La notte e l’odio, un giallo epistolare tra passato e presente: Lorenzo Giorlandino ci svela i retroscena del suo romanzo

La notte e l’odio, un giallo epistolare tra passato e presente: Lorenzo Giorlandino ci svela i retroscena del suo romanzo

La notte e l’odio, un giallo epistolare tra passato e presente: Lorenzo Giorlandino ci svela i retroscena del suo romanzo Photo Credit: "La notte e l'odio" di Lorenzo Giorlandino, HarperCollins


Due linee temporali, due fratelli agli antipodi, un unico romanzo condito da mistero: le sfumature di un viaggio tra le strade di una Roma del passato in cerca di risposte su un omicidio

Apriamo un nuovo fine settimana all’insegna delle novità più interessanti in arrivo dal panorama editoriale italiano. Tante le pubblicazioni che approdano puntualmente sui nostri scaffali, con la rubrica domenicale dedicata ai libri da leggere che prova a orientare lo sguardo degli appassionati verso quelli più interessanti. Una parentesi che nelle ultime occasioni ha posto una lente d’ingrandimento su volumi come “L’ultima danza di Maradona”, “Osebol”, “L’ho uccisa perché l’amavo” e “Nel sangue di Garlasco”, o ancora “L’alchimista”, “Le regole della moglie perfetta”, “La cena dei sospetti” e “Assassinio in Cornovaglia”.

Il sabato il focus cambia parzialmente rispetto alla domenica, con l’obiettivo che si sposta dalle storie agli autori e alle autrici che a quelle storie ci hanno lavorato. Un momento in cui si va dietro le quinte, alla scoperta dei retroscena dei racconti svelati da chi a quelle opere ha dato forma. Come nel caso recente di Alessandro Ferranti con il suo “Piccoli indizi di morte”, o ancora di Nicola Pesce e del suo “Camminando tra i fiori scalzi”.

Oggi lo spazio è tutto per Lorenzo Giorlandino e per il suo “La notte e l’odio”, pubblicato da HarperCollins.


LA NOTTE E L’ODIO, TRA LE PAGINE DI UN DIARIO ALLA RICERCA DI RISPOSTE DAL PASSATO

Ciao Lorenzo, lo spazio delle presentazioni è tutto per te: cosa troviamo nel tuo romanzo "La notte e l'odio"?

"Buongiorno Dario, e grazie mille per l’opportunità concessami di presentare da voi la mia opera prima, “La Notte e L’Odio” (Harper Collins 2025 ). Si tratta del mio romanzo d’esordio, un giallo in forma epistolare e con una struttura a incastro, reminiscente di atmosfere proprie sia del neo-noir metropolitano che del romanzo psicologico, accompagnate da un susseguirsi di elementi simbolici e surreali che sfociano nella narrativa ucronica. La storia segue la vicenda di Alberto Pagani, cinico ventiseienne torinese, il quale si ritrova suo malgrado a dover indagare sull’omicidio del fratello minore Federico, disincantato studente universitario, assassinato in una Roma buia e decadente nei tardi anni Novanta. A cadavere ancora fresco, Alberto cercherà risposte nel diario personale di Federico, in cui quest’ultimo era solito annotare i suoi trascorsi quotidiani nella Capitale sin dai tempi del suo trasferimento. A partire da questo evento catalizzatore, agli occhi del protagonista - e di riflesso, anche agli occhi del lettore – si aprirà un mondo criptico, ricco di fascino quanto di inquietudine. La Roma notturna, i gitani neri, il vampiro del vicolo, Attila, l’Iris Blu: questi sono solo alcuni degli elementi che Federico presenta nel suo diario e che Alberto si ritrova a commentare e a dover studiare come i pezzi di un mosaico, in modo da trovare una risposta al giallo e giustizia alla tragedia che lo ha coinvolto."


Come anticipavi, la narrazione - esclusa la premessa che funge da prologo - avviene sotto forma di diario. Come mai questa scelta?

"Ho optato per l’espediente del diario ritrovato con l’obbiettivo di restituire una presentazione della vicenda più ‘grezza’, e pertanto maggiormente verosimigliante e immersiva, di quanto potesse esserlo la classica storia in terza persona riportata da un narratore onnisciente. Ho scritto i capitoletti del diario (pseudo-epistolari, se così si possono chiamare) con in mente lo stare elaborando una lunga serie di confessioni tra intimi – in questo caso, da un fratello a un altro. Il punto di vista di Federico è quello di una voce narrante insicura e angosciata; il ragazzo riporta dettagli frammentari, si barcamena nel buio di Roma senza sapere a cosa sta andando incontro. Se Alberto, seconda voce narrante del romanzo, può permettersi almeno il lusso di star narrando la sua disavventura al passato remoto, il resoconto di Federico è quello di una persona che si ritrova nella melma fino al collo e che scrive sul suo diario solo pensieri a caldo. Credevo che il giallo, presentato in questa forma, sarebbe potuto risultare ancora più umano e avvincente agli occhi di un eventuale lettore."


Il libro, come hai detto tu stesso, porta la narrazione a essere inquadrata da due prospettive differenti - anche in virtù delle personalità e del vissuto diverso –, quelle dei due fratelli protagonisti, Alberto e Federico. Quanta importanza ha il loro rapporto all’interno del romanzo?

"Si tratta di uno degli aspetti più rilevanti all’interno dell’opera, se non proprio quello centrale. I due fratelli, i due Pagani, si cimentano in un gioco di specchi e di opposti, in cui uno, leggendo dell’altro, rivede una parte di sé stesso e ne viene influenzato. In una dinamica a cascata, Alberto è il giudice di Federico e il lettore è il giudice di entrambi. La coppia di fratelli rappresenta due punti di vista contrapposti propri di una medesima anima che si auto-analizza in un monologo interiore: Federico, all’interno del suo diario, si rivolge ad Alberto come suo punto di riferimento; Alberto, al contrario, rivolgendosi direttamente al lettore, rilascia di continuo commenti su Federico, per lo più sminuendolo ma al contempo, paradossalmente, ammirandolo. I due Pagani sono sulla stessa linea, nel senso che entrambi hanno una visione simile del mondo in termini di giustizia e moralità, ma hanno due modi ben diversi di approcciarsi a essa. Federico, ragazzo di ventitré anni, al netto dei suoi complessi, è disposto ad agire. Alberto, uomo maturo al tempo in cui narra la sua storia, non può che rileggere le disavventure di suo fratello e scorgervi, al loro interno, le proprie mancanze e il proprio cinismo. Se Federico è la notte, intesa come fascinazione malinconica per il mondo, Alberto gioca suo malgrado la parte dell’odio, intesa come autentica indifferenza per quest’ultimo."


Anche la collocazione temporale degli eventi ha un suo peso specifico nell'economia della narrazione: siamo infatti tra il 1996 e il 1998. C'è un motivo per cui hai optato proprio per quegli anni?

"Credevo che un lasso temporale del genere (come hai detto tu, dal 96 al 98) fosse ideale rispetto ad altri per diverse ragioni. Innanzitutto, i tardi anni Novanta rientrano a pieno nella contemporaneità, si tratta cioè di un mondo ancora vicino a noi, ma anche sufficientemente lontano da poter essere connotato da un’evidente sfumatura nostalgica. Se il resoconto diaristico di Federico è concepito al fine di ricordare una confessione, quello di Alberto (uomo maturo nel 2025) è più simile a una serie di ricordi. In aggiunta, nel contesto specifico dell’opera, si tratta pur sempre di anni Novanta alternativi, contraddistinti cioè da un sottotesto distopico-fantastico, con una biforcazione ucronica particolarmente evidente a partire dai primi anni Settanta; una storia di questo tipo sarebbe risultata sicuramente più difficile da gestire in date più recenti, con l’inconveniente di risultare anche parecchio più inverosimile. Per finire, la fine del millennio, con una minore diffusione di internet e una globalizzazione più acerba rispetto a oggi, riesce, a mio avviso, a restituire meglio un’idea di insularità dell’ambientazione e della condizione umana dei personaggi."


UN RACCONTO IN BILICO TRA REALTÀ E FINZIONE NARRATIVA

A proposito degli elementi distopico-fantascienticifici della narrazione, la storia si sviluppa con un occhio a un gruppo sociale di fantasia - gli ildiziti - verso cui si canalizza l'odio e il rancore di tutti. Senza scendere nei dettagli del perché e delle conseguenze (da scoprire nella storia), c'è qualche ispirazione che ti ha spinto a renderli parte foNdamentale del racconto?

"Sono numerose le ispirazioni di riferimento per questo gruppo sociale: il parallelo con la comunità ebraica, ad esempio, viene naturale. Idem per quella rom, da cui derivano anche alcuni dei loro epiteti. Il loro credo religioso è un misto di confessioni abramitiche, tra cui un certo islam, e iraniche, come lo zoroastrismo e il manicheismo, con una forte enfasi sull’aspetto mistico-gnostico della loro fede. Si tratta di un popolo legato alla notte (“yıldız”, in turco, significa “stella”) e vittima di odio, ma anche portatrice di quest’ultimo. Il titolo, in parte, riguarda anche loro. Gli ildiziti sono tra gli elementi che mi sono divertito maggiormente a sviluppare all’interno del romanzo. Ho cercato di dare loro un’identità originale ma pur sempre ripresa dalla nostra realtà ai fini di rendere meglio un’idea di verosimiglianza. Sono una comunità sofferente e malvista, dispersa nel mondo in una diaspora di durata multi-centenaria; hanno una propria storia, leggende, costumi, usanze, una confessione religiosa (ribattezzata mazdeismo occidentale), una lingua (il dussà), società civile, gruppi politici di riferimento, e ovviamente (come spesso accade) si portano appresso stereotipi di vario genere. In generale, nella logica dell’opera, servono a incorporare l’idea fondamentale dell’altro, l’alieno, fonte di paura e, paradossalmente, di fascino allo stesso tempo. Il paradosso però è solo relativo: anche l’immagine affascinante di questo popolo si fonda invero su stereotipi distorti e deumanizzanti, per quanto romanticizzati. La realtà è che non esiste un vero altro. ‘L’ildizita’ è una figura artificiale, arbitrariamente esotica, all’interno della nostra comunità."


Se il tuo libro fosse una canzone, quale sarebbe?

"Bella domanda! Non è facile dare una risposta precisa. Opterei probabilmente per una canzone di matrice politica, magari vicina all'hard rock (genere amato dal protagonista). “Electric Funeral” dei Black Sabbath, pur essendo di preciso un classico dell'heavy metal più che dell'hard rock, penso possa dare un'idea in chiave musicale di cosa avessi in mente per il romanzo. Si tratta di una canzone frustrata e carica di denuncia, con un testo immaginifico e un riff ipnotico. Ce lo vedrei bene Federico ad ascoltarla di notte durante una delle sue passeggiate."


La notte e l'odio è il tuo primo romanzo: ci sono altri progetti - in chiave futura - che stanno prendendo forma e di cui si può già parlare? O magari qualche spunto più in generale su cui ti piacerebbe lavorare in futuro?

"Ho qualche nuovo progetto sulla scrivania. Da un anno a questa parte ho messo giù nuove idee e mi sto focalizzando soprattutto su un nuovo romanzo. Ad oggi, Novembre 2025, sono arrivato a circa 22.000 parole. Quasi certamente si tratterà di un lavoro più lungo di “La Notte e L’Odio” e l’idea è quella di avere un classico narratore onnisciente in terza persona anziché in prima. Il retroscena ucronico-fantastico, gli elementi fittizi verosimiglianti, i neologismi, gli pseudo-logismi, i temi contemporanei, l’introspezione psicologica dei personaggi ecc. sono alcuni tra gli elementi che desidero recuperare e, possibilmente, ampliare anche nella mia prossima opera. Tra le altre cose che penso di poter dare quasi per certe: la storia sarà ambientata in una città immaginaria, intorno al 2010, e sarà sempre incentrata su di un crimine."



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