Suede, Siamo energici come agli esordi

Suede: "Siamo energici come agli esordi"

Suede: "Siamo energici come agli esordi"


In occasione delle date italiane abbiamo incontrato Brett Anderson e Mat Osman della storica band inglese per parlare dell'ultimo lavoro "Night Thoughts".

Album storici, hit, rotture, insuccessi, relazioni complicate, resurrezioni: i Suede hanno passato più o meno qualsiasi fase della classica rock band, segnando comunque una traccia indelebile nella storia della musica inglese, che tanto ha da chiedere agli Anni 90. Nel 2016 sono tornati con “Night Thoughts”, il secondo lavoro da quando si sono riuniti nel 2010, a quasi 25 anni dall’esordio, un disco "cinematografico" accompagnato anche da un minifilm girato da Roger Sargent (autore nel 2011 del documentario "The Libertines: There Are No Innocent Bystanders", sulla band di Pete Doherty). Nei giorni scorsi sono passati anche in Italia per due live, al Postepay Rock In Roma e all’I-Days Festival di Monza, prima del quale abbiamo incontrato il carismatico frontman Brett Anderson e il bassista Mat Osman.

È corretto dire che, in un certo senso, “Night Thoughts” è da considerarsi l’ideale successore del vostro capolavoro del 1994,  “Dog Man Star” , in quanto a peso?

Mat Osman: Alcune delle idee che avevamo pensato per “Dog Man Star”, in un certo senso, si sono espanse in “Night Thoughts”, entrambi i dischi hanno, ad esempio, una traccia che fa da intro. Nel frattempo ci giravamo intorno senza arrivare al punto.

Brett Anderson: Ai tempi non avevamo l’esperienza necessaria per fare un disco come “Night Thoughts” nel quale ogni traccia sfocia in quella successiva in un discorso unico, una cosa che richiede un consapevole controllo delle proprie abilità. “Dog Man Star” era un disco ambizioso, ma comunque si tratta di dodici diverse canzoni in successione, mentre siamo riusciti ad incorniciare “Night Thoughts” in una sorta di struttura fissa, e lo considero un successo.

Fare un concept album nel 2016 non è, forse, ugualmente ambizioso? Addirittura con abbinato un minifilm, girato da Roger Sargent.

MO: Non credo che sia un concept album nel senso stretto del termine, un concept album alla base ha un’idea generale, per quanto riguarda i testi, e “Night Thoughts” non è nato in questo modo. Più che altro direi che è un disco “vecchio stile”, molto immersivo, coinvolgente, e che richiede di essere ascoltato per intero, perché le tracce sono legate tra loro. Mi rendo conto però che una cosa del genere possa sembrare ambiziosa e rivoluzionaria nel 2016, ma è solo in controtendenza.

BA: È un anacronismo. Volevamo fare qualcosa che deliberatamente non corrispondesse ai nostri tempi, non mi è mai interessato inseguire lo zeitgeist, le volte che ci siamo trovati a combaciare con lo zeitgeist, ma è sempre stata una questione puramente casuale. Siamo stati “accidentalmente di moda”, ed era ok, a patto che potessimo fare le nostre cose, ma questa volta abbiamo deciso di scontrarci di proposito con i nostri giorni. In questo mondo la gran parte delle etichette discografiche ti dice che devi stare in determinati paletti, che secondo le statistiche si ascoltano solo le prime cinque canzoni di un album e cose così; argomenti che potrebbero avere senso in un mercato pop contemporaneo, ma che male si sposano con una band come i Suede. Le persone che ascoltano la nostra musica oggi sono principalmente i veri fan della band, e sai che faranno attenzione a ogni singola nota, ogni singola parola. Ignorare queste persone sarebbe una mossa sbagliata, a questo punto non miriamo al mainstream, agli ascoltatori occasionali che possono essersi innamorati di Beautiful Ones o She’s In Fashion , quel tipo di pubblico si è allontanato, e mi sta bene, ma quello che è rimasto è un esercito di fan molto affezionati che ascolta attentamente cosa facciamo. Ciò è fantastico e per me sufficiente a far sì che ne valga la pena. Sono quelle le persone alle quali suoniamo “Night Thoughts”.  Per quanto riguarda il film, abbiamo deciso di spingere il tutto in più direzioni e, piuttosto che avere dei banali videoclip sconnessi e uguali a tanti altri, abbiamo pensato che valesse la pena fare qualcosa che andasse in profondità nel suo legame con l’album.

I testi dei Suede hanno sempre parlato della giovinezza, in “Night Thoughts” si può dire che l’argomento sia rimasto lo stesso ma da un altro punto di vista?

BA: Molto è sulla famiglia, i miei rapporti famigliari, ma visti da diverse prospettive: sì, alcune canzoni sono sulla mia infanzia dal punto di vista dei miei genitori, altre su me che, genitore, osservo i miei figli e a volte i punti di vista si mischiano all’interno dello stesso pezzo. Come scrittore devi sempre avere più punti di vista, non puoi pretendere di dire “Oh, questa canzone racconta di quella sera che andai a cena con Jimi Hendrix”, una canzone per essere buona deve avere più prospettive perché, in quanto essere umano, non sei una sola persona. Avere dei figli mi ha fatto diventare consapevole della mortalità, mi sono trovato a dover fare i conti con il fatto di non essere più la persona più importante al mondo. Pensi che un giorno non sarai più accanto a loro ed è terrificante, non mi sono mai sentito così spaventato in tutta la mia vita.

La reunion dei Suede non sembra sia stata fatta, come altre, per soldi o interesse. Cosa vi ha spinto, dopo il ritorno sul palco alla Royal Albert Hall nel 2010, a continuare con del nuovo materiale? Per la reazione dei fan? O perché è scoccato di nuovo qualcosa all’interno della band?

MO: Da un lato i fan, dall’altro ci siamo accorti che l’alchimia tra i membri della band era ancora lì. Molto di tutto questo, comunque, riguarda gli altri, il fatto che ha un effetto sulla gente. Puoi fare qualsiasi cosa con la musica, essere bravissimo, ma se non connetti, se non entri nel cuore delle persone che vengono a vederti suonare, non resta molto. Quando accade è una cosa troppo bella per poterla buttar via.

Leggevo sulla rivista Q che state iniziando a buttare giù le prime idee per il prossimo album, c’è già qualcosa di concreto?

BA: Sto iniziando a lavorarci, ma siamo davvero in una fase embrionale, solo dei provini che sto facendo con Richard (Oakes, chitarrista della band ndr), un punto di partenza per il nuovo disco ma nulla di concreto; lo stesso Mat non li ha ancora ascoltati. Posso dire, però, che non mi sentivo così eccitato, dal punto di vista creativo, da tanto tempo. Per l’album del nostro ritorno, “Bloodsports” (2013), che è un disco che amo, uno dei miei preferiti, non penso ci fossero molte aspettative su di noi, e la gente è semplicemente rimasta sorpresa del fatto che fosse un buon disco, e lo era. Aver pubblicato un disco ambizioso come “Night Thoughts”, che nessuno si aspettava, credo ci dia la licenza di fare qualcosa di molto interessante, ed è una cosa molto eccitante, perché è così che dovrebbe essere ed il motivo originario per il quale abbiamo formato la band. Non abbiamo formato i Suede per scrivere She’s in Fashion, ma per scrivere brani come He’s Dead, abbiamo creato la band perché non avevamo altra scelta, perché non riuscivamo a smettere di scrivere. Questa è l’energia che sento in questo periodo, quella di quando abbiamo iniziato, non sembra uno scherzo ed è grandioso.


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