Verso il processo Vittorio Sgarbi, l'ex sottosegretario accusato di frode fiscale per l'acquisto di un quadro

Verso il processo Vittorio Sgarbi, l'ex sottosegretario accusato di frode fiscale per l'acquisto di un quadro

Verso il processo Vittorio Sgarbi, l'ex sottosegretario accusato di frode fiscale per l'acquisto di un quadro Photo Credit: agenziafotogramma.it


Secondo l'accusa, una tela di Vittorio Zecchin fu acquistata nel 2020 all'asta dalla compagna di Sgarbi e con il denaro di una terza persona, per eludere il fisco; la replica: "cosa insensata"

La Procura di Roma ha chiesto il rinvio a giudizio per l'ex sottosegretario alla Cultura per sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte. Debiti che il critico d'arte ha con l'Agenzia delle Entrate per un totale di circa 715mila euro. I pm contestano a Sgarbi di aver acquisito un dipinto di Vittorio Zecchin nel 2020 all'asta, facendo figurare la compagna come acquirente e con denaro di una terza persona, con l'intento di mettere l'opera al riparo da eventuali aggressioni da parte del Fisco. Sgarbi che, nelle scorse settimane, si era dimesso dal suo incarico, risulta sotto accusa anche per un’altra e più complessa vicenda quella relativa alla tela di Rutilio Manetti. In questo capitolo lo stesso Sgarbi è indagato per riciclaggio di opere d’arte. "E' una cosa totalmente insensata, inspiegabile", ha replicato Sgarbi.

Il precedente

Il critico d’arte, da mesi è finito al centro delle attenzioni per un dipinto «La cattura di San Pietro» di Rutilio Manetti (pittore senese caravaggesco), un quadro del ‘600, trafugato dal Castello di Buriasco, in Piemonte, nel 2013 e riapparso a Lucca, in una mostra, curata da Sgarbi nel 2021 come «inedito» di proprietà dello stesso ex sottosegretario.   A sollevare sospetti sulla legittimità della proprietà del quadro di Manetti, sono stati Il Fatto Quotidiano e  Report in due diverse inchieste giornalistiche. Da queste, poi, nasce anche un'indagine condotta dai carabinieri che seguono la pista del furto del quadro e scoprono nel tempo alcuni punti oscuri che sembrano aggravare la posizione di Sgarbi che ha sempre sostenuto di aver ritrovato la tela in una soffitta di una villa viterbese acquistata da sua madre nei primi anni duemila, e che è un originale (differisce per un particolare da quello rubato in Piemonte: una fiaccola dietro a San Pietro). Il caso poi, inarginabile,  ha portato alle dimissioni di Sgarbi. In questo caso le accuse per lui formulate dalla Procura di Macerata titolare per competenza territoriale dell'indagine, vanno dal furto di opere di arte al riciclaggio.




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