Il miglior Verdone degli ultimi 10 anni. Vita da Carlo non eguaglia la brillantezza dei primi film ma corregge il tiro sugli ultimi

Il miglior Verdone degli ultimi 10 anni. Vita da Carlo non eguaglia la brillantezza dei primi film ma corregge il tiro sugli ultimi

Il miglior Verdone degli ultimi 10 anni. Vita da Carlo non eguaglia la brillantezza dei primi film ma corregge il tiro sugli ultimi


È approdata su Prime Video lo scorso 5 novembre la prima serie dell’attore e regista romano, composta da 10 episodi dove la figura di Carlo Verdone oscilla tra pubblico e privato

La cifra stilistica del cinema di Carlo Verdone è sempre stata quella di fondere con precisione ed equilibrio la malinconia e la comicità. C’è infatti qualcuno che ha sapientemente coniato il termine di “film Malincomici” pensando a quelli della sua vastissima filmografia. In Vita da Carlo, per la prima volta al timone di una narrazione serializzata, l’attore e regista Carlo Verdone si mette letteralmente a nudo, cercando di restituirci l’altra faccia della sua popolarità e dei suoi mille personaggi che lo hanno reso celebre e famoso, regalandoci la sua intimità, la sua quotidianità e il suo vissuto privato, costellato da situazioni ed episodi che rendono la sua vita quasi più affascinante dei suoi film. E infatti, sicuramente la serie targata Prime Video risulta molto più interessante e bella degli ultimi dieci anni della carriera di Verdone, dove ha sfornato film come “L’abbiamo fatta grossa”, “Benedetta follia” e l’ultimo inguardabile “Si vive una volta sola” che non possiedono quella poesia tipica del suo cinema degli anni d’oro, oltre ad essere infarciti di una volgarità superficiale che invece aveva sempre cercato di evitare.

BISOGNA FAR RIDERE A TUTTI I COSTI

Tutto questo per fortuna viene superato e dimenticato in Vita da Carlo, dove, tra comicità e tristezza, l’autore sembra quasi indagare la sua crisi artistica degli ultimi anni. Non a caso il Carlo della serie cerca disperatamente di dirigere il suo primo film drammatico e impegnato, credendo forse di non essere più in grado di fare commedia. Ma il produttore fittizio (ma forse molto più realistico di quanto si possa credere) lo esorta con cattiveria a tornare a fare quello per il quale è famoso e ricordato, cioè i cosiddetti “personaggi”, le sue maschere per eccellenza. Sembra quasi di rivedere Jean-Louis Trintignant nel film di Ettore Scola “La terrazza” del 1980, nei panni di uno sceneggiatore vessato da un ricco produttore interpretato da Ugo Tognazzi che per tutto l’arco narrativo lo costringe a scrivere un film che faccia ridere poiché ritiene che l’unica cosa importante sia far ridere a tutti i costi. Esattamente come Verdone, che forse avrebbe voglia di confrontarsi con sfide più mature, magari perché arrivato alla consapevolezza artistica che la commedia non sia più lo strumento adatto, come lo è stato in passato, per inquadrare la nostra epoca, troppo complessa e contraddittoria. E’ come se l’autore, in maniera velata ci stesse dicendo che non c’è più niente da ridere e che si debba necessariamente iniziare a riflettere sulla nostra esistenza.

VOTA CARLO!

Nella serie, Verdone è alle prese anche con la possibilità di diventare sindaco della sua amata Roma. Infatti alcuni esponenti politici designano l'attore come candidato ideale che garantirebbe la vittoria netta, grazie alla stima che i romani hanno per la figura di Carlo. Questa linea narrativa che praticamente domina la serie si ispira ad un fatto realmente accaduto. Infatti qualche anno fa fu chiesto a Verdone di scendere in campo per risollevare le sorti di una città in cerca di qualcuno che l'amasse veramente. Ovviamente il tutto viene esasperato e romanzato nella serie che utilizza questo fatto per creare una sorta di fil rouge come legante tra i mille episodi che vengono messi in scena. Roma viene anche messa in scena nella sua eterna magnificenza, ricordando a tratti la grande bellezza di Paolo Sorrentino dove per altro Verdone è stato interprete.


UNA BUGIA PER RACCONTARE LA VERITA’

Come si diceva prima la serie riesce nell’intento di essere anche molto poetica e quindi di ripristinare quella cifra stilistica tipica dei primi film verdoniani. Ma un altro punto di forza della narrazione è quello di essere in grado sempre di mascherare il confine tra ciò che è vero e ciò che invece viene inventato. Lo spettatore per tutto l’arco narrativo è sempre lì che si domanda se quel che vede è veramente accaduto o se invece fa parte della mente creativa degli sceneggiatori. Ma forse anche quel che apparentemente è finto viene utilizzato come detonatore per mettere in luce qualcosa di reale. Potremmo dire quasi che l’intera serie in realtà è una grande bugia che però serve a raccontare una grande verità. Una verità che passa dalla figura di Verdone per poi arrivare a tutti noi. Siamo un pò tutti affacciati simbolicamente a quella terrazza romana dove si affaccia Carlo in quasi tutti gli episodi, un panorama in cui i pensieri si mischiano alla grande bellezza di una Roma che in fin dei conti è un pò anche la metafora stessa della nostra epoca e della carriera di Verdone, un fascino decadente in cerca di valori. Ciò che emerge con più insistenza dalla serie Vita da Carlo è una storia molto malinconica dove si ride (poco) di quel tipico riso amaro di cui un pò ci si vergogna che ha contrassegnato la commedia all’italiana dei tempi d’oro di cui Verdone è sempre stato in debito. Un ritratto tenero e delicato ma che sa essere anche molto spietato. Una serie che se vogliamo assomiglia molto al canto del cigno del Carlo Verdone comico, che ha dato tutto e che forse deve pensare ad altro, forse proprio al suo primo vero film drammatico.







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