La pandemia riporta i consumi delle famiglie al 1997, la spesa è crollata del 12,3% nel 2020

La pandemia riporta i consumi delle famiglie al 1997, la spesa è crollata del 12,3% nel 2020

La pandemia riporta i consumi delle famiglie al 1997, la spesa è crollata del 12,3% nel 2020


Più colpiti i servizi con punte del -40 per cento, la spesa mensile si attesta a 2.328 euro

I dati sono impietosi. La spesa in termini reali è crollata del 12,3 %. In sostanza la pandemia ha riportato i consumi al 1997. I dati riportati oggi dal quotidiano Sole 24-Ore non lasciano margine alle ipotesi. Il Def 2021 sottolinea che la situazione patrimoniale delle famiglie è deteriorata. La media mensile delle uscite è di 2328 euro (1.900 al Sud), più forte è il calo al Nord.


Il trend dei consumi

La spesa degli italiani è cambiata. Il trend dei consumi segna solo dei meno: -40,5% nelle spese su alberghi e ristoranti, - 26,8% nei trasport, -23,2% alla voce, generica, ricreazione e cultura, -20,1% in vestiario e calzature. Dati a due cifre che significano semplicemente una cosa: le famiglie sono in crisi. L’unica cosa che può far pensare ad un rimbalzo sono i dati sul potere d’acquisto e la quota di risparmio. La quota di reddito destinata al risparmio è, infatti, cresciuta del 7,6 per cento. Se le famiglie stanno male, le imprese non se la passano meglio.


I dati del centro studi di Confindustria

Il crollo del cash flow dell'ultimo anno "crea un problema di liquidità che può diventare di solvibilità senza misure adeguate" e "mette a rischio la sopravvivenza anche di quelle imprese che prima dell'epidemia avevano bilanci e prospettive solide". Lo ha detto oggi il Centro studi di Confindustria in audizione sul Def davanti alle commissioni Bilancio di Camera e Senato, sottolineando che da un lato "è importante mantenere le misure" che hanno compensato la carenza del cash flow "fino all'uscita dalla crisi come indica il Def". "Lo scenario macroeconomico disegnato nel DEF per il 2021 e 2022 è sostanzialmente in linea con quello previsto dal Centro Studi Confindustria ed è basato sull'ipotesi che entro settembre la campagna di vaccinazione abbia raggiunto l'80% dei cittadini italiani" continua il Centro studi di Confindustria.


Il ritardo dell' Italia

"Sull'implementazione del PNRR, l'Italia gioca la sua credibilità e, visto l'alto debito che ha, il suo futuro". "Il principale problema di lungo periodo - viene osservato - riguarda la bassa crescita riflesso della bassa dinamica della produttività: in 20 anni l'Italia ha cumulato un ritardo di 20 punti percentuali rispetto alla Germania. Il programma Next Generation EU è una grande occasione per realizzare una strategia coerente in cui gli investimenti a sostegno dell'economia sono accompagnati da riforme strutturali adeguate. In primis quella della pubblica amministrazione". "Le intenzioni del Governo - dice Confindustria - vanno in questa direzione ma ancora non sappiamo come verranno spese e gestite dalla PA le risorse europee". "Negli ultimi 12 mesi si è ridotto di quasi un milione il numero degli occupati –conclude Confindustria - e sono molto forti i divari tra settori nel recupero dei livelli di input di lavoro pre-Covid. Per questo è necessario favorire le transizioni occupazionali da settori/imprese in difficoltà verso settori/imprese in crescita rafforzando gli strumenti per la riqualificazione professionale per far crescere l'occupabilità dei lavoratori, accanto a quelli di sostegno al reddito".


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