Diego Armando Maradona, sessant’anni senza uguali, auguri da tutto il mondo, spera nello scudetto del Napoli

Diego Armando Maradona, sessant’anni senza uguali, auguri da tutto il mondo, spera nello scudetto del Napoli

Diego Armando Maradona, sessant’anni senza uguali, auguri da tutto il mondo, spera nello scudetto del Napoli


Il carisma e il mito, oltre l’uomo e i vizi. Il più grande calciatore della storia continua ad affascinare e dividere, in una partita infinita con il destino

Ultimo stacco del film di Emir Kusturica, dedicato a Diego Armando Maradona. Diego è seduto, quasi accasciato su una sedia da regista, barba lunga e sagomata dei giorni più arrabbiati. Guarda Emir e quasi sospira: “Ti rendi conto, dice con un sorriso amaro al suo interlocutore, che razza di giocatore sarei stato se non avessi tirato cocaina?”. E’ Maradona che parla di se stesso, Diego che per un attimo non è El Diez e fa i conti con il lato oscuro della luna, senza sconti. Senza rabbia, ma con una nostalgia quasi bambina dei pomeriggi al sole, allo stadio.


Sessant’anni come nessun altro

Nel giorno del suo sessantesimo compleanno, scegliamo proprio questa immagine fra le decine di migliaia disponibili, per introdurre l’ennesimo ragionamento sul più iconico giocatore di calcio della storia. Perché è Diego che parla di Maradona, l’uomo che non ha potuto (nessuno ce l’avrebbe fatta, nelle sue condizioni) resistere al mito, finendone ora esaltato, ora inghiottito. Sessant’anni come nessun altro, nel mondo plastificato e spesso astratto del pallone mondiale. Attraversati come un uragano, da quando ancora adolescente l’eco delle sue imprese aveva già il sapore della leggenda tramandata di bocca in bocca. In un mondo senza internet, si sussurrava di un fenomeno senza pari, avvistato sui campi polverosi di un remoto barrio di Buenos Aires. Era tutto vero e quelle voci, quel darsi di gomito, sarebbe esploso in un attimo. Giusto il tempo di assaggiare l’amatissimo Boca e poi l’Europa, attraverso la porta d’oro del Barcellona. Solo che Maradona non era il pur inarrivabile Crujif, non era Pelé (lui è ‘meglie e’ Pelé’), era un ‘pelusa’ del Sud del mondo e sentiva istintivamente di avere una missione per conto di tutti i meridionali - i terroni - della terra. Certo, da Barcellona Diego fuggì anche per la droga, il vizio cominciò proprio lì, ma non si può negare un disegno più grande, nel suo approdo a Napoli. Un allinearsi degli astri, una spinta del destino proprio verso Napoli, la città che più Sud di così non ce n’è. Un archetipo mondiale del meridione del globo.


Diego e Napoli si riconobbero e si innamorarono

Lo deve aver avvertito fino nelle viscere, il giorno in cui salì per la prima volta le scale del San Paolo, per la più memorabile presentazione di un giocatore di sempre. Quel pomeriggio non funzionò niente, a cominciare dal microfono che avrebbe dovuto portare la sua voce al pubblico accorso per ‘l’apparizione’, a regnare furono la calca e il caos dall’inizio alla fine. Eppure, fu tutto perfetto. Diego e Napoli si riconobbero e si innamorarono. E così sarà, per sempre.


Il rumore che fa il carisma

Maradona ha molto amato e molto tradito, se stesso tanto per cominciare, ma la camiseta albiceleste e la maglia azzurra no. Quelle mai. Non vi abbiamo parlato di calcio, di trofei e di goal. Per quello, avete a disposizione qualche centinaia di libri e migliaia di ore di immagini. Vi inviteremo a pensare al rumore che fa il carisma, quando lo incrociate per la prima volta nella vita. Sposta l’aria. Cambia l’ordine delle cose. 


Tempo, errori, vizi, sconfitte hanno lasciato segni profondissimi

Capitò a chi scrive, in un pomeriggio piovoso e ‘torinese’, al San Paolo. Il giorno della Juventus abbattuta da una parabola insensata. Ricordo il ruggito, la sensazione che stesse per cambiare tutto, con quel puntino azzurro che correva impazzito a prendersi ciò che era suo. Un popolo per riscrivere la storia. Di quel puntino oggi non c’è quasi più nulla. Tempo, errori, vizi, sconfitte hanno lasciato segni profondissimi, ma il carisma è intoccabile. Immutabile. Chiudete gli occhi, provate a ricordare la voce di Messi o CR7, è probabile che non ci riusciate. Diego occupa il tempo e lo spazio, è qui. Continua a giocare con noi una partita infinita con il destino, inseguito da terzini senza speranza. 



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