Scuola, 1 studente su 4 si sente escluso dalle attività formative

Scuola, 1 studente su 4 si sente escluso dalle attività formative

Scuola, 1 studente su 4 si sente escluso dalle attività formative Photo Credit: ANSA


Nell’indagine di Salesiani per il sociale alcune criticità relative all’inclusione in aula

Gli studenti si preparano a tornare sui banchi di scuola. Manca poco, infatti, alla ripresa delle lezioni e, mentre docenti e istituti di vario ordine e grado si attrezzano per mettere in pratica le nuove regole varate dal ministero dell’Istruzione e del Merito, una nuova indagine illumina una complessa situazione cui far fronte. Secondo le più recenti rilevazioni, infatti, circa uno studente su quattro si sente escluso dalle attività proposte nelle classi.


La ricerca

A condurre lo studio, Salesiani per il sociale, rete associativa impegnata nell’accoglienza, nell’educazione e nella tutela di bambini e ragazzi vulnerabili. Le situazioni di disagio, infatti, sono molteplici e dipendono da tanti fattori. Ma partiamo dai dati. Secondo quanto emerso, l’84% degli studenti reputa la scuola importante per il proprio futuro (lo è “molto” per il 61%) e oltre il 50% afferma di andarci volentieri.

In un sistema funestato dal fenomeno dell’abbandono scolastico, interessante notare che circa il 14% ammette di pensare (molto o abbastanza) all’interruzione degli studi. Un altro 15% si definisce non pienamente convinto di proseguire con ulteriori percorsi di formazione. Su questo fronte, tuttavia, occorre registrare dati in positivo miglioramento. Secondo il Rapporto 2025 diffuso dall'Istituto di Ricerca Invalsi, infatti, la dispersione scolastica in Italia è passata dal 12,7 del 2021 all'8,3 – 8,5% del 2025, anticipando così l'obiettivo del 10,2% fissato dal PNRR per il 2026.

Meno confortanti, invece, i dati relativi all’inclusione: come anticipato, per uno studente su quattro il sentimento di essere escluso dalle attività proposte a scuola è molto o abbastanza forte. Alla base di questo dato ci sono barriere economiche, linguistiche e, a volte, più generalmente culturali (si pensi alle famiglie meno abbienti o ai ragazzi provenienti da altri paesi). Da tenere in considerazione, inoltre, le difficoltà che afferiscono al tema della salute (fisica o mentale), non sempre pienamente comprensibili da parte dei più piccoli in classe.


Un monito per il sistema scolastico e le famiglie

"In una fase segnata da crescenti disuguaglianze e povertà educativa, la scuola deve essere molto più di un luogo di apprendimento: deve diventare un presidio di inclusione e giustizia sociale”, spiega don Francesco Preite, presidente nazionale di Salesiani per il sociale. “Ci impegniamo ogni giorno – prosegue il sacerdote – per non lasciare indietro nessun ragazzo, riaccendendo la motivazione allo studio, offrendo ascolto autentico, esperienze concrete e la presenza costante degli educatori. In sinergia con famiglie e scuole, costruiamo contesti educativi fondati su fiducia, accoglienza e accompagnamento. Seguendo il sistema preventivo di don Bosco, sosteniamo i più fragili affinché possano sviluppare le proprie potenzialità e costruire, attraverso l'educazione, un futuro dignitoso". Ad oggi, sono circa 2mila i beneficiari dei progetti di Salesiani per il sociale, che vedono impegnati 160 educatori distribuiti in diverse regioni d'Italia (Piemonte, Liguria, Emilia-Romagna, Marche, Lazio, Campania, Puglia, Calabria, Sicilia).

Questa ricerca lancia un serio monito a tutto il settore della scuola, ma non solo. Alla luce di questi dati si rende evidente la necessità di sensibilizzare gli insegnanti, ma anche le famiglie, i ragazzi e le ragazze tutte, affinché gli istituti istruzione rimangano quell’ascensore sociale fondamentale per garantire uno sviluppo economico, culturale e personale alla base di una crescita felice del nostro Paese.



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