Cybersicurezza: dati Censis, 4 italiani su 10 non si tutelano

Cybersicurezza: dati Censis, 4 italiani su 10 non si tutelano

Cybersicurezza: dati Censis, 4 italiani su 10 non si tutelano


Secondo gli ultimi dati di Censis-DeepCyber il 61,6% degli italiani è preoccupato per la sicurezza informatica e adotta precauzioni per difendersi. Ma 4 italiani su 10 non si tutelano

Ogni giorno i nostri device tecnologici ci espongono a grandi rischi. A fronte di benefici incalcolabili e preponderanti (lungi dal sottoscritto condannare la tecnologia con la retorica propria delle cariatidi che ogni tanto leggiamo o ascoltiamo) avere un telefonino, un computer o un tablet connesso a Internet comporta la possibilità di incappare in incidenti. E non mi riferisco alla possibilità che Tamara guardi il vostro telefono beccando quelle chat un po’ piccanti con la vostra collega o che Duilio guardi il messaggino ammiccante del vostro personal trainer. Ma a veri propri cyber attacchi. “Ma come, anche io, che ho 30 anni e so tutto di digital?”. Sì. “Ma come, anche io, innocuo pensionato che trascorre ore su Facebook a commentare i post contro il governo di turno corro dei rischi?”. Soprattutto, mi verrebbe da dire.


I dati del Censis

Nonostante il rischio sia concreto, in molti ancora non prestano troppa attenzione alla propria attività in rete. Secondo l’ultimo rapporto sul valore della cybersecurity presentato oggi al Senato, a cura di Censis-Deep Cyber, gli attacchi informatici fanno paura ma quasi 4 italiani su 10 sono indifferenti alla sicurezza o non si tutelano.

L’indagine è stata condotta su un campione rappresentativo di 1000 persone, al fine di rendere il risultato il più accurato possibile. Il 61,6%, rileva lo studio, è preoccupato per la sicurezza informatica e adotta sui propri device precauzioni per difendersi. Il 28,1%, pur dichiarandosi preoccupato, non fa nulla di concreto per difendersi, mentre il 10,3% non ha alcuna preoccupazione sulla sicurezza informatica.

L'81,7% degli italiani percepisce il rischio e teme di finire vittima di furti e violazioni dei propri dati personali sul web, in particolare svolgendo alcune attività informatiche. Tra quelle ritenute più rischiose per il furto d'identità: la navigazione web con consultazione di siti (57,8%), l'utilizzo di account social (54,6%), gli acquisti di prodotti online (53,7%), le operazioni di home banking (46,6%).


Digitale e sostenibilità

Nonostante la maggioranza degli italiani percepisca i rischi relativi alle attività in rete, un discreto numero è sempre più cosciente delle potenzialità del mezzo in chiave ecologica e di sostenibilità.

La conferma ci arriva dall’ultima rilevazione del “Digital Sustainability Index” (DiSI), a cura della Fondazione per la sostenibilità digitale. Il 26% degli italiani, circa 1 su 4, ha comportamenti online orientati alla cura per l’ambiente attraverso gli strumenti tecnologici. Sono i cosiddetti "sostenibili digitali", in contrapposizione agli "insostenibili analogici", che sono il 31% e hanno atteggiamenti e comportamenti non orientati alla sostenibilità, oltre a non usare strumenti digitali.

Oltre a questi due gruppi, l’indagine identifica altre due categorie: i sostenibili analogici (18% degli italiani), orientati alla sostenibilità ma che non usano gli strumenti digitali; e gli insostenibili digitali (25% degli italiani), che usano strumenti digitali ma si mostrano freddi verso la causa ambientalista. Sono inoltre state analizzate tutte le regioni italiane e calcolato il DiSI, per conoscere il livello di uso funzionale delle tecnologie per la sostenibilità da parte degli abitanti di un territorio.

A guidare la classifica è il Trentino-Alto Adige, forte sia di un buon indice di digitalizzazione che di un alto coefficiente di cittadini che sono consapevoli del ruolo della tecnologia a supporto della sostenibilità. Al secondo posto il Molise, regione però caratterizzata da un bassissimo indice di digitalizzazione.



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