Verso i David di Donatello 2024, Comandante. Una storia eroica e retorica ma molto umana

Verso i David di Donatello 2024, Comandante. Una storia eroica e retorica ma molto umana

Verso i David di Donatello 2024, Comandante. Una storia eroica e retorica ma molto umana Photo Credit: Agenzia Fotogramma.it


Il film di apertura dell'ultima edizione della Mostra del Cinema di Venezia corre per vincere il premio come miglior film

Prosegue la nostra carrellata delle cinque pellicole che hanno ottenuto la candidatura come miglior film ai David di Donatello 2024. Il premio più prestigioso del cinema italiano sarà consegnato nella sfarzosa cornice del teatro cinque di Cinecittà il prossimo 3 maggio. Padrone di casa dell’evento sarà nuovamente Carlo Conti che quest’anno sarà affiancato da Alessia Marcuzzi. Dopo aver raccontato C’è ancora domani di Paola Cortellesi, Il Sol dell’Avvenire di Nanni Moretti e Rapito di Marco Bellocchio, stavolta tocca a Comandante il film di Edoardo De Angelis con Pierfrancesco Favino che ha avuto il prestigio di aprire l’80esima edizione della Mostra del Cinema di Venezia.


LA TRAMA DEL FILM

Ambientato durante la Seconda Guerra Mondiale, vede come protagonista Salvatore Todaro (Pierfrancesco Favino), che comanda il sommergibile Cappellini della Regia Marina. Il Comandante applica metodi fuori dalla norma, la prua è rinforzata in acciaio, colpi di cannone vengono sparati in emersione per affrontare faccia a faccia il nemico e l’equipaggio è armato di pugnale sempre pronto a combattere corpo a corpo. Nell'ottobre del 1940, mentre naviga in Atlantico in piena notte, viene bombardato da un mercantile belga, il Kabalo. Todaro contrattacca il mercantile che viaggiava a luci spente e l’equipaggio nemico finisce in mare. A questo punto, il Comandante decide di compiere un gesto eroico, soccorre i 26 soldati belgi finiti in acqua e destinati a una morte certa. Per farlo deve navigare in immersione rischiando di farsi vedere dal nemico. Rischiando la vita, riesce a sbarcare nella baia di Santa Maria delle Azzorre e mettere in salvo tutti. Quando il capitano del Kabalo gli chiede perché si sia esposto a un tale rischio, il Comandante Todaro ha dato una risposta che è entrata nella storia: "Perché noi siamo italiani”.


TRA PASSATO E PRESENTE

Se a prima vista i tratti estetici e la messa in scena fanno pensare ai classici blockbuster di guerra di matrice americana, ad uno sguardo più attento si capisce che “Comandante” si ispira alla grande tradizione di film che il nostro paese in passato ha realizzato. Quel cinema che convenzionalmente chiameremo "Cinema di sottomarini". Roberto Rossellini e Francesco De Robertis nel 1941 fecero "Uomini sul fondo”, una pellicola che per certi versi ha un immaginario visivo molto simile all’opera di Edoardo De Angelis. Così come “Lupi nell’abisso” di Silvio Amadio del 1959. Il film con Pierfrancesco Favino nei panni di Salvatore Todaro vuole essere una storia piena di umanità, andando a creare (come spesso il cinema italiano ha fatto e continuare a fare) un ponte tra passato e presente. Una vicenda che appartiene alle pagine di un'altra epoca, ma che in realtà vuole profondamente parlare di oggi. Tanta etica ma anche tanta retorica, forse un pelino troppo, in un film che in alcuni passaggi calca troppo la mano sul sentimentalismo di facile presa. Per il resto giganteggia come sempre Pierfrancesco Favino, che continua a dimostrare grande abilità nella gestione dei dialetti. Il personaggio che lui interpreta, Salvatore Todaro, è una leggenda ancora oggi per la Marina Militare italiana, che addirittura gli ha recentemente dedicato una classe di sommergibili. Era un asso di questa imbarcazione così particolare e camaleontica, proprio come la figura di questo eroe di guerra che affondava le navi, ma salvava gli equipaggi. 


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