Calcio violento, i cretini non vanno in vacanza

Calcio violento, i cretini non vanno in vacanza

Calcio violento, i cretini non vanno in vacanza


La vera stagione non è ancora cominciata, ma gli scontri fra opposte tifoserie non si sono mai fermati

L'ultimo episodio, ieri a Nizza. Circa 150 tifosi del Napoli fermati, identificati e immediatamente rimpatriati, per aver provocato scontri ed episodi di violenza, in attesa della partita amichevole degli Azzurri, con la squadra francese. Un'immagine desolante (l'ennesima...) del nostro calcio in trasferta. Gente che se ne va in giro in Europa, non per seguire la propria squadra e abbinare il pallone a un paio di giorni di vacanza, ma solo per far casino. Un imbarazzo che continua.

Prima di Nizza-Napoli, c'era stato l'allucinante episodio al ritiro del Bologna a Castelrotto, con ultras scatenati, in mezzo ai bambini. Ancora, in Belgio, gli scontri con protagonisti i 'tifosi' della Lazio, con i supporters dell'Anderlecht...

Una sequela di brutture e figuracce, che ci fanno prevedere tutto il peggio possibile, dalla stagione che ci attende. Come in un gioco dell'oca, sembriamo condannati a tornare sempre al punto di partenza, incapaci di estirpare la mala pianta dei violenti e dei cretini dal nostro calcio.

Bisogna parlare chiaro, infatti: questi non sono solo dei violenti, ma anche degli stupidi. Gente senza arte, né parte, capace solo di segnalare al mondo la propria esistenza (trascurabile, invero) attraverso i cassonetti bruciati a Nizza o i bambini spaventati a morte, al ritiro del Bologna. Un cancro che il mondo del calcio ha accettato o almeno tollerato per una vita, finchè le metastasi hanno attecchito quasi ovunque. Il risultato lo consociamo benissimo, con stadi semivuoti, in cui moltissimi genitori si guardano bene dal portare i propri figli, temendo di trovarsi in mezzo a momenti di vera follia.

Chi riuscirà a riportare a una partita, per esempio, le famiglie terrorizzate da quattro deficienti, al ritiro del Bologna?! Il problema, in verità, è che i cretini non erano solo quattro, ma molti di più, parte di quella tribù, che ritiene di poter dettare legge fuori e dentro gli stadi. L'importante è che ci sia un pallone e i colori di una squadra a fare ombra alle loro 'gesta'.

Non parlerò, in questa sede, di provvedimenti legislativi e repressivi (ci sono iniziative interessanti, come la riduzione di capienza delle curve), piuttosto di un'esigenza culturale: bisogna dire ai cretini, che sono dei cretini.

Basta accondiscendenza, con i violenti. Non c'è nessuna 'mentalità ultras' o 'differenza ultras'. Questi soggetti, non sono e non saranno MAI il calcio e non avranno MAI il diritto di parlare, a nome dei veri tifosi e appassionati. Chi spacca, offende, aggredisce è solo un delinquente. Punto.

Ditegli di smettere, anche se probabilmente non capirà.


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