Freaks Out è uno spartiacque nel cinema italiano, mai nessuno aveva osato come Mainetti

Freaks Out è uno spartiacque nel cinema italiano, mai nessuno aveva osato come Mainetti

Freaks Out è uno spartiacque nel cinema italiano, mai nessuno aveva osato come Mainetti


Il film ricorda il migliore Tarantino, ma non solo, e potrebbe piacere, e tanto, anche all'estero

Freaks Out, che sorpresa

Che Freaks Out fosse un film speciale lo si era capito: un regista considerato una rivelazione, attori talentuosi, budget alto, lavorazione lunghissima. La visione in sala non smentisce le aspettative. Freaks Out è qualcosa che il nostro cinema non aveva ancora visto, un kolossal, capace di mischiare la migliore tradizione italiana e le sollecitazioni arrivate dall'estero. Gabriele Mainetti, che già avevamo amato infinitamente per Lo chiamavano Jeeg Robot, mette in scena Roma nei suoi giorni più bui, quelli dell'occupazione nazifascista e del drammatico rastrellamento degli ebrei della Capitale dell'ottobre del 1943. Sullo sfondo della città devastata, il magico mondo del circo. Da una parte quello perfetto e crudele di Berlino, guidato da Franz, un nazista complessato, insicuro e senza pietà, dall'altra il circo Mezza Piotta in cui il maestro Israel di Giorgio Pasotti mette in scena, come un padre, lo show dei suoi freaks, quattro personaggi dotati di talenti eccezionali, interpretati dagli splendidi Claudio Santamaria e Pietro Castellitto e da Aurora Giovinazzo e Giancarlo Martini. 


Fellini e Tarantino

Freaks Out dura 141 minuti, ma non c'è un momento di noia per lo spettatore. Ci sono battaglie epiche, effetti speciali affascinanti, come quelli che coinvolgono il fuoco o gli insetti, e scene indimenticabili, come quella che riempie i primi minuti del film. C'è tanta maestria italiana con una Roma che sembra di Fellini e accenni western che ricordano Leone, ma anche tanto che viene da fuori. Come non ricordare Bastardi senza gloria, capolavoro di Quentin Tarantino? i due film sono accumunati dal periodo storico certo, ma soprattutto da una visione sopra le righe, a tratti surreale, che sa diventare comica e drammatica nel giro di pochi minuti. E poi la memoria corre a Train de vie, pellicola meravigliosa di Radu Mihaileanu e in un certo qual modo alla visione fanciullesca del Benigni de La vita è bella. Degna di attenzione è anche la colonna sonora, che sottolinea ogni passaggio del film in maniera sublime. Nota di merito anche per i titoli di coda, che svelano una serie di disegni che hanno a che fare con i poteri divinatori del nazista Franz. Freaks Out insomma è un orgoglio italiano e gli auguriamo di poter farsi conoscere in tutto il mondo. 

 


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