Iran: la repressione continua, condannati a morte 11 manifestanti

Iran: la repressione continua, condannati a morte 11 manifestanti

Iran: la repressione continua, condannati a morte 11 manifestanti


Attaccata la casa del giovane dimostrante impiccato ieri. Vietati i funerali

La magistratura iraniana ha condannato a morte unidici persone, coinvolte nelle proteste che da tre mesi stanno infiammando il Paese mediorientale. Dal 16 settembre scorso, data in cui sono scoppiate le rivolte in Iran, migliaia di manifestanti sono state arrestati. E finora, ufficialmente, sono stati giustiziati due ragazzi, Mohsen Shekari impiccato l'8 dicembre e Majidreza Rahnavard che ieri ha fatto la stessa fine. Entrambi avevano solo 23 anni.

Dietro le sbarre negli ultimi tre mesi sarebbero finiti anche 70 giornalisti iraniani, di questi 35 sarebbero tuttora in carcere, in base a quanto si è appreso nelle ultime ore. L’ondata di proteste antigovernative, lo ricordiamo, è stata innescata lo scorso settembre dalla morte di Mahsa Amini, da allora i tribunali di Teheran hanno condannato 400 persone a pene detentive fino a 10 anni. "Nelle udienze sui casi dei rivoltosi nella provincia di Teheran, 160 persone sono state condannate a pene tra i cinque e i dieci anni di carcere, 80 a pene tra i due e i cinque anni e 160 a pene fino a due anni", ha fatto sapere questa mattina il capo della magistratura di Teheran. L’Iran ora punta il dito anche contro i governi e i funzionari stranieri che non hanno condannato le proteste. Puniremo chi sostiene la rivolta anche all’estero, ha reso noto oggi pomeriggio Teheran. 


Nel mirino la famiglia del giovane impiccato ieri

A Mashhad, citta che si trova nel nord-est dell'Iran, è stata attaccata la casa della famiglia di Majidreza Rahnavard, il giovane manifestante impiccato pubblicamente ieri dopo essere stato accusato di aver ucciso a coltellate due uomini delle forze di sicurezza e di averne feriti altri quattro. La notizia è stata diffusa quest'oggi da Bbc Persia. Sono state pubblicate sui social immagini in cui si vedono le finestre dell'abitazione in frantumi e i muri dell’edificio imbrattati con vari slogan. Nessun funerale per la vittima. Il governo ha impedito le esequie di Majidreza Rahnavardon. Non solo. Ha vietato a chiunque di partecipare al lutto. Nonostante ciò, un piccolo gruppo di persone si è radunato attorno alla casa del ragazzo morto ieri, urlando frasi contro la Repubblica islamica.



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