In Italia la ricchezza è concentrata nelle mani di sempre meno persone: lo rende noto la Scuola Normale di Pisa

In Italia la ricchezza è concentrata nelle mani di sempre meno persone: lo rende noto la Scuola Normale di Pisa

In Italia la ricchezza è concentrata nelle mani di sempre meno persone: lo rende noto la Scuola Normale di Pisa


Crescono le fortune in mano a sempre meno persone, e a farne le spese sono ancora una volta i più poveri. Questo quanto emerge da uno studio della Scuola Normale di Pisa

In Italia, la ricchezza è sempre più in mano a poche persone, mentre cala la disponibilità finanziaria media individuale. A dirlo è uno studio portato avanti dalla Scuola Normale di Pisa: “Ricchezza, ricchi e diseguaglianze in Italia”. In un seminario tenutosi online sono stati condivisi i dati che prendono in esame il periodo 1995 – 2016, raccolti nel corso di uno studio condotto da Salvatore Morelli – dell’Università Roma Tre -, Paolo Acciari e Facundo Alvaredo.

LO STUDIO DELLA NORMALE DI PISA

Dall’indagine è emerso che nel corso dei 21 anni che separano il 1995 dal 2016, gli italiani più ricchi hanno visto un raddoppio delle proprie fortune, passando dal 5,5% della ricchezza netta media reale al 9,3% del totale. Al contrario, i più poveri hanno visto il proprio patrimonio netto medio calare da 27 mila euro a 7 mila. Per riuscire a tracciare un quadro più generale, nel seminario è stata poi presentata l’analisi di Giulio Marcon, che ha analizzato l’opulenza finanziaria in Italia attraverso 26 interviste ad altrettanti imprenditori italiani. Analizzando la percezione che illustri ma non meglio precisati nomi dell’economia e della finanza hanno di sé, emerge la totale mancanza di consapevolezza dei Paperoni italiani: “Gli intervistati tendono a rappresentarsi come abili operatori economici con la percezione di essere protagonisti dell’economia italiana, senza però guidarne la traiettoria”. Emerge poi un’annosa questione legata alle imposte: “La possibilità della tassazione dei patrimoni registra, nella grande maggioranza degli intervistati, una netta ostilità, mentre qualche apertura incontra la possibilità di un aumento delle imposte di successione, introducendo criteri di progressività”. E ancora: “C’è una sottovalutazione della gravità delle disuguaglianze e sembra sfuggire ai ricchi italiani che la ricchezza non è disgiunta dalla povertà”. Ai più facoltosi mancherebbe dunque un senso di responsabilità nei confronti della povertà che li circonda, questo quanto emerge dallo studio di Marcon, che si conclude analizzando il loro rapporto con le istituzioni: “Emerge il rapporto problematico con lo Stato e la politica, un rapporto di apparente estraneità, in cui lo Stato è percepito soprattutto come una minaccia in termini di carico fiscale e la politica viene considerata responsabile dei problemi del Paese”.


FRECCIATINE TRA I PIÙ RICCHI DEL MONDO

E mentre in Italia si analizza il divario tra ricchi e poveri, negli Stati Uniti i magnati si divertono a lanciarsi frecciatine. Elon Musk e Jeff Bezos continuano la loro staffetta per guadagnarsi il titolo di uomo più ricco del mondo. A fine settembre il patron di Tesla ha di nuovo superato il fondatore di Amazon: un sorpasso che Musk ha sottolineato commentando con l’emoticon di una medaglia d’argento questo tweet dell’impresa di e-commerce: “Oggi, Amazon è una delle aziende di maggior successo al mondo e ha rivoluzionato due industrie completamente diverse”. Il patrimonio di Bezos si attesta intorno ai 191 miliardi, quello di Musk invece, raddoppiato nell’ultimo anno, pare segni un valore netto di 222 miliardi. Il Ceo di Tesla e SpaceX non è l’unico che ha visto fluttuare le proprie fortune nel corso dell’ultimo anno. Se per lui l’aumento degli incassi è dovuto soprattutto alle spedizioni della sua azienda aerospaziale, per moltissimi ad aver operato come acceleratore è stato proprio Coronavirus: il dato era già emerso alla fine del 2020, attraverso un report della banca svizzera Ubs. Il trend è stato poi riconfermato nel 2021, dopo le ripartenze: la pandemia ha accentuato le disuguaglianze economiche, aumentando le ricchezze in mano di pochi - e che in circa nove mesi hanno recuperato tutto ciò che avevano perso nei mesi di chiusura - mentre miliardi di persone sono state spinte sull’orlo della povertà.





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