The Brutalist, scoppia la polemica per l’uso dell'Intelligenza artificiale. A rischio la candidatura di Adrien Brody agli Oscar?

The Brutalist, scoppia la polemica per l’uso dell'Intelligenza artificiale. A rischio la candidatura di Adrien Brody agli Oscar?

The Brutalist, scoppia la polemica per l’uso dell'Intelligenza artificiale. A rischio la candidatura di Adrien Brody agli Oscar? Photo Credit: Agenzia Fotogramma.it


L’interprete è tra i favoriti per aggiudicarsi l’Oscar per la miglior interpretazione maschile, dopo aver già vinto il Golden Globe

A Hollywood non c’è pace. Dopo gli incendi che hanno devastato gran parte del territorio di Los Angeles, adesso è scoppiata una polemica intorno a uno dei film che, stando ai vari pronostici, sarebbe in lizza per la vittoria di parecchi Oscar.

Stiamo parlando di “The Brutalist”, la pellicola di Brady Corbet in arrivo nelle sale italiane il prossimo 23 gennaio.

Il film ha già vinto il Premio speciale della giuria all’ultima edizione della Mostra del Cinema di Venezia e si è aggiudicato ben due Golden Globe (Miglior film drammatico e miglior regia), ma ora vuole la statuetta più ambita. Ma la corsa potrebbe essere in salita.


HOLLYWOOD E INTELLIGENZA ARTIFICIALE

Durante una recente intervista, il montatore Dávid Jancsó, ha spiegato che per la realizzazione di “The Brutalist” è stato fatto uso di intelligenza artificiale generativa Respeecher, un programma vocale utilizzato per adattare l'accento ungherese dell’attore protagonista Adrien Brody.

Inoltre, è stato utilizzato anche il programma Midjourney per progettare edifici per una sequenza finale.

In molti non sarebbero contenti, soprattutto dal momento che l'utilizzo dell'AI sarebbe stato tenuto "nascosto" fino a ora. 

Al momento non è chiaro se la notizia possa in qualche modo aver influenzato le votazione dei membri dell’Academy ma ci sarebbe già qualcuno che storce il naso.

Peraltro lo stesso interprete è tra i favoriti per aggiudicarsi l’Oscar per la miglior interpretazione maschile. Occorre precisare che ad oggi non esiste un regola che vieta a un attore (o più in generale a un film) che fa uso di simili tecnologie di poter vincere un premio.

Una riflessione simile si aprì quando nell’edizione dei Premi Oscar del 2010 nessuno degli interpreti di "Avatar" di James Cameron fu candidato a causa dell’utilizzo della performance caption.

Da allora le cose sono cambiate a tal punto che nel 2020 Al Pacino e Joe Pesci, nonostante nel film “The Irishman” siano stati ringiovaniti digitalmente, presero comunque la candidatura.

Sappiamo bene però che il tema dell’intelligenza artificiale è più delicato rispetto alla tecnologia più tradizionale; nel 2023 fu proprio terreno di scontro che portò allo scoppio dei vari scioperi hollywoodiani. 

A nostro modo di vedere Adrien Brody non ha di che temere e, polemica a parte, avrebbe già ipotecato la vittoria, oltre che la scontata candidatura per l'Oscar alla miglior interpretazione maschile.


THE BRUTALIST, LA TRAMA IN BREVE

Il film, in arrivo proprio giovedì 23 nelle sale italiane, racconta la storia dell’architetto ebreo László Tóth emigrato dall’Ungheria negli Stati Uniti nel 1947.

Costretto dapprima a lavorare duramente e vivere in povertà, ottiene presto un contratto che cambierà il corso dei successivi trent’anni della sua vita.

Il suo talento di architetto e designer infatti viene notato dall'eccentrico miliardario Harrison Lee Van Buren (Guy Pearce), che è deciso a finanziare ambiziosi progetti architettonici nella Pennsylvania.

Ma László oltre a dover far fronte ad una grande solitudine, ad una tossicodipendenza ereditata dalla guerra, deve combattere contro la perplessità di chi lo circonda verso le sue nuove idee, il razzismo e i traumi in lui lasciati dalla tragedia bellica.


Dopo i due rinvii a causa della situazione emergenziale a Los Angeles, finalmente giovedì 23 saranno svelate le nomination della 97esima edizione dei Premi Oscar.



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