"E' senza umanità". Lo scrive il giudice sul giovane che a Milano ha travolto e ucciso un uomo su un monopattino

"E' senza umanità". Lo scrive il giudice sul giovane che a Milano ha travolto e ucciso un uomo su un monopattino

"E' senza umanità". Lo scrive il giudice sul giovane che a Milano ha travolto e ucciso un uomo su un monopattino Photo Credit: agenziafotogramma.it


Resta in carcere Giuseppe D'Amico. Guidava senza patente, ubriaco, drogato; ha travolto e ucciso un trentenne che viaggiava su un monopattino a Milano. Dopo l'incidente è pure scappato

Tre notti fa a Milano ha travolto e ucciso un uomo di 30 anni che procedeva su un monopattino. Dopo l’incidente non ha prestato soccorso ed è scappato. Guidava senza patente, sotto l’effetto di alcool e stupefacenti. Giuseppe D’Amico ha 29 anni, resta in carcere con l’accusa di omicidio stradale, omissione di soccorso e guida sotto l’effetto di stupefacenti. In passato la patente gli era già stata tolta, ma lui ha continuato a guidare, senza essere nelle condizioni. Nell’interrogatorio davanti al giudice per le indagini preliminari Tommaso Perna, ha ammesso le sue responsabilità. Ma senza mostrare grandi segni di pentimento.


"E' SENZA UMANITA'"

Per questo il GIP ha convalidato il fermo di Giuseppe D’Amico. Nell’ordinanza il giudice ha scritto: “ L'indagato ha ampiamente mostrato di non essere in grado di rispettare alcuna prescrizione e regola di civile convivenza, oltre che giuridica e, prima ancora, di banale umanità. Il giovane si è posto alla guida in stato di intossicazione dovuto al pregresso consumo di cocaina e bevande alcoliche e, peraltro, senza essere munito della patente per essergli stata revocata con decreto del Prefetto di Milano. Inoltre dopo l’incidente non mostrando alcuna resipiscenza per la propria condotta si è dato alla fuga, contando sul fatto che un'amica che era in auto con lui si sarebbe attribuita la responsabilità di quanto accaduto". L’incidente è avvenuto a Milano, all’incrocio tra via Famagosta e via Beldiletto.


"ERO NEL PANICO"

Nell’interrogatorio davanti al giudice, Giuseppe D’Amico era assistito dall’avvocato Fabio Ambrosio. Questo uno stralcio delle sue dichiarazioni: “ lo prima dell'incidente avevo assunto sia alcool (birra) che cocaina. Ero ubriaco e quindi non vedevo lucidamente. Avevo la patente sospesa è vero. E' una colpa che mi assumo. La prima volta me l'hanno sospesa per stato di ebbrezza. A maggio 2022 mi hanno sospeso la patente perchè giravo con il permessino che era scaduto. Adesso è revocata. Ero affidato in prova al servizio sociale con obbligo di dimora e divieto di uscire dalle 22 alle 6 del mattino. Dopo l’incidente ero nel panico soprattutto per l'affidamento e soprattutto non credevo di avergli tolto la vita. La ragazza che era con me mi ha detto che si sarebbe assunta lei la responsabilità perchè sapeva che io ero in affidamento ma nessuno dei due in quel momento aveva compreso la gravità della situazione. Quando mi ha chiamato la seconda volta, nelle mattinata e prima che mi arrestassero, e mi ha detto che il ragazzo era deceduto io le ho detto che mi sarei assunto la responsabilità perchè lei non poteva rovinarsi la vita”. Intanto la vita è stata strappata via a un innocente, che ha pagato per la irresponsabilità altrui: si chiamava Juan Carlos Quinga Guevara, aveva 30 anni, con il monopattino faceva le consegne. Un suo amico e collega ha visto l’incidente e ha raccontato che l’auto che lo ha investito viaggiava a velocità molto elevata. E ha confermato l’immediata fuga dopo l’incidente.



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