Faccia a Faccia Biden Trump. I candidati si confrontano sulla CNN

Faccia a Faccia Biden Trump. I candidati si confrontano sulla CNN

Faccia a Faccia Biden Trump. I candidati si confrontano sulla CNN Photo Credit: agenzia fotogramma


Il primo confronto elettorale tra il candidato Repubblicano e quello Democratico. il prossimo a settembre.

LE REGOLE

90 minuti, senza pubblico né appunti. Niente staff. Solo una bottiglietta d’acqua, un blocchetto bianco e una penna. Ore 21 di Atlanta (USA), di ieri, giovedì 27 giugno, sei americani su dieci erano sintonizzati sulla CNN per assistere al primo faccia a faccia tra il candidato Repubblicano Donald Trump (78 anni) e il presidente Joe Biden (81). I conduttori, Jake Tapper e Dana Bash, hanno moderato il confronto sulla base di regole rigidissime: due minuti a testa, uno per replicare all’avversario; microfoni spenti quando non è il proprio turno. I due volti dei contendenti fissi sullo schermo diviso a metà, Biden a destra e a Trump l’ultima parola.

BIDEN IN DIFFICOLTA'

Fin da subito, il confronto è apparso sbilanciato a favore di Trump. Biden era ingessato e con la voce roca. Aveva il raffreddore e faticava a farsi sentire, ha tossito un paio di volte prima di iniziare. Durante il dibattito ha perso più volte il filo del discorso, era rigido e poco espressivo, la brillantezza sfoggiata nei in altre situazioni sembrava evaporata. Faticava nell’esposizione per difendere il suo operato e a contrastare gli attacchi di Trump. Gli analisti sostengono che sia stata una delle sue peggiori prestazioni.

I TEMI

Il confronto è entrato subito nel vivo. I primi temi toccati sono stati inflazione, taglio delle tasse e aborto. Trump ha cercato di difendere la sua proposta di tagliare le imposte ai ricchi; sull’inflazione si incolpano e vicenda; sull’aborto il Tycoon ha sostenuto che è un tema che va affrontato internamente ai singoli Stati, salvo poi contraddirsi sottolineando con disappunto che alcuni permettono l’aborto anche a gravidanza inoltrata. Il vecchio Joe ha difeso la Roe v. Wade, la sentenza del 1973 che permette l’aborto a livello federale. Biden non perde l’occasione di menzionare l’offesa dell’avversario ai veterani americani morti apostrofandoli come sfigati e perdenti, e ha ricordato che il figlio ha combattuto in Iraq. Trump si impapocchia e cerca di giustificarsi sostenendo che erano dichiarazioni rilasciate a una rivista di serie B. Poi i temi internazionali: guerra e Nato. Trump ha rilanciato la sua teoria secondo la quale il conflitto in Ucraina non sarebbe scoppiato se fosse stato lui il presidente, Biden ha replicato che se fosse stato il Presidente avrebbe lasciato mano libera a Putin. Poi il primo vero scivolone di The Donald: ha attaccato l’avversario definendolo un debole e per questo paragonandolo a un palestinese. Gli scambi restano confusi fino alla fine: si passa dalla Russia, agli scandali sessuali che hanno coinvolto il miliardario (che lui nega vigorosamente). Trump ha rilanciato proponendo test cognitivi per l’avversario; ha affermato che accetterà il verdetto elettorale se sarà fair (giusto, equo) e ha accusato Pelosi (la ex speaker della Camera) di essere la responsabile del 6 gennaio 2020 (giorno dell’attacco a Capitol Hill).

L'ANALISI

Gli osservatori imparziali, ma anche lo staff del presidente in carica concordano sul fatto che la sfida è stata disastrosa per Biden. È salita la preoccupazione nei circoli democratici e si fa strada la possibilità di una sostituzione in corsa del candidato alle presidenziali di novembre. Trump è stato aggressivo, ma disciplinato. Ha rilanciato il suo slogan: ‘Make America great again’, ha affermato cose fuorvianti, a volte false, ma con sicumera e che sembravano credibili. Insomma il bilancio pare essere a favore del Repubblicano.

IL TRAINING

Biden ha trascorso l’ultima settima nella residenza presidenziale a Camp David con il suo staff e soprattutto l’avvocato che ha letteralmente interpretato il ruolo dell’avversario, sferrando colpi bassi per addestrare Uncle Joe a rispondere agli attacchi di The Donald. Biden è meno in forma sul piano del confronto, dopo 4 anni durante i quali sono state pochissime le occasioni di cimentarsi in speech pubblici con stampa o elettori. Trump ha scelto di non prepararsi affatto e di affidarsi all’esperienza e all’istinto accumulati durante i dibattiti e i comizi di questi mesi di campagna elettorale. Sicuramente è più in forma e ha più palestra dell’avversario. E, forse per meriti suoi, o magari per demeriti dell’avversario, ha funzionato.



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