Queer di Luca Guadagnino arriva oggi al cinema: trama, cast e recensione

Queer di Luca Guadagnino arriva oggi al cinema: trama, cast e recensione

Queer di Luca Guadagnino arriva oggi al cinema: trama, cast e recensione


La pellicola vede nel ruolo del protagonista l’attore Daniel Craig, qui alla prova più importante della sua carriera

Dopo essere passato per il concorso della 81esima edizione della Mostra del Cinema di Venezia, “Queer” di Luca Guadagnino sbarca finalmente anche nelle sale italiane. La pellicola del regista palermitano è tratta dall’omonimo romanzo di William S. Burroughs, e vede nel cast anche la star Daniel Craig.

QUEER, LA TRAMA

La pellicola è ambientata a Città del Messico negli anni 40, dove l'americano Lee (Daniel Craig) ha trovato rifugio dopo essere scappato da New Orleans per evitare un arresto per droga. Nella capitale messicana, Lee passa il suo tempo frequentando i bar della città pieni di studenti universitari americani espatriati, soldati congedati e altri personaggi ai margini della società che vivono di sussidi. Si infatua di un militare della Marina americana in congedo, Allerton (Drew Starkey), un tossicodipendente, che, sebbene indifferente alle sue avances, alla fine cede, ma solo quanto basta per rendere i desideri sessuali di Lee ancora più un'ossessione. Insieme, intraprendono un viaggio in Sud America alla ricerca di una droga nota come "Yage", che secondo Lee lo renderà un sensitivo.

QUEER, LA RECENSIONE

Lo scorso anno, dopo aver visto “Challengers”, il film che vede protagonista Zendaya, ci siamo affrettati a bollarlo come il miglior Guadagnino possibile. Nonostante il cineasta avesse toccato già vette altissime con “Chiamami col tuo nome” e si era mostrato particolarmente brillante anche con “Bones and All”, non potevamo immaginare che il suo vero capolavoro sarebbe arrivato soltanto adesso. “Queer” possiede quella rarissima capacità di far coesistere gli opposti e i contrari, che quando si incontrano nelle sequenze del film, regalano cinema di altissimo livello. Aspro e soave, duro e delicato, morbido e appuntito ma soprattutto rovente e passionale.

Il Messico del film non esiste, è ricostruito e volutamente stilizzato, come fosse uscito da un quadro o una fotografia. Sì perché “Queer” mostra con disinvoltura e bravura gli artifici formali del racconto, se ne serve per tutta la durata della pellicola per creare poesia visiva, per ottenere degli squarci di bellezza in grado di distrarre anche lo spettatore più attento della storia. Anche perché quest’ultima è ridotta all’osso, anzi sembra quasi una scusa per fare altro, forse solo uno stratagemma per fare cinema, quello con la C maiuscola. Queer é girato trovando con sorprendente frequenza i toni, i colori e, in certi momenti, quasi lo stile tipico dei quadri degli iperrealisti o gli edifici di Edward Hopper. Daniel Craig non esita nemmeno un secondo: é preciso come un cecchino e centra perfettamente il ruolo. Così sessuale e passionale ma allo stesso tempo così umano e romantico. Il suo William Lee è un uomo spezzato, vulnerabile, che nasconde il desiderio di connessione dietro una maschera di cinismo

Il viaggio di “Queer” finisce come “2001: Odissea nello spazio”. Lampi colorati che appaiono nel buio, dando grazia e profondità oltre che richiamare alla mente immediatamente il capolavoro di Kubrick del 1967. Astrattismo al servizio della narrazione, cinema che si disintegra nella forma per regalare un ultimo slancio creativo ad un'opera definitiva, che non può e non deve passare inosservata.



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