Kim Kardashian testimone a Parigi, 'ero certa di morire'. I rapinatori le rubarono gioielli per nove milioni di euro

Kim Kardashian testimone a Parigi, 'ero certa di morire'. I rapinatori le rubarono gioielli per nove milioni di euro

Kim Kardashian testimone a Parigi, 'ero certa di morire'. I rapinatori le rubarono gioielli per nove milioni di euro Photo Credit: Fotogramma.it


In lacrime, in tribunale, l'influencer americana ha ripercorso i momenti della rapina. Perdono l'aggressore ma il trauma resta, ha scandito la Kardashian

"Ero sicura di morire": Kim Kardashian è intervenuta ieri al Palazzo di Giustizia di Parigi per testimoniare nel processo sulla maxi-rapina di cui è stata vittima, in piena fashion week lungo le rive della Senna, nel 2016. Raccontando ai giudici d'Oltralpe quei concitati momenti, Kardashian si è detta "sicura" che i rapinatori le avrebbero "sparato", che l'avrebbero "stuprata", che per lei era "finita". "Quella notte ero sicura di morire", ha aggiunto l'influencer americana, 44 anni, raccontando, tra le lacrime, come supplicò i suoi aggressori di risparmiarla. "Ho detto: 'potete prendere tutto, ma devo poter tornare a casa, ho dei bebè, per favore", ha continuato, secondo le parole tradotte dall'interprete dall'inglese al francese.

LE SCUSE DELL'AGGRESSORE

In aula, la star americana è tornata in lacrime quando il giudice, David De Pas, le ha letto una lettera di scuse inviatale da uno dei principali imputati nel processo. Una missiva che Aomar Aït Khedache le scrisse nel 2016, a pochi mesi dalla maxi-rapina in rue Tronchet, a due passi dalla Madeleine, e che lei non aveva mai letto. "Signora, è dopo averla vista in una trasmissione, dopo aver realizzato il suo trauma e realizzato i danni psicologici che le ho inflitto, che ho deciso di scriverle", comincia così la lettera del principale accusato, puntualizzando che "l'obiettivo non è ottenere da lei una qualsiasi forma di indulgenza, riconosco ciò che ho fatto, ma per venirle incontro in quanto essere umano, per dirle quanto deploro il mio gesto", prosegue il principale accusato sordomuto, che ha seguito il dibattito in aula con l'aiuto di un computer. "Naturalmente è molto commovente", replica Kardashian, in abito haute-couture, aggiungendo di voler "diventare avvocato" e di battersi negli Usa per i diritti dei carcerati. Poi, voltandosi verso l'imputato in k-way, aggiunge: "La perdono, ma questo non toglie nulla al trauma".

L'audizione era cominciata a metà giornata. Davanti al Palais de Justice, sull'Ile-de-la-Cité, giornalisti, fan e curiosi hanno cominciato a fare la coda già dall'alba. "Siamo fan di Kim e vogliamo sostenerla. Che giustizia sia fatta", ha spiegato Clément Treboutte, in fila insieme ad un'altra ventina di persone. 

L'AGGRESSIONE

Nella notte tra il 2 e il 3 ottobre 2016 - in piena settimana della moda - Kardashian venne derubata di gioielli milionari. Giunti in bicicletta, travestiti da agenti di polizia, i due rapinatori fecero irruzione nella sua suite, legandola e imbavagliandola, e sottraendole gioielli per nove milioni di euro, tra cui il suo amatissimo 'ring', l'anello di fidanzamento da 3,5 milioni di euro che le venne regalato da Kanye West. Il verdetto è atteso per il 23 maggio.


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