Stop allo sport, pagano tutti, dalle grandi leghe ai giocatori, fino alle bancarelle vicine agli stadi

Stop allo sport, pagano tutti, dalle grandi leghe ai giocatori, fino alle bancarelle vicine agli stadi

Stop allo sport, pagano tutti, dalle grandi leghe ai giocatori, fino alle bancarelle vicine agli stadi


Il fermo delle attività sportive rischia di creare una crisi economica che coinvolge tutti: non soltanto sportivi e organizzatori, ma anche l'indotto. Con una evidente asimmetria tra micro e macro economia

Si dice che la pandemia abbia provocato uno shock simmetrico. La locuzione cerca di mettere a fuoco la parità di conseguenze, a livello internazionale, prodotta dalla diffusione del virus. La simmetria è quella condizione per cui due figure allo specchio sono identiche. A livello economico, in una fase depressiva, il travaso è presto fatto: la simmetria dello shock, quindi i parametri della crisi, sono gli stessi per tutti. Ma tutti chi?

Ogni area, settore o scomparto grande o piccolo è coinvolto e stravolto. Le perdite sono enormi e, a volte, difficili da quantificare. Nell’immaginario di ognuno, tanto più è grande e importante è il settore coinvolto, tanto meno pesante sembra il danno. Ma, a pensarci bene, ogni settore ha sotto settori e sotto-sotto settori, che coinvolgono individui, persone, famiglie, piccolissime aziende, banchi e chioschi, che, come pesci pilota, si nutrono delle briciole lasciate a terra dell’enorme sforzo organizzativo e logistico di eventi internazionali di alto livello. 

Lo sport professionistico fa i conti con la pandemia

Il Cio, in accordo con il governo di Tokyo e il Primo Ministro giapponese, Shinzo Abe, ha deciso di rimandare i giochi olimpici di Tokyo 2020 ‘non oltre l’estate 2021’, con un provvedimento che non ha precedenti nella storia a cinque cerchi. È stato calcolato che il PIL del Giappone subirà un calo stimato in una forbice tra lo 0,7 e l’1,5%, che, tradotto in euro, significa lasciare sul terreno tra i 32 e i 65 miliardi nel solo 2020. 

Gli Europei di calcio, schedulati tra giugno e luglio 2020, si giocheranno tra giugno e luglio 2021. Si stima una perdita per l’Associazione di Nyon pari a 300 ml di euro. Alle federazioni, leghe e club italiane sarà chiesto un indennizzo di circa 30/40 milioni di euro, da ripartire in base agli incassi.

L’impatto del lockdown della Serie A è persino più disastroso, si stimano perdite fino a 700 milioni di euro. Poi, i diritti televisivi e radiofonici dovranno essere ridiscussi, anche lì, un terreno scivoloso e caro, di cifre a sei zeri. Per non parlare degli sponsor, della pubblicità e dei palinsesti televisivi rimasti scarichi di programmazione sportiva e di abbonamenti non venduti.

L’impatto della pandemia nell’indotto dello sport professionistico

La percezione dei non addetti è comprensibilmente poco sensibile a certe dinamiche, si parla spesso di cifre che non si capiscono e che è impossibile relativizzare a parametri familiari. 

Però, oltre ai colossi del calcio, e dello sport in generale, quindi, oltre gli attori più ingombranti, cerchiamo le particelle pulviscolari di questa vicenda. Tutto il micro indotto che si genera dalle attività messe in campo per la pianificazione dei grandi eventi. E’un segmento che non è facilmente individuabile e quantificabile, ma che soffre enormemente. Alcune di queste realtà si trovano spesso in un limbo tra legalità ed espedienti, dove il confine tra le due situazioni è labile ed opaco. Le bancarelle e i chioschi di gadgets brandizzati con i loghi delle squadre e assiepati fuori gli stadi, spesso sgraditi ai club perché vendono prodotti magari contraffatti o che, comunque, restringono la portata del merchandising ufficiale.

I camion alimentari, lo street food, le paninerie e le creperie i cui vapori saturano l’aria dell’anello perimetrale dello stadio e ai quali si accalcano i tifosi prima entrare negli impianti. 

I mestieri dello stadio

Poi c’è l’economia molecolare e operosa di chi si muove all’interno delle grandi cattedrali dello sport: sono gli steward, le hostess nelle hospitality, i servizi d’ordine e di pulizia, i tecnici delle luci, dell’audio, i giardinieri, i cuochi, i camerieri, i parcheggiatori e persino babysitter, deejay, i truccatori, mascotte, intrattenitori nella cabine di regia che animano i maxi schermi e scelgono le musiche. I mestieri sono almeno una ventina ed è difficile immaginare che all’interno di uno stadio sia possibile fotografare il nuovo lavoro flessibile 2.0. 

Valgono di più 1000 euro o 300 milioni?

Un microcosmo dal perimetro sfocato, che scompare con l’annullamento di questi eventi e per il quale non è stato calcolato quanto inciderà sul PIL o quanto lascerà sul terreno. È certo che i piani su cui si muovono i grandi protagonisti dello sport e quelli delle realtà ordinarie sono molto lontani tra loro e, quindi, poco simmetrici. E i mille euro di mancato incasso dei banchi di hotdog diventano, magari, molto più drammatici dei 300 milioni evaporati di UEFA. 

 


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