Biancaneve: trama, cast e recensione del nuovo remake della Disney che da oggi arriva nella sale

Biancaneve: trama, cast e recensione del nuovo remake della Disney che da oggi arriva nella sale

Biancaneve: trama, cast e recensione del nuovo remake della Disney che da oggi arriva nella sale Photo Credit: Ufficio Stampa Disney


Il nome, contrariamente alla favola originale, deriva dal fatto che la principessa è nata durante una tempesta di neve

La Disney torna a restaurare i suoi classici. Accompagnato dalle polemiche, che in questo caso hanno raggiunto il massimo grado, esce oggi nelle sale italiane “Biancaneve”, poco Bianca e tanto neve, ma con tutti gli stilemi tipici che un prodotto della Casa di Topolino deve avere. A vestire i panni della principessa è stata scelta Rachel Zegler, la matrigna è Gal Gadot, mentre in regia c’è Marc Webb, colui che qualche anno fa portò in scena Andrew Garfield nel ruolo di Spiderman.

BIANCANEVE, LA TRAMA

In un regno ai confini di una foresta incantata, il saggio re e la sua amorevole regina crescono la loro figlia Biancaneve (Rachel Zegler). Il nome, contrariamente alla favola originale, deriva dal fatto che la piccola è nata durante una tempesta di neve. Dopo pochi anni di vita, la felicità della principessa viene spezzata a causa della morte prematura della. Il Re affranto prende una nuova moglie (Gal Gadot), per il bene dei suoi sudditi. La matrigna di Biancaneve è una donna affascinante, ma il suo cuore è oscuro e colmo di invidia. In poco tempo assumerà il controllo del regno, manifestando tutta la sua ferocia e la sua crudeltà. Ossessionata dalla propria bellezza, consulta il suo specchio magico, che le rivela una terribile verità: non è lei la più bella del reame, ma Biancaneve. Accecata dalla gelosia, la Regina Malvagia ordisce un piano per sbarazzarsi della giovane principessa.

Avvertita del pericolo, Biancaneve fugge dal castello e si addentra nella foresta magica. Qui, tra alberi sussurranti e creature fatate, trova rifugio in un'accogliente casetta abitata da sette piccoli minatori che accolgono Biancaneve nella loro famiglia e le offrono un luogo sicuro dove nascondersi.

BIANCANEVE, LA RECENSIONE

Uno dei film più complessi che la Disney si è trovata a maneggiare nel corso degli ultimi anni. Una produzione travagliata dominata da ritardi, posticipi, revisioni e soprattutto polemiche, che gli sono piovute addosso contro la deriva del politicamente corretto. Ma alla fine, come spesso accade, tutto questo è rumore di fondo che poco ha a che fare con ciò che il film racconta. Biancaneve di Marc Webb ce la mette tutta e fin dalle prime immagini prova a ricalcare il cartoon originale, rimanendo fedele il più possibile anche ad alcune inquadrature storiche del classico di Walt Disney. E nonostante spesso la citazione risulti forzata e inserita più per compiacere il pubblico di fan incalliti, la pellicola si difende da chi la accusa di prendere troppo le distanze con il primo cartone. Le aggiunte inedite che sono state inserite in sceneggiatura (e che non funzionano per niente), sembrano essere più un riempitivo, un modo per allungare il brodo e portare la durata del racconto dagli 83 minuti del classico del 1937 ai 109 più adatti agli standard attuali. Un altro punto a sfavore sono sicuramente i vari siparietti musicali, da sempre uno degli tratti distintivi dei film Disney. Marc Webb li filma con noia e senza troppo pathos, con uno schema sempre uguale e ripetitivo che finisce per rompere l’incantesimo.

La Biancaneve originale è stato il primo lungometraggio animato dello studio. Per questo la versione live action sembra farsi carico di questa responsabilità, andando a citare un pò tutto l’immaginario disneyano venuto dopo. Un cerbiatto che ricorda Bambi, una lucciola che somiglia a Trilly, una Biancaneve che all’inizio è vestita di cenci come Cenerentola e un cappuccetto rosso che viene indossato nel finale. Lo stesso principe, sempre meno azzurro, assomiglia molto al Flynn Rider di Rapunzel. Insomma, è come se tra le maglie del tessuto narrativo, nella pellicola si volesse raccontare l’origine di un mito collettivo, la nascita di un immaginario fiabesco che se è esistito è solo grazie alla prima Biancaneve di Disney.

BIANCANEVE, TRA ROMANZO E CARTOON DISNEY

La prima versione della fiaba dei fratelli Grimm risale al 1812, mentre la versione più nota che è stata tramandata fino ai noi è del 1857. Le variazioni principali avvenute nel tempo riguardano molteplici punti salienti, tra cui il ruolo della madre/matrigna e la modalità del risveglio della principessa. Il famoso bacio del principe che risveglia dal sonno profondo Biancaneve, viene introdotto con il film d’animazione della Disney ma non è presente nella fiaba originale. Nel racconto del 1857, infatti, il principe si innamora della fanciulla vedendola nella bara di cristallo per poi decidere di portarla al castello con sé per ammirarne la bellezza. Ma durante il trasporto la bara cade, facendo uscire dalla bocca di Biancaneve il pezzo di mela avvelenata e permettendone così il risveglio. Nella prima versione della fiaba, il risveglio era ancor meno romantico: i servitori del principe, stanchi di dover trasportare la bara ad ogni spostamento del principe, se la prendevano col cadavere strattonandolo e determinando così l’uscita del pezzo di mela. Insomma, espedienti poco avvincenti ed emozionanti per gli standard del grande schermo, così Disney opera i cambiamenti che ben conosciamo. Ma, assieme al bacio, c’è un’altra modifica più sostanziale: nella prima versione della fiaba, non era una matrigna cattiva a volere la morte di Biancaneve, ma la sua stessa madre. Un tabù troppo forte per la mentalità dell’epoca, perciò nel tempo si è “ripiegato” su una matrigna, figura più accettabile come antagonista, soprattutto per un cartoon per famiglie e bambini.

Insomma, anche quel classico del 1937 aveva delle modifiche e non si può dire che rispettasse in pieno il materiale originale del romanzo.



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