RTL 102.5: puntata speciale di Non Stop News a microfoni aperti sulla politica interna con l’analisi e il commento dei direttori dei principali quotidiani

RTL 102.5: puntata speciale di Non Stop News a microfoni aperti sulla politica interna con l’analisi e il commento dei direttori dei principali quotidiani

RTL 102.5: puntata speciale di Non Stop News a microfoni aperti sulla politica interna con l’analisi e il commento dei direttori dei principali quotidiani


Caso Almasri al centro dello speciale di Non Stop News: analisi, approfondimenti e collegamenti in diretta per comprendere tutti i risvolti della vicenda e le possibili conseguenze politiche

I conduttori di Non Stop News, Enrico Galletti, Giusi Legrenzi e Massimo Lo Nigro, affiancati dalla direttrice di redazione Ivana Faccioli, accompagnano gli ascoltatori in un approfondimento sul caso Almasri e sulle sue conseguenze politiche. Grazie a collegamenti in diretta, interviste e il contributo dei direttori delle principali testate giornalistiche, la puntata analizza ogni aspetto della vicenda, offrendo un quadro chiaro e dettagliato del suo impatto sulla scena politica italiana.

DANIELE CAPEZZONE: “UNA VALUTAZIONE CHE SPETTA ALLA POLITICA, NON ALLA MAGISTRATURA”

Sul caso Almasri, in diretta su RTL 102.5, interviene Daniele Capezzone, direttore editoriale di Libero:  "Ci sono due questioni gravi in questa vicenda. La prima, non è normale che mezzo governo venga messo sotto accusa. Questa mattina, i giornali internazionali riportano la notizia. La seconda: l'atto in questione non era affatto dovuto, contrariamente a quanto scritto oggi da alcuni giornali. La magistratura avrebbe dovuto valutare la fondatezza o meno della questione. Perché si è ritenuto fondato il tentativo della magistratura di sindacare una scelta politica? Le decisioni sull’immigrazione, sulle espulsioni e sui rapporti con altri Paesi, in una democrazia, spettano alla politica, non alla magistratura. È giusto fare chiarezza, ma il giudizio finale spetta agli italiani, che voteranno per Meloni o contro di lei alle prossime elezioni", dichiara Daniele Capezzone. "È evidente che il clima nel Paese ne risenta: è come se si dicesse 'aprite il fuoco, si apre la stagione di caccia' e si ricominciasse con la guerra trentennale tra magistratura e politica. Questo non va bene. Se passa il principio secondo cui la magistratura, di fronte a una denuncia, è costretta ad aprire un’inchiesta e a iscrivere Giorgia Meloni nel registro degli indagati, allora riduciamo il procuratore a un semplice passacarte. Siccome anche i bambini sanno che questa denuncia non porterà a nulla, è evidente che l’unico effetto sarà politico. Se vogliamo rimanere un Paese infantile, continuiamo pure a litigare. Se invece vogliamo essere un Paese maturo, dobbiamo prendere atto che in Libia lavorano centinaia di italiani, c’è l’ENI, la principale azienda pubblica del Paese, e c’è un 'rubinetto' dell’immigrazione che può essere aperto contro di noi. Quindi, cosa vogliamo? Creare un problema o salvaguardare l’interesse nazionale? Minniti, da sinistra, aveva provato a farlo ed è stato massacrato dal suo stesso partito. Ora ci sta provando Meloni ed è ripartito il massacro. Ora mi aspetto 48 ore di polemiche, ma anche un grande autogol da parte di chi attacca, perché questa volta anche chi non ha votato Meloni capisce la strumentalità dell’operazione", conclude.

MAURIZIO MOLINARI: “IL GOVERNO PUÒ DECIDERE DI OPERARE NELL’INTERESSE NAZIONALE E COMPIERE ANCHE SCELTE SCOMODE, MA DEVE ASSUMERSENE LA RESPONSABILITÀ, EVITANDO CORTOCIRCUITI E MANCATE SPIEGAZIONI”

L’editorialista di La Repubblica, Maurizio Molinari, interviene in Non Stop News per un commento sul caso Almasri: “Si tratta di una scelta politica e di una questione di contenuti. La scelta politica è quella di dialogare con il proprio elettorato e con l’opinione pubblica, scavalcando ogni tipo di intermediario. Questo è il metodo di Giorgia Meloni, ed è per questo che nel video mostra direttamente il foglio dell’avviso di garanzia ricevuto. Poi c’è una questione di contenuti: il vero interrogativo da sciogliere è se esista una sovrapposizione tra il caso Almasri e gli accordi sul controllo dell’immigrazione tra Italia e Libia. Questo è il vero nodo che il governo deve chiarire”, dichiara.

C’è anche una visione errata rispetto a ciò che sta avvenendo negli Stati Uniti: gli americani hanno votato a favore di un presidente che ha promesso l’espulsione degli immigrati irregolari, mentre gli italiani non hanno votato a favore dell’espulsione di Almasri. Questa è la vera questione: in Italia il nodo è giuridico, negli USA è politico. Il governo può decidere di operare nell’interesse nazionale e compiere anche scelte scomode, ma deve assumersene la responsabilità, evitando cortocircuiti e mancate spiegazioni. È proprio la mancata spiegazione a non chiarire il confine tra la violazione della legge e la possibile difesa di un interesse nazionale. Credo che sia sempre giusto, da parte del Parlamento, garantire piena trasparenza nei confronti del governo: questo è il sale della democrazia. Nel video di Meloni si nota una ripetizione del modello Trump, ovvero l’idea che un leader possa dialogare direttamente con l’opinione pubblica, scavalcando tutti e usando i social come strumento di democrazia diretta”, continua Molinari.

LUCIANO FONTANA: “GLI STATI SPESSO PRENDONO DECISIONI DIFFICILI IN NOME DELLA RAGION DI STATO, MA LA CHIAREZZA AVREBBE EVITATO AMBIGUITÀ E GIUSTIFICAZIONI”

Il direttore del direttore del Corriere della Sera, Luciano Fontana, interviene in diretta in Non Stop News pe run punto sulla questione Almasri. “Almasri è un personaggio che la Corte Penale Internazionale ha ben inquadrato, è ritenuto responsabile di un carcere terribile, in cui si dice siano stati uccisi almeno 34 detenuti e si siano verificati episodi di violenza sessuale e torture. Una figura centrale nel sistema di potere libico, determinante per il controllo dell’immigrazione, ma con un profilo inquietante. Sarebbe stato molto meglio se il governo italiano avesse spiegato in modo esplicito le ragioni per cui si è deciso di farlo tornare in Libia, chiarendo i motivi legati all’immigrazione e il timore che si potesse ripetere un caso simile a quello di Cecilia Sala e dell’ingegnere iraniano. Essere trasparenti su questo punto avrebbe contribuito a chiarire la vicenda in maniera più precisa. Gli Stati spesso prendono decisioni difficili in nome della ragion di Stato, ma la chiarezza avrebbe evitato ambiguità e giustificazioni”, dichiara.

Lo scontro tra governo e magistratura è in atto ed è evidente: lo abbiamo visto durante l’inaugurazione dell’anno giudiziario, con i magistrati che abbandonavano l’aula, nelle polemiche quotidiane e nel rimpallo di responsabilità emerso proprio nel caso Almasri. Sono tutti elementi rilevanti che avranno conseguenze nel tempo. Il provvedimento era, in parte, un atto politico, ma la decisione finale è spettata alla procura, che ha ritenuto la denuncia non manifestamente infondata. Ora ci si aspetta che un chiarimento politico non ci sarà e che le tensioni sulle riforme della giustizia non si placheranno. Questo scontro, purtroppo, rischia di protrarsi con effetti negativi per il Paese”, conclude.



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