasciato morire di stenti la figlia Diana, di meno di un anno e mezzo. Alleggerendo di molto la pena inflitta nel maggio del 2024, i giudici della Corte d'Assise d'Appello di Milano hanno concesso alla donna le attenuanti generiche equivalenti all'unica aggravante riconosciuta, ossia quella del vincolo di parentela. Nel processo di secondo grado è caduta, infatti, quella dei futili motivi che, insieme all'esclusione delle attenuanti, le era costata la condanna alla pena massima in primo grado.
LE REAZIONI DELLA MADRE E DELLA SORELLA DI ALESSIA PIFFERI
"Sono mamma, è mia figlia pure lei. Non me la sento di commentare", ha detto Maria Assandri, madre di Pifferi, al termine dell'udienza. Per la sorella Viviana, anche lei parte civile, però, "non è stata fatta giustizia". Alle domande dei cronisti fuori dall'aula ha risposto: "Ventiquattro anni per una cosa così orrenda... Ventiquattro anni è il valore di una bambina di 18 mesi che non c'è più. L'ha lasciata sola a morire mentre lei andava a divertirsi".
IL PESO DELLE PERIZIE
Anche nella seconda perizia psichiatrica disposta dalla Corte, Pifferi è stata ritenuta capace di intendere e volere e pure oggi i giudici non hanno riconosciuto alcun vizio di mente. Sulla concessione delle attenuanti, però, potrebbero aver influito proprio alcune valutazioni dei periti, anche se le motivazioni del verdetto saranno depositate nei prossimi giorni. Lo psichiatra Giacomo Francesco Filippini, la neuropsicologa Nadia Bolognini e il neuropsichiatra infantile Stefano Benzoni hanno riscontrato, infatti, che la 40enne è affetta da un "disturbo del neurosviluppo" che comporta "immaturità affettiva", anche se non invalidante sul "funzionamento psicosociale" e che non ha inciso sulla capacità. Un quadro sul quale ha cercato di fare leva la difesa, con la legale Alessia Pontenani, chiedendo che le venisse comunque riconosciuto il vizio parziale di mente o che, in alternativa, il reato venisse derubricato in morte come conseguenza di abbandono di minore.
L’ACCUSA
A chiedere la conferma dell'ergastolo era stata, invece, l'avvocata generale Lucilla Tontodonati, al termine di una requisitoria durata circa due ore e mezza. "La condotta che abbiamo di fronte è particolarmente raccapricciante, ma anche particolarmente difficile da accettare concettualmente, perché è una condotta omissiva", ha osservato in uno dei passaggi del suo intervento. "Una mamma - ha aggiunto - che lascia una bambina a soffrire per cinque giorni e mezzo nel caldo di luglio a Milano, senza aria condizionata e con le finestre chiuse. Era in condizioni disumane". Immagini atroci e sconvolgenti. La Procura Generale potrà ricorrere contro la sentenza di secondo grado in Cassazione.
LA DIFESA
L'avvocata Pontenani, chiedendo per Pifferi una pena più lieve, aveva sottolineato nella discussione finale che la 40enne "voleva bene" alla figlia "e le vuole bene tuttora". Magari, ha spiegato, "non è stata la madre più amorevole del mondo, ma lo ha fatto a modo suo, secondo quelle che erano le sue capacità. Se fosse stata aiutata da più persone o se fosse stata seguita dai servizi sociali". Alessia Pifferi, per l'avvocata, "non aveva capacità genitoriale, non è mai stata in grado di fare nulla". E ancora: "E' un vaso vuoto e non riesce a ragionare". A udienza conclusa, la legale ha ribadito che per lei "il reato resta quello di abbandono di minore" e ha chiarito che valuterà se impugnare la decisione.



