Calano i reati d'odio, ma 3 su 4 sono di matrice razzista

Calano i reati d'odio, ma 3 su 4 sono di matrice razzista

Calano i reati d'odio, ma 3 su 4 sono di matrice razzista


Uno ogni 9 ore. Lamorgese: "Inaccettabile la violenza sul diverso"

L'odio arretra, ma non abbastanza. E il razzismo è ancora il motivo alla base di tre episodi di violenza su quattro. I dati dell'Oscad, l'Osservatorio interforze per la sicurezza contro gli atti discriminatori, rendono ancora più evidente come il Paese che ha approvato le leggi razziali è ben lontano dall'aver imparato la lezione ed ancora incapace di accettare il diverso e di trovare una soluzione che fermi l'odio che dilaga sul web e nella società. I numeri sono chiari. Perché se è vero che nel 2019 si sono registrati 969 reati che hanno a che fare con razzismo, identità di genere e disabilità, il 12,7% in meno rispetto ai 1.111 del 2018, è altrettanto vero che i numeri sono di gran lunga superiori in confronto al 2016, quando si registrarono 736 crimini. Significa che nel 2019, ogni giorno, sono stati compiuti 2,6 reati di questo genere, uno ogni 9 ore. E la differenza è ancora più marcata se si guardano i soli dati relativi alle violenze, fisiche e verbali, che hanno a che fare con razza, etnia, nazionalità o religione: nel 2019 ne sono state segnalate 726, meno delle 801 del 2018 ma molte di più delle 494 del 2016. Sempre sul fronte razzismo c'è inoltre da registrare un aumento delle aggressioni fisiche (da 88 a 93, erano 28 nel 2016), degli incitamenti alla violenza (da 220 a 234), degli atti di vandalismo (da 5 a 10) e delle turbative della quiete pubblica (da 49 a 91). Non solo. Il monitoraggio dei reati, spiega il vice capo della Polizia Vittorio Rizzi, sconta due problemi fondamentali: la mancanza di denunce - il cosiddetto 'under reporting' - che determina una sottostima del fenomeno, e il mancato riconoscimento della matrice discriminatoria da parte delle forze di polizia e degli altri attori del sistema penale, tecnicamente detto 'under-recording'. Insomma, la realtà potrebbe anche essere peggiore. Ecco perché mezzo governo usa parole forti. "Non è più accettabile che ci siano episodi di violenza verso il diverso, banalizzare non è più possibile - dice il ministro dell'Interno Luciana Lamorgese che ipotizza anche un 'maggiore controllo' del web - Sono troppi e su questo dobbiamo lavorare. Il compito della politica è rendere il paese più inclusivo e porre un freno alle contrapposizioni". "Dobbiamo fare in modo che questo linguaggio violento sia fatto fuori".


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