Gianluca Vialli e la lotta contro il cancro: “Ho concluso il primo ciclo di terapie e gli esami non hanno evidenziato segni di malattia”

Gianluca Vialli e la lotta contro il cancro: “Ho concluso il primo ciclo di terapie e gli esami non hanno evidenziato segni di malattia”

Gianluca Vialli e la lotta contro il cancro: “Ho concluso il primo ciclo di terapie e gli esami non hanno evidenziato segni di malattia”


L’ex calciatore di Sampdoria e Juventus, in un’intervista al quotidiano La Repubblica, è tornato a parlare del tumore al pancreas contro cui combatte ormai da più di un anno e mezzo

Sono felice, ma lo dico sottovoce

Sto riconquistando la salute ed è una sensazione bellissima”, dice il campione di Cremona. Da Londra, dove vive con la sua famiglia, Vialli esterna tutta la sua felicità, anche se, come afferma lui stesso, “lo faccio sottovoce”. “Per me ritrovare la salute”, aggiunge, “significa vedersi di nuovo bene allo specchio, guardare i peli che ricrescono, non doversi disegnare con la matita le sopracciglia. Sembrerà strano, ma in questo momento mi sento quasi fortunato rispetto a tanta altra gente”.

La malattia per me è un viaggio

La malattia nel mio caso”, afferma Gianluca, “rappresenta un viaggio introspettivo, un’opportunità da sfruttare. E’ un’esperienza di cui avrei fatto volentieri a meno, però è successo e cerco di metterla a frutto. Si diventa quello che si è”. Poi un appello accorato: “Vorrei che la famosa frase, quel che conta è la salute, diventasse davvero centrale, anche e soprattutto in un momento difficile e tragico per il mondo. Vorrei che non accettassimo più nessun taglio alla sanità pubblica e che la sicurezza della gente diventasse prioritaria”.

Coronavirus e Lombardia

Vialli non parla solo della sua malattia, ma anche dell’epidemia di coronavirus che ha messo in ginocchio il mondo, l’Italia e la sua regione, la Lombardia. “Quello che stiamo vivendo è uno strazio, una prova estrema. Mi sento in colpa per non essere lì, anche se le mie condizioni di salute non lo avrebbero permesso. Penso, in maniera ricorrente e con immensa tristezza, alle persone morte da sole in ospedale che non hanno avuto il conforto dei propri cari, ai funerali non celebrati, alle file di camion con le bare che abbiamo visto attraversare Bergamo e a chi non ha potuto vedere i parenti che sono deceduti. Questo ha segnato in maniera indelebile la nostra esistenza, una cicatrice pesantissima. Non potremo mai dimenticare quanto accaduto. Combattiamo la paura di morire pensando ai desideri, concentrandoci su quello che davvero ci piace e su quanto vogliamo che ogni cosa ritorni. Passato tutto non dovremo dimenticarci di medici e infermieri, mestieri di vera empatia. Persone che entrano davvero nella testa di chi soffre, disponibili, gentili e con una forza fisica e mentale incredibile”.

Il calcio, la serie A e lo scudetto dopo la pandemia

Passata l’epidemia Gianluca Vialli immagina un mondo del pallone che dovrà essere più unito, che dovrà dimenticare gli egoismi e gli interessi di parte anche se, sottolinea l’ex centravanti, “capisco i presidenti alle prese con una crisi mai vista. Qualcuno, per forza di cose, ci rimetterà. Si dovrà tornare in campo quando il personale medico egli esperti diranno che è possibile, senza fretta, seppur tutti lo vorremmo da subito. Se non si riuscirà a concludere la stagione agonistica in sicurezza meglio non assegnare lo scudetto. Poi la bellezza dello sport e del calcio, le emozioni e i ricordi ci aiuteranno a tornare a vivere pienamente anche nel nostro quotidiano. Sarà un esercizio di piacere e bellezza. Sarà stupendo”. Vialli, inoltre, ci tiene a sottolineare quello che dovrà essere un punto fermo della nostra nuova vita dopo l’epidemia di Covid-19: “Dovremo dare più spazio alla solidarietà, non recinti più alti, ma recinti più lunghi”.

Il taglio degli stipendi, un sacrificio sostenuto da tutti

Quanto al tema del taglio degli stipendi per Gianluca Vialli deve essere un sacrificio sostenuto da tutti, non soltanto dai calciatori e, a tal proposito, cita l’esempio dell’Inghilterra dove è stato creato un fondo di solidarietà alimentato, per una quota, anche dagli stipendi dei giocatori della Premier League. I soldi li distribuiscono direttamente loro alla sanità pubblica.

Dopo la crisi, un grande giorno

Alla fine dell’intervista Vialli accenna allo spostamento di un anno degli Europei, a causa del coronavirus, definendolo una possibilità maggiore per tutto il Club Italia, di cui anche lui fa parte come capo delegazione della Nazionale. Una Nazionale che, come deciso dalla Federcalcio, quando il coronavirus sarà sconfitto, giocherà a Bergamo contro medici e infermieri. “Quel giorno”, conclude Vialli, "sarà un grande giorno”.



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