"In Vaticano c'è chi sperava che morissi", così Bergoglio nella sua autobiografia in libreria da martedì 19 marzo

"In Vaticano c'è chi sperava che morissi", così Bergoglio nella sua autobiografia in libreria da martedì 19 marzo

"In Vaticano c'è chi sperava che morissi", così Bergoglio nella sua autobiografia in libreria da martedì 19 marzo Photo Credit: agenziafotogramma


Il volume si chiama "Life-la mia storia nella Storia". "Nel caso di un grave impedimento fisico mi farei chiamare semplicemente vescovo emerito di Roma", afferma il Pontefice

"Qualcuno era più interessato alla politica, a fare campagna elettorale, pensando quasi a un nuovo conclave. State tranquilli, è umano, non c'è da scandalizzarsi! Quando il Papa è in ospedale, di pensieri se ne fanno molti, e c'è anche chi specula per proprio tornaconto o per guadagno sui giornali. Per fortuna, nonostante i momenti di difficoltà, non ho mai pensato alle dimissioni": lo ha affermato il Santo Padre nella sua autobiografia "Life - la mia storia nella Storia", come  riporta anche l'agenzia "Ansa", di cui Il Corriere della Sera è il primo quotidiano al mondo a pubblicarne degli stralci. Il libro, che uscirà martedì prossimo, il 19 marzo, edito da Harper-Collins, è stato scritto con Fabio Marchese Ragona, vaticanista di Mediaset e suo amico personale. 


"Da giovanissimo mi innamorai di una ragazza"

"Mi ha addolorato vedere, negli anni, come la figura di Ratzinger Papa emerito sia stata strumentalizzata con scopi ideologici e politici da gente senza scrupoli che, non avendo accettato la sua rinuncia, ha pensato al proprio tornaconto e al proprio orticello da coltivare, sottovalutando la drammatica possibilità di una frattura dentro la Chiesa". Poi la tenera confessione, "Ho avuto una fidanzata e mi innamorai di un’altra ragazza, ma Dio ha prevalso. Una rinuncia? Ipotesi remota".


"Non mi farei chiamare Papa emerito"

"Penso che il ministero petrino sia ad vitam e dunque non vedo condizioni per una rinuncia. Le cose cambierebbero se subentrasse un grave impedimento fisico, e in quel caso ho già firmato all'inizio del pontificato la lettera con la rinuncia che è depositata in Segreteria di Stato. Se questo dovesse succedere, non mi farei chiamare Papa emerito, ma semplicemente vescovo emerito di Roma, e mi trasferirei a Santa Maria Maggiore per tornare a fare il confessore e portare la comunione agli ammalati. Ma questa è un'ipotesi lontana, perché davvero non ho motivi talmente seri da farmi pensare a una rinuncia. Qualcuno negli anni forse ha sperato che prima o poi, magari dopo un ricovero, facessi un annuncio del genere, ma non c'è questo rischio: grazie al Signore, godo di buona salute e, a Dio piacendo, ci sono molti progetti ancora da realizzare".


La sua posizione sull'aborto

Nella sua autobiografia Francesco affronta anche il tema dell’aborto: "Dobbiamo difendere sempre la vita umana, dal concepimento fino alla morte; non mi stancherò mai di dire che l’aborto è un omicidio, un atto criminale, non ci sono altre parole: significa scartare, eliminare una vita umana che non ha colpe. È una sconfitta per chi lo pratica e per chi si rende complice: dei killer prezzolati, dei sicari! Mai più aborti, per favore! È fondamentale difendere e promuovere sempre l’obiezione di coscienza". Condanna dal Pontefice della pratica dell’utero in affitto definita da Bergoglio "una pratica inumana e sempre più diffusa che minaccia la dignità dell’uomo e della donna, con i bambini trattati come merce".


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