Regionali, stravince il centrodestra, il centrosinistra diviso e sconfitto, male il M5S e il Terzo Polo

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Regionali, stravince il centrodestra, il centrosinistra diviso e sconfitto, male il M5S e il Terzo Polo


Sia in Lombardia sia nel Lazio netto successo della coalizione governativa con Fontana e Rocca, c'è anche un dato di astensionismo senza precedenti, con record di affluenza negativo nei Municipi romani dove Partito Democratico e Azione sono più forti

Mentre le chat del Pd sono intasate dalle percentuali dei congressi di circolo in vista delle primarie, fuori da whatsapp il centrosinistra perde il Lazio e resta molto indietro al centrodestra in Lombardia. L'assenza di uno schema di gioco coerente in una elezione a turno unico porta il centrosinistra a una sconfitta schiacciante e annunciata.


L’astensionismo

C'è anche un dato di astensionismo senza precedenti, con record di affluenza negativo nei Municipi romani dove Pd e Azione sono più forti. Per dire. Intanto dai dati si manifestano alcuni trend chiari riguarda le dinamiche interne al campo 'alternativo' al centrodestra. Il primo è la tenuta del Pd nel voto di lista. Il secondo sono i risultati opachi di M5S e Terzo Polo. Nel Lazio il partito di Giuseppe Conte ha mancato l'obiettivo dell'opa sui Dem. Quanto al Terzo Polo, in Lombardia la scelta solitaria con Letizia Moratti non ha avuto successo. Un quadro che fa dire ad Enrico Letta: "Il dato che esce dalle urne in Lombardia e Lazio è chiaro. Il centro destra vince in entrambe le Regioni. Tuttavia, in un quadro politico per noi particolarmente complicato e con il vento chiaramente contro, il Pd ottiene un risultato più che significativo, dimostra il suo sforzo coalizionale e respinge la sfida di M5S e Terzo Polo". E sottolinea: "Il tentativo ripetuto di sostituirci come forza principale dell'opposizione non è riuscito". Prosegue Letta: "L'Opa contro il Pd ha fatto male a chi l'ha tentata. Ci auguriamo che questo risultato dimostri finalmente a M5S e Terzo Polo che l'opposizione va fatta al governo e non al Pd. Il Pd rimane saldamente seconda forza politica e primo partito dell'opposizione. E questo dato può essere un viatico fondamentale per il lavoro del nuovo gruppo dirigente che uscirà dalle Primarie del Pd del 26 febbraio".

Calenda

Un'analisi respinta da Carlo Calenda: "La scelta degli elettori è stata chiara e inequivocabile: vince la destra ovunque. Il centro e la sinistra non sono mai stati in partita, neanche uniti, neanche nell'ipotetico formato del campo largo". Insomma, secondo il leader di Azione, non si sarebbe vinto neanche se si fosse andati uniti e rilancia: "La costruzione di un partito unico del centro riformista, liberale e popolare diventa ancora più urgente". Ma per il senatore Pd Alessandro Alfieri, coordinatore della mozione Bonaccini sui territori, "c'è un dato evidente, la sconfitta del terzo polo e la scelta dissennata di andare da soli. Si vince se si è uniti, penso e spero che sia Conte sia Calenda vogliano riflettere su questi risultati".

Bonaccini

E quindi arriva anche il commento di Stefano Bonaccini che se i gazebo confermeranno il voto dei circoli, dal 26 febbraio sarà alla guida del Pd: "La sconfitta di oggi è in continuità con quella delle politiche del 25 settembre scorso, dove un Pd ridotto e un campo progressista diviso regalano un'altra vittoria alla destra, anche quando è in difficoltà. Dobbiamo chiudere questo capitolo e aprirne uno nuovo, dove il Pd torna centrale e attrattivo. Chiudiamo questa pagina e ne apriamo subito un'altra, con orgoglio e intelligenza".

Fontana

Di sicuro ci voleva una bella "tigna" per ricandidarsi alla guida della Regione Lombardia dopo un primo mandato così difficile, tra pandemia e inchieste. Attilio Fontana, però, è stato irremovibile e alla fine i dati hanno dato ragione a lui. Appoggiato da tutto il centrodestra (Lega, Fratelli d'Italia, Forza Italia, Noi Moderati), il governatore ha surclassato i suoi avversari con ampio margine. Attilio Fontana, classe 1952, si laurea in giurisprudenza e dal 1980 diventa titolare di uno studio legale a Varese, la sua città. Leghista di lungo corso, inizia la sua carriera politica nel 1995 quando si candida a sindaco di Induno Olona, comune di 10 mila abitanti della provincia di Varese dove suo padre lavorava come medico e viene eletto. Nel 2000, dopo l'elezione a consigliere regionale, viene nominato presidente del Consiglio lombardo, negli anni del secondo mandato da governatore di Roberto Formigoni. Nel 2006 viene eletto sindaco di Varese, carica che ricoprirà fino al 2016, rivestendo anche l'incarico di presidente dell'Anci Lombardia. Nel 2018, in piena campagna elettorale per le regionali, arriva a sorpresa il forfait a sorpresa del candidato del centrodestra, il governatore uscente Roberto Maroni. Fontana risponde presente alla chiamata della coalizione, nonostante gli avversari siano già partiti da tempo. Una sfida che il leghista alla fine vince: il 4 marzo del 2018, infatti, è eletto presidente della Lombardia con il 49,7% dei voti, superando Giorgio Gori (centrosinistra) e Dario Violi (M5s). Adesso il bis.


Rocca

Dal suo canto Francesco Rocca, che ha stravinto le Regionali nel Lazio, si era dimesso dalla presidenza della Cri il 19 dicembre, per scendere in campo con il centrodestra. Da avvocato in prima linea contro la mafia a esperto di emergenze internazionali, ruolo che lo ha portato ai vertici della Croce Rossa Italiana ma anche, primo italiano, di quella mondiale. "Ho deciso di presentare le mie dimissioni dalla carica di Presidente nazionale della Croce Rossa Italiana - scriveva in una lettera pubblicata sul sito della Cri – perché ho scelto di mettermi a disposizione del territorio. Come esperto di sanità pubblica, penso di poter portare un valore aggiunto: ho accettato una nuova sfida in cui credo fortemente". Rocca è nato a Roma il 1 settembre 1965. A 19 anni la condanna per spaccio di droga ("Ero molto sofferente e pieno di problemi", racconterà in campagna elettorale), in gioventù la militanza nel Fronte della Gioventù. Rocca si avvicina al volontariato sin dai primi anni degli studi universitari in Legge: prima al fianco del Jesuit Refugee Service, poi con la Caritas, infine con la Piccola Casa della Divina Provvidenza Cottolengo. Divenuto Avvocato, esercita la professione dal 1990 al 2003. In particolare, nella seconda metà degli anni '90, è in prima linea nella lotta contro la mafia e, proprio per questo, è costretto a vivere cinque anni sotto scorta. Ricopre diversi incarichi: Presidente dell'Ipab "Asilo della Patria" dal 1996 al 2003, Commissario dell'Ospedale Sant'Andrea di Roma dal 2002 e poi Direttore Generale dello stesso nosocomio fino al 2007. Ancora, componente del consiglio d'indirizzo dell'Istituto Nazionale per le malattie infettive "Lazzaro Spallanzani" di Roma dal 2007 al 2010 e del nucleo valutazione dell'Istituto Nazionale Tumori - IRCSS Fondazione Pascale di Napoli dal 2005 al 2009. Infine, Commissario straordinario della Asl Napoli 2 nel 2011 e Direttore Generale dell'IDI nel 2017. Adesso è presidente del Lazio.

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