Conte è in bilico, i cinque scenari per la soluzione della crisi di governo, o stessa maggioranza o ribaltone

Conte è in bilico, i cinque scenari per la soluzione della crisi di governo, o stessa maggioranza o ribaltone

Conte è in bilico, i cinque scenari per la soluzione della crisi di governo, o stessa maggioranza o ribaltone


Lo strappo nell'esecutivo porta a soluzioni differenti, la meno probabile è quella delle elezioni anticipate

Se la crisi di governo finirà con un Conte ter non lo sa ancora nessuno. Di sicuro nello scontro tra Matteo Renzi e Giuseppe Conte, perché alla fine di questo si tratta, non ci sarà un vincitore. Lo sconfitto sarà, ancora una volta il paese, che nel bel mezzo di una pandemia mondiale, dovrà barcamenarsi tra le liti nei palazzi della politica. Ieri fino ad un certo punto del pomeriggio pareva che ci potesse essere una trattativa in extremis. Anche lo slittamento di un’ora della conferenza stampa di Renzi andava in quella direzione. Poi è saltato tutto. Via le ministre di Italia Viva e, di fatto, apertura della crisi. Cosa accadrà ora?


Cosa accadrà ora?

Ci sono alcuni scenari possibili, tra questi un paio i più probabili. Il premier dice di non cercare un’altra maggioranza. La prima ipotesi è quella che vedi il “rimpasto”. Conte e Renzi fanno la pace, il leader di Iv chiede un paio di ministeri in più e si torna amici più di prima. Seconda ipotesi: stessa maggioranza di governo, ma senza l’attuale premier. Lamorgese o Gualtieri prendono il posto di Conte e restano gli stessi numeri a sostenere l’esecutivo. Un altro scenario potrebbe essere quello dei cosiddetti responsabili. Escono dalla maggioranza i 18 senatori di Italia Viva, si forma un nuovo gruppo parlamentare - qualche esponente di Forza Italia, qualche transfugo di Italia Viva e chi più ne ha più ne metta – e si riequilibrano i numeri del precedente governo. Conte rimarrebbe il presidente del Consiglio.


Ipotesi istituzionale ed elezioni anticipate

Ipotesi governo istituzionale. Marta Cartabia, prima donna ad accedere alla carica di presidente della Corte Costituzionale o Mario Draghi, ex presidente della BCE, sarebbero i presidenti del Consiglio, sostanzialmente di un governo del presidente della Repubblica. L’ultimo scenario, quello che con non si verificherà è quello delle elezioni anticipate. Ma non perché siamo nel pieno di una pandemia. Andare alle urne, con i nuovi numeri di deputati e senatori, per alcuni partiti significherebbe la catastrofe. Alle prossime elezioni, da 630 deputati si passa a 400 e, invece di 315 senatori se ne eleggeranno 200. Totale 345 posti in Parlamento in meno. Da considerare soprattutto che moltissimi onorevoli parlamentari, ora presenti a Palazzo Madama e Montecitorio, in caso di elezioni non ci rimetterebbero più piede. La fine della legislatura è prevista per marzo 2023. Detto fuori dai denti, per quale motivo i 945 onorevoli ora seduti sui loro scranni dovrebbero finire il loro mandato due anni e mezzo prima, rinunciando, per esempio, a 27 mensilità? Talvolta le ragioni politiche e quelle del potere o del portafoglio non vanno d’accordo. In altri casi possono andare tranquillamente a braccetto. Dipende sempre da quale prospettiva si guardano le cose, e la politica, in questo è maestra di vita.


Cosa dice l'Europa

Intanto l’Europa ci guarda con un certo sospetto, le parole più frequenti in queste ore sono le seguenti: ma come è possibile che l’Italia debba consegnare un piano per avere miliardi di euro in fondi e apre una crisi governo? C’è da dire che il Recovery plan costruito da Giuseppe Conte era inguardabile. Oggi, anche con l’intervento di Renzi, che ha le sue colpe su altro, è un po’ meglio.


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