Giornata contro bullismo e cyberbullismo: 6 studenti su 10 ne sono vittima

Giornata contro bullismo e cyberbullismo: 6 studenti su 10 ne sono vittima

Giornata contro bullismo e cyberbullismo: 6 studenti su 10 ne sono vittima Photo Credit: Pexels.com - Mikhail Nilov


I dati pubblicati da ScuolaZoo e dall’associazione C’è Da Fare ETS

La violenza, da anni, ha assunto forme inedite di fronte alle quali le istituzioni faticano a individuare strategie di contrasto efficaci. Il bullismo è sempre esistito, continua a esistere, ma sempre più spesso chi ne è vittima si trova di fronte a una declinazione più subdola: il cyberbullismo. Parliamo di abusi perpetrati tramite il mondo online: chat, social, piattaforme, usati come arma di vessazione, per mettere in ridicolo e insultare, creando danni e conseguenze imprevedibili su chi si ritrova a subirli. Oggi, 7 febbraio, è la giornata contro il bullismo e il cyber bullismo, istituita proprio per accendere i riflettori su questi fenomeni e aumentare la sensibilità sul tema, con lo scopo di trovare una o più soluzioni a queste dinamiche criminali.


L’indagine

Ad aggiornare i dati relativi al fenomeno del bullismo, uno studio condotto da ScuolaZoo in collaborazione con l’associazione C’è Da Fare ETS, impegnati per il supporto degli adolescenti in difficoltà. Al centro dell’indagine oltre mille studenti delle scuole secondarie di primo e secondo grado, usati come campione rappresentativo per fotografare la situazione nel nostro Paese.

Sei studenti su dieci affermano di essere (o essere stati) vittime di violenza. Nella maggioranza dei casi è proprio la scuola a essere il teatro in cui si consumano atti di bullismo (64% dei casi); le vessazioni passano per gli ambienti social nel 24% delle denunce.

Se, dunque, il 60% afferma di aver subito almeno un atto di violenza, è interessante capire le forme attraverso cui quest’ultima prende forma. Si parla nella maggior parte dei casi di insulti verbali e forme di vessazione psicologica, seguiti da aggressioni fisiche (26%), discriminazioni razziali, omofobe, religiose o legate alla disabilità (22%) e cat calling (17%). Non mancano anche casi di molestie sessuali (9%), adescamento online (8%) e persino revenge porn (3%).

Parliamo di un fenomeno talmente diffuso da coinvolgere non solo i diretti interessati (vessatori e vessati), ma anche molti testimoni: il 76% degli studenti intervistati ha confermato di aver assistito ad atti di bullismo o violenza. Di questi il 46% ha scelto di intervenire attivamente.


Le possibili soluzioni

Interrogati su come affrontare il problema del bullismo e del cyberbullismo, gli studenti e le studentesse hanno mostrato grande consapevolezza e praticità. Si è coscienti del fatto che le ripercussioni più gravi, nella maggior parte dei casi, hanno a che fare sulla salute mentale: perdita di autostima, ansia sociale, isolamento, depressione, alcune delle possibili conseguenze. Spesso il più grande freno per chi deve denunciare è il timore di ritorsioni da parte dei bulli o la paura del giudizio degli altri, dunque la vergogna. Per questo, tra le soluzioni più proposte da ragazzi e ragazze, ci sono: l’introduzione di un’ora settimanale di educazione psicologica nelle scuole (anche nell’ottica di prevenire atti di violenza); l’aumento degli sportelli di ascolto e una soglia di accessibilità più bassa eliminando il vincolo della firma dei genitori; laboratori interattivi per sensibilizzare sul tema, rendendo più consapevoli anche delle conseguenze di atti di violenza; forme di coinvolgimento più attivo di famiglie e docenti.

      "I dati emersi dall'Osservatorio sul bullismo 2025 sono allarmanti e confermano ciò che vediamo quotidianamente: il bullismo lascia segni profondi nella salute mentale dei giovani - dichiara Paolo Kessisoglu, presidente dell'Associazione C'è Da Fare Ets -. Ansia, depressione, isolamento e perdita di autostima sono solo alcune delle conseguenze che possono compromettere il benessere e lo sviluppo degli studenti. Il fatto che quasi la metà di loro abbia avuto bisogno di supporto psicologico senza riceverlo è una grave falla del sistema. È fondamentale che le istituzioni scolastiche e le politiche pubbliche riconoscano la salute mentale come una priorità, garantendo sportelli di ascolto accessibili, educazione emotiva e supporto costante".



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