Oggi l'anniversario della strage di Ustica, il 27 giugno 1980 morirono 81 persone, erano sul volo Bologna-Palermo

Oggi l'anniversario della strage di  Ustica, il 27 giugno 1980 morirono 81 persone, erano sul volo Bologna-Palermo

Oggi l'anniversario della strage di Ustica, il 27 giugno 1980 morirono 81 persone, erano sul volo Bologna-Palermo Photo Credit: agenziafotogramma.it


Quarantatre anni fa il Dc 9 della compagnia aerea Itavia si disintegrò e si inabissò nelle acque di Ustica. I morti furono 81. Le indagini ostacolate da bugie e depistaggi.

L'INFERNO, ALL'IMPROVVISO

E’ un volo tranquillo quell’IH 870. Certo, l’aereo è decollato da Bologna con quasi due ore di ritardo. Ma ormai manca poco all’atterraggio a Palermo. Manca poco alle vacanze, manca poco all’abbraccio con i familiari, manca poco alla cena. La serata è serena, c’è ancora un filo di luce, dal finestrino si vede il mare, ecco l’isola di Ustica là davanti. Poi, all’improvviso, un boato. Il Dc 9-15 dell’Itavia esplode. E si porta via la vita di 81 persone, 81 innocenti. 

43 anni, 81 morti e nessuna verità. Passa il tempo, il muro di gomma che ha coperto la strage di Ustica non è stato abbattuto. Ma scalfito sì. Di sicuro sappiamo che il DC 9 della compagnia Itavia in servizio tra Bologna e Palermo si è trovato al posto sbagliato nel momento sbagliato. La ricostruzione più probabile ipotizza che sia stato abbattuto per errore. Da chi, non si sa. Ci sono tanti sospetti e poche certezze.

MALEDETTO RITARDO

Torniamo al tardo pomeriggio del 27 giugno 1980, era un venerdì. I passeggeri del volo per Palermo avevano aspettato a lungo nell’area imbarchi dell’aeroporto Marconi di Bologna, il volo IH 870 è partito con quasi due ore di ritardo. Qui c’è il primo scherzo del destino: se quell’aereo avesse viaggiato puntuale, molto probabilmente non gli sarebbe successo niente, sarebbe stato uno dei tanti voli anonimi nella loro normalità. Alle 20.08 il DC 9-15 con marche di registrazione I-TIGI si stacca dalla pista e inizia il suo volo attraverso la aerovia denominata Ambra 13. Alle 20.59 l’ultimo contatto radio, con la torre di controllo di Roma Ciampino, quando l’aereo è a sud della capitale e inizia a sorvolare il mar Tirreno. Alle 21.04 chiamato per l'autorizzazione di inizio discesa su Palermo (dove era previsto arrivasse alle 21:13), il volo IH870 non risponde. L'operatore di Roma reitera invano le chiamate: lo fa cercare anche da voli dell'Air Malta (KM153, che segue sulla stessa rotta, e KM758), sempre senza ricevere risposta. Alle 21.25 scattano le operazioni di ricerca e di soccorso, che non danno esito. Parti del relitto dell’aereo e alcuni cadaveri riaffiorano dall’acqua la mattina successiva, non lontano dall’isola di Ustica, a sud di Ponza. Il velivolo si è letteralmente disintegrato e si è inabissato in fondo al mare. Non ci sono superstiti tra i 77 passeggeri e i 4 membri dell’equipaggio.

BUGIE E DEPISTAGGI

Fin da subito c’è stato il tentativo di insabbiare l’accaduto. Inizialmente si è parlato di un cedimento strutturale dell’aereo, tesi non supportata da alcun riscontro oggettivo. Poi è stata ipotizzata la presenza di una bomba a bordo: ma buona parte degli oblò del DC-9, malgrado l'esplosione, è rimasta integra; sembra dunque escluso che l'esplosione sia avvenuta a causa di una bomba collocata all'interno del velivolo. Casualmente proprio in quella sera, vari centri radar erano spenti per manutenzione. L’Aeronautica Militare Italiana non ha certo collaborato in modo costruttivo con le indagini, e negli anni successivi diversi generali sono stati condannati per falsa testimonianza, depistaggio e alto tradimento. Troppi silenzi anche da americani, francese e dalle forze Nato. Si sono registrate morti sospette tra le persone coinvolte nei fatti di quella tragica sera.


BATTAGLIA AEREA

La sera del 27 maggio 1980 c’era molto traffico nei cieli del mar Tirreno, e non erano soltanto jet di linea. Quelli erano anni contraddistinti da una forte tensione internazionale. Probabilmente c’è stata una vera battaglia aerea, e il DC9 – che non c’entrava nulla- ci è andato di mezzo. C’è il giallo del Mig libico fatto trovare sui monti della Sila in Calabria il 18 luglio; ma il corpo del pilota era in stato di decomposizione, in molti sono portati a pensare che quel caccia sia caduto proprio la sera del 27 giugno, quando sul Mediterraneo si è combattuta una vera battaglia aerea, con il DC 9 Itavia che si è trovato sulla linea di fuoco. Il Mig potrebbe aver sfruttato l’aereo passeggeri per volare nascosto, magari proprio sotto il DC 9 per sfuggire ai radar. Chi ha colpito il velivolo Itavia ( francesi?americani?italiani?) forse voleva abbattere il caccia. In molti, come dicevamo, hanno cercato di depistare. Ma c’è anche chi ha combattuto per la ricerca della verità: in copertina ci vanno il giudice Rosario Priore e il giornalista Andrea Purgatori, che non si sono arresi e hanno continuato a scavare, fino a che hanno trovato quasi tutte le risposte. Esattamente quello che dovrebbero fare un bravo giudice e un grande giornalista.



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