Frasi sessiste, lascia il numero 1 di Tokyo 2020, Yoshiro Mori, non bastano le scuse; dopo il rinvio, nuova ombra sui Giochi

Frasi sessiste, lascia il numero 1 di Tokyo 2020, Yoshiro Mori, non bastano le scuse;  dopo il rinvio, nuova ombra sui Giochi

Frasi sessiste, lascia il numero 1 di Tokyo 2020, Yoshiro Mori, non bastano le scuse; dopo il rinvio, nuova ombra sui Giochi


Yoshiro Mori, ex primo ministro giapponese e presidente del Comitato promotore dei Giochi Olimpici di Tokyo lascia dopo le frasi sessiste sulle donne

Non nascono decisamente sotto una buona stella le prossimi Olimpiadi di Tokyo, dopo il rinvio a causa Covid, ora sono state investite in ultimo dallo scandalo che ha travolto Yoshiro Mori: l'ex primo ministro giapponese, presidente del Comitato promotore dei giochi, è stato costretto a dimettersi per una raffica di frasi misogine deflagrate sui media di mezzo mondo come esempio d'una mentalità vetero-sessista non più perdonabile all'alba del 2021.


Le frasi incriminate

Mori, 83 anni, si era lasciato andare a dichiarazioni sulla tendenza attribuita alla donne di "parlare troppo durante le riunioni". Non senza ironizzare sull'incremento della presenza femminile nel board da lui guidato o aggiungere di confidare comunque che le sette donne cooptate comprendessero di dover stare "al loro posto". Poi, preso di mira da un'ondata di polemiche, era stato lui a capire di doversi scusare, fra un inchino e l'altro, ma non convincendo del tutto. Fino all'inevitabile annuncio del passo indietro, anticipato nelle scorse ore dai media nipponici e ripreso a ruota da quelli del resto del pianeta. L'atto formale della rinuncia è atteso di fronte al direttivo del comitato, convocato in riunione straordinaria convocata per le prossime ore.


Gli interventi delle ultime ore

Il dibattito nelle ultime ore si era fatto incandescente sulla scia delle valutazioni critiche espresse da uno dei principali sponsor dei Giochi, il colosso automobilistico Toyota, per il quale la situazione era diventata insostenibile. Tanto più che la stessa governatrice di Tokyo, Yuriko Koike, non aveva esitato ad annunciare il proprio boicottaggio di un meeting già fissato per il 17 febbraio con l'ex premier e con il presidente del Cio, Thomas Bach, a dispetto del fatto che il Comitato Olimpico Internazionale - dopo aver censurato le parole di Mori come "assolutamente inappropriate" e offensive per il grande pubblico e gli atleti, donne in testa - avesse inizialmente accettato di considerare chiusa la vicenda con la dichiarazione di scuse.  Dichiarazione che Mori, noto per la tendenza a fare gaffe già al tempo della sua stagione da capo del governo a inizio anni 2000, aveva tentato fra l'altro inutilmente di alleggerire in alcune interviste - citate dalle Bbc - in cui riconosceva di essersi meritato "una lavata di capo" pure in casa: dalla moglie, dalla figlia e dalla nipote.


La decisione dopo l'intervento dello sponsor

Il segnale decisivo verso un taglio netto è arrivato in ogni modo dal potente numero uno di Toyota, Akio Toyoda, che per bocca di un portavoce ha tenuto a far sapere di considerare le battutacce incriminate come qualcosa di "spiacevole" e "certamente non in linea con i valori in cui noi crediamo". Una sentenza di condanna inappellabile per il presidente del Comitato organizzatore che, scuse a parte, non aveva accennato fino a oggi alla prospettiva di gettare la spugna. Senza fare i conti con il dilagare di una protesta sfociata in pochi giorni nell'addio di oltre 500 volontari e volontarie impegnati nella preparazione dei Giochi in vista dell'estate.





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