Gonzo Girl, il travolgente esordio da regista di Patricia Arquette alla Festa del Cinema di Roma

Gonzo Girl, il travolgente esordio da regista di Patricia Arquette alla Festa del Cinema di Roma

Gonzo Girl, il travolgente esordio da regista di Patricia Arquette alla Festa del Cinema di Roma


Nel cast del film presentato ieri anche Camila Morrone e Willem Dafoe

La Festa del Cinema ieri, nella nona giornata, ha assegnato il Premio Progressive alla Carriera della diciottesima edizione: dopo Haley Bennett, il riconoscimento è andato a Camila Morrone in occasione dell’anteprima di Gonzo Girl di Patricia Arquette. Opera prima da regista per la grande attrice premio Oscar che ieri sera ha sfilato sul red carpet assieme al resto del cast.


LA TRAMA DEL FILM

Ambientato agli inizi degli anni '90, segue Aley Russo (Camila Morrone), un'aspirante scrittrice che lavora come barista e che è stata selezionata per essere la nuova assistente di Walker Reade (Willem Dafoe), padre del giornalismo gonzo, uno stile di giornalismo non convenzionale che si basa sul coinvolgimento personale del giornalista nella storia.

L'uomo vive tra le Montagne Rocciose ed è intento alla stesura di un nuovo romanzo per ravvivare la sua carriera e l'animo dei suoi lettori. Negli ultimi tempi Walker sta subendo la pressione del suo pubblico, degli editori e dei suoi sostenitori, tutti in attesa del suo nuovo lavoro. Accanto a lui in questo periodo teso ci sono la moglie, nonché sua manager, Claudia (Patricia Arquette), e il suo nuovo interesse amoroso, Devaney (Elizabeth Lail).

Aley è soltanto l'ultima degli otto assistenti che Walker ha mandato all'esasperazione. Poco dopo il suo arrivo, la ragazza comprende che il giornalista sta vivendo un blocco dello scrittore e non riesce a partorire altre pagine del suo romanzo.

LA FORMA CONTA PIÙ DELLA SOSTANZA

Patricia Arquette al suo primo esperimento da regista fa centro. Non si accontenta di fare semplicemente un buon lavoro, ma gioca con il mezzo filmico, cercando soluzioni creative e d’impatto che coinvolgano lo spettatore al punto da travolgerlo. La messa in scena è ammaliante ma soprattutto diversifica la sua estetica. Si passa dal realismo poetico dei paesaggi tipicamente americani, a una forma psichedelica e contaminata dalle stesse allucinazioni dei protagonisti. La storia è affascinante ma molto semplice e questa la regista sembra averlo capito. Quindi trova sempre qualche altro espediente a cui aggrapparsi. Oltre alla poetica, sfrutta al massimo la follia di Willem Dafoe, che spinge sull'acceleratore per tutto il tempo. La sua interpretazione è magnetica e non si può che rimanerne incantati. Dopo averci catturato con il suo ruolo in Poor Things, Leone d’Oro all’ultima edizione della Mostra del Cinema di Venezia, Defoe resta una certezza. La Arquette, dopo un carriera come attrice che l’ha portata all’Oscar nel 2015, sembra aver capito la prima regola di una buona regia: La forma conta più della sostanza. Non badare soltanto al cosa si racconta ma anche e soprattutto al come lo si racconta. E in questo suo primo lavoro dietro la macchina da presa, offre un buon punto di vista, pieno di vitalità e soprattutto con la voglia di lasciare il segno.



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