Donald Trump insiste, elezioni truccate, non concedo un bel niente, il voto postale è uno scherzo malato

Donald Trump insiste, elezioni truccate, non concedo un bel niente, il voto postale è uno scherzo malato

Donald Trump insiste, elezioni truccate, non concedo un bel niente, il voto postale è uno scherzo malato


Il presidente degli Stati Uniti non molla la presa, continua a twittare e Twitter lo censura. La strada verso il passaggio delle consegne si fa più complicata, per le contestazioni c’è tempo fino all’8 dicembre.

Non concedo un bel niente. E’ una di quelle frasi che vengono dette nei campetti di provincia, quando un ragazzino viziato, padrone del pallone, non vuole più giocare la partitella a calcio e porta la palla a casa perché sta perdendo. In questo caso non è stato un adolescente a pronunciare questa parole ma il 45esimo presidente degli Stati Uniti d’America. Donald Trump ha cambiato colore dei capelli, passando al grigio platino, ma non ha cambiato idea. Lui, Joe Biden, il presidente eletto, che Trump non nomina mai per nome, ha vinto solo agli occhi dei fake news media, della stampa menzognera. Tra un tiro su un campo da golf e un altro, il capo della Casa Bianca continua ad esercitarsi nella sua altra grande passione: mandare messaggi via Twitter. Ne è sempre stato un appassionato seriale. I vari responsabili del suo ufficio stampa, nel corso di questi quattro anni, non hanno quasi mai saputo, prima, cosa scrivere nei comunicati da Trump in persona, lo hanno quasi sempre scoperto, dopo, dal suo account.

Un account da quasi 90 milioni di follower

Quello di Donald J. Trump, poco meno di 89 milioni di follower e, solo, 51 account seguiti. Ma Twitter, in base alle norme aziendali, dalla notte del 3 novembre, gli ha voltato le spalle e censura quasi ogni suo tweet. Oggi è stata la volta della frase: “Questa è stata un’elezione truccata”. Dopo pochi minuti è comparsa la scritta “l’affermazione che si è trattato di elezioni truccate è contestata”. Affermazione che letta sul profilo dell’uomo più potente della Terra fa una certa impressione. Fa anche una certa impressione continuare a sentire parlare di brogli, di irregolarità, di frodi e di voti rubati.

La strategia di Trump

La strategia trumpiana, secondo molti osservatori, non porterà a nulla. C’è però il problema del passaggio di consegne. Oggi il nuovo capo dello staff di Biden, Ron Klein, ha detto che “non sono i tweet di Donald Trump a rendere Biden presidente o meno. E’ il popolo americano che lo ha reso presidente”. Ma se il Comandante in Capo bloccherà la transizione, e si barricherà alla Casa Bianca, la situazione diventerà sempre più tesa. I tempi sono strettissimi. Entro l’8 dicembre dovranno essere concluse le eventuali controversie sul voto. Il termine vale anche per il riconteggio dei voti e per un ricorso alla Corte Suprema che Trump stesso aveva evocato subito dopo le elezioni. Il 14 dicembre, cioè tra un mese, i 538 grandi elettori voteranno ufficialmente il presidente e lo eleggeranno. Il presidente, poi, giurerà ufficialmente il 20 gennaio a Capitol Hill, a Washington, e dal quel momento comincerà il suo mandato. Ma prima di questa data, appunto, ci sono da sciogliere i nodi delle contestazioni. C’è il precedente delle elezioni del 2000 e dello scontro sul riconteggio dei voti in Florida tra George W. Bush ed Al Gore. La percentuale di distacco tra i due era sotto lo 0,5 %. Li si arrivò all’11 dicembre quando la Corte Suprema degli Stati Uniti bloccò il riconteggio e, di fatto, diede la vittoria a Bush in Florida e quindi la presidenza. Oggi la situazione è molto più aperta. Al momento non si stanno ricontando schede in nessun Stato. La contestazione è sui voti postali che il presidente in carica oggi ha definito “uno scherzo malato”. Per il momento Trump non molla. Proverà ogni strada per non fare entrare i democratici alla Casa Bianca. 

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