Corro da te, Riccardo Milani torna con la solita commedia italiana agrodolce che ormai sembra ripetersi all'infinito

Corro da te, Riccardo Milani torna con la solita commedia italiana agrodolce che ormai sembra ripetersi all'infinito

Corro da te, Riccardo Milani torna con la solita commedia italiana agrodolce che ormai sembra ripetersi all'infinito


E’ uscito nelle sale il nuovo film con Pierfrancesco Favino e Miriam Leone diretto dal regista di Come un gatto in tangenziale

Dopo il successo riscosso dal duo Cortellesi/Albanese in Come un gatto in tangenziale, Riccardo Milani torna al cinema con il remake del film francese “Tutti in piedi”, una storia agrodolce e allegra che viene adattata agli stilemi del cinema italiano.

LA TRAMA IN BREVE

Pierfrancesco Favino interpreta Gianni un seduttore seriale che, pur di rimorchiare una Chiara, ragazza paraplegica interpretata da Miriam Leone, si finge anche lui sulla sedia a rotelle. Ben presto però, come nella migliore tradizione, a disturbare i piani ci pensa l'amore, che si insidia tra i due creando non pochi problemi.

UNA STORIA GIÀ SCRITTA

Usciti dalla sala si avverte quella strana sensazione di déjà-vu, di aver appena visto un film di cui sapevi esattamente tutto anche prima di vederlo. Non c'è nulla di veramente originale, ma solo un'infinita ripetizione di temi e storie che da ormai anni sono sempre uguali a se stessi. Non che ci si aspettasse nulla di che, però si poteva trovare qualcosa di diverso per far deflagrare una narrazione totalmente stereotipata che, alla fine, finisce esattamente come ci si aspettava. Tutta la prima prima parte alterna momenti con risate vere e genuine, a momenti dove si cerca di piegare la narrazione verso alcuni spunti di riflessione. Non mancano scene talvolta anche molto poetiche come (forse la più bella di tutta la filmografia di Milani) la sequenza in cui la sala dove stanno cenando Favino e Leone si abbassa fino ad essere immersa totalmente in una piscina, dove poi i due finiranno per consumare il loro primo momento d'amore. Ma nel complesso, soprattutto tutta la seconda e ultima parte, finisce per scivolare verso tutti i cliché e le banalità tipiche di certo cinema contemporaneo. Perfino Favino, che è indiscutibilmente uno dei migliori interpreti italiani dei nostri giorni, offre una recitazione troppo tecnica e ingessata, priva delle sporcature e dei tic tipici che si confanno alla commedia. Manca “l'effetto Gassman”, ossia quella performance esplosiva e liberatoria che avrebbe fatto la differenza.

DOV'È FINITA LA COMMEDIA?

Spiace constatare, con grande rammarico, che negli ultimi anni, salvo qualche rara e sporadica eccezione come "Perfetti Sconosciuti" di Paolo Genovese o "Scusate se esisto" e "Come un gatto in tangenziale" (per altro diretti dallo stesso Milani) la commedia italiana non sia stata più in grado di produrre storie convincenti, capaci di far ridere scuotendo allo stesso tempo la coscienza dello spettatore. Manca quel piglio potente e beffardo che il nostro cinema ha sempre avuto, quella innata capacità di raccontare i problemi della società italiana, facendo sorridere ma producendo anche vergogna e squallore. Forse la nostra epoca, così disordinata e complessa, non riesce ad adattarsi o ad essere raccontata attraverso il filtro della commedia? O forse manca totalmente, da parte degli autori e degli sceneggiatori, il coraggio di osare e provocare come la nostra tradizione ci ha sempre abituato in passato? Ai posteri l'ardua sentenza! Noi ci limitiamo solo ad invitarvi ad andare in sala, perché più i cinema si riempiono, più i registi saranno spronati a regalarci grandi film, di cui abbiamo tanto bisogno!


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