I libri da leggere della settimana, tra “L’isola del giorno prima”, “Quegli oscuri presagi”, “The Waterfall” e “Prigionieri”
I libri da leggere della settimana, tra “L’isola del giorno prima”, “Quegli oscuri presagi”, “The Waterfall” e “Prigionieri”
14 dicembre 2025, ore 09:00
Quattro volumi per quattro storie in grado di far viaggiare, con spostamenti geografici e lungo la linea temporale all’interno di storie suggestive e fortemente caratterizzate
Sono giorni sicuramente cruciali nell’ottica del Natale e delle fasi preparatorie alle festività. Momenti di fermento continuo e costante, in cui ci si deve barcamenare tra tanti impegni. Da quelli irrinunciabili e improrogabili – lavoro, scuola, palestra – a quelli che invece potrebbero esserlo ma che inevitabilmente ci attendono costantemente al varco. Uno su tutti: fare i regali di Natale.
In questo la rubrica della domenica sui libri da leggere più interessanti della settimana può tornare molto utile. Considerando il grande peso, sempre crescente, che romanzi e affini hanno avuto nel frangente in cui si è chiamati a pensare e a scegliere cosa impacchettare per chi ci sta a cuore.
Ogni settimana ha i suoi pezzi pregiati pronti a finire in vetrina tra i libri da leggere. Settimana scorsa è toccato a dei purosangue della narrativa come Stephen King, Dan Brown, Ken Follett e John Grisham. Prima di loro è stato il turno di “Vaim”, “Il romanzo di Marceau Miller”, “Awake” e “La ballata di un piccolo giocatore”. Nuovo giro e nuovo quartetto di titoli pronti a finire sotto la lente. Tra questi troviamo:
- "L'isola del giorno prima" di Umberto Eco (La nave di Teseo)
- "Quegli oscuri presagi" di Manlio Castagna (Mondadori)
- "The Waterfall" di Gareth Rubin (Longanesi)
- "Prigionieri" di Jeffrey Goldberg (Garzanti)
L'ISOLA DEL GIORNO PRIMA, UN RITORNO A OLTRE TRENT’ANNI DALL’USCITA ORIGINALE
Apriamo la parentesi domenicale dei libri da leggere con un volume che riporta sugli scaffali uno dei grandi autori contemporanei nostrani. Un personaggio che, con le sue storie e con le sue riflessioni, ha alimentato la fame di curiosità di diverse generazioni. Continuando a farlo anche grazie alle riedizioni di suoi lavori che si mantengono freschi e godibili, a dispetto del tempo che passa.
Parliamo di Umberto Eco, che La nave di Teseo riporta sugli scaffali con una nuova edizione ad hoc de “L’isola del giorno prima”, uscito originariamente nel 1994. Lavoro supervisionato dalla Fondazione Umberto Eco, che porta a corredo numerosi elementi preparatori alla storia dell’autore stesso: piccole chicche che donano ulteriore spessore a un romanzo che trasuda epicità fin dalla copertina. Qui campeggia una cartina che richiama le carte nautiche di secoli e secoli fa, qualcosa che non può non far viaggiare con la mente a tempi in cui il globo era uno posto ancora tutto da scoprire.
E infatti si viaggia indietro nel tempo, per tornare al diciassettesimo secolo. Precisamente al 1643. È questo il frangente in cui facciamo la conoscenza con Roberto de la Grive, un giovane piemontese che avrà le sue gatte da pelare. Vittima di un naufragio e alla deriva su una zattera nei mari del sud, raggiunge una nave – che trova deserta – con all’orizzonte anche il profilo di un’isola, tanto vicina quanto fisicamente irraggiungibile, vista l’incapacità di nuotare. Nulla di problematico, considerando che le scorte di cibo e acqua a bordo dell’imbarcazione non mancano.
Un momento di scoperta e di riscoperta per il protagonista della storia, che tra flora e fauna locale ha un’epifania di novità non indifferente per l’epoca, tra panorami suggestivi e specie animali mai viste prima. Un libro che proietta indietro nel tempo a un’epoca di grandi rivoluzioni e grandi scoperte, dove ogni cosa era destinata a cambiare e dove momenti come quelli vissuti da Roberto de la Grive potevano aprire potenzialmente a nuovi progressi in ogni ambito. E che a lui aprono a spunti di riflessione importanti.
QUEGLI OSCURI PRESAGI, LE MISTERIOSE STRADE DEL DESTINO
Il fine settimana si è aperto con un viaggio nel tempo che ci ha riportati nel diciassettesimo secolo. E tra i libri da leggere di questa settimana quel periodo storico parrebbe andare per la maggiore, considerando che anche il secondo volume della selezione si incasella proprio in quel preciso momento della storia. Per quanto la geolocalizzazione si sposti in maniera considerevole.
In “Quegli oscuri presagi” di Manlio Castagna, pubblicato da Mondadori, siamo nel 1656 e lo scenario in cui si sviluppano le vicende è la città di Napoli. Una città da sempre foriera di grandi ispirazioni, che ritroviamo per l’occasione sotto la pressante minaccia della peste che incombe. Nulla che però scoraggi dal festeggiare carnevale. Ed è tra la folla di persone che si posizionano i due protagonisti della storia, Alma de Ventisca e Esteban de Barrionuevo. Lei allieva della famosa pittrice Artemisia (oltre che detentrice di un “potere” divinatorio molto particolare), lui figlio del reggente della Vicaria. Due personaggi che vedranno le rispettive strade intrecciarsi per volere del destino.
Lo scoppio della peste rappresenta il via di una vera e propria immersione nelle profondità della città. Un viaggio di scoperta e di presa di coscienza che gode del respiro dei racconti epici. Non difficile da immaginare, considerando il grande folklore che permea ogni anfratto della location partenopea, che caratterizzerà anche il set nel quale i personaggi saranno chiamati ad agire nel corso delle vicende.
Un gradito ritorno, quello dell’autore, regista e sceneggiatore, che già di recente aveva ambientato una sua storia (dal titolo “Nessuno verrà a prenderti) nei dintorni di Napoli, precisamente a Pompei. E anche lì realtà e suggestioni viaggiavano di pari passo.
THE WATERFALL, QUATTRO MISTERI SPARSI NEL TEMPO PER UN’UNICA STORIA
Grandi viaggi a fronte di un costo del biglietto ridottissimo: si può sintetizzare così la parentesi di questa domenica dedicata ai libri da leggere, che continua sulla falsariga narrativa dei titoli menzionati precedentemente. Anche il terzo volume della selezione settimanale è infatti un racconto che offre l’opportunità di viaggiare in una duplice maniera: spostandoci geograficamente e spostandoci lungo la linea temporale.
In "The Waterfall" di Gareth Rubin, pubblicato da Longanesi, lettori e lettrici si troveranno di fronte la Londra di fine sedicesimo secolo, un periodo storico in cui la città era flagellata dalla peste. Era anche il momento in cui “operava” un certo William Shakespeare, che finisce suo malgrado per essere protagonista delle vicende narrate. Un salto della barricata atipico per chi, normalmente, è abituato a essere colui che tira i fili degli eventi racchiusi all’interno delle opere.
L’amico Christopher Marlowe è scomparso. C’è chi dice sia rimasto vittima di una rissa, per quanto del corpo non ci sia traccia. La verità si muove lungo direttive molto particolari, che nella fattispecie lo portano ad Amsterdam, dove un sacerdote si aprirà a rivelazioni cruciali che non andrebbero divulgate. Ma questa è solo la prima porzione di un racconto sicuramente ambizioso, che “gioca” con quattro misteri disseminati in lungo e in largo lungo la linea temporale. Un lavoro per nulla semplice quello di cui si è incaricato l’autore, tra creazione del giusto set in cui far muovere i personaggi e l’intricata rete in cui imbrigliare ogni elemento del racconto per dargli la giusta coerenza.
Atmosfere gotiche di fine XIX secolo, la Venezia degli anni ’30 e la Hollywood di metà anni ’40 saranno, assieme alla Londra precedentemente citata, gli scenari in cui lettori e lettrici dovranno barcamenarsi in cerca della verità. Un compito tutt’altro che semplice, visto l’intrigo imbastito dall’autore: ogni mistero sfocia in un altro enigma. Un caos in cui è piacevole perdersi per poi ritrovarsi. A partire dalla particolarissima “gestione” delle pagine, tutta da scoprire sfogliando il volume.
PRIGIONIERI, UNA STORIA SENZA TEMPO SEMPRE DOLOROSAMENTE ATTUALE
Il fil rouge di questa settimana è indiscutibilmente stato quello dei racconti incasellati in periodi storici differenti da quello contemporaneo. E anche l’ultimo dei libri da leggere selezionati per questo appuntamento non fa eccezione. Per quanto il racconto strizzi l’occhio, per alcuni elementi, all’epoca e agli eventi che stiamo vivendo, seppur da spettatori, in questo momento.
In "Prigionieri" di Jeffrey Goldberg, pubblicato da Garzanti, le lancette corrono all’indietro di poco più di un trentennio, fermandosi al 1991. Un anno che inevitabilmente riporta la mente alla guerra del Golfo e alla prima Intifada, la rivolta popolare cominciata nel dicembre 1987 (e terminata poi solo nel 1993) all’interno dei territori palestinesi occupati da Israele nel 1967.
Siamo in Israele, dove troviamo cinque soldati incaricati di servizio di polizia militare all’interno del campo di prigionia di Ktzi’ot, nel deserto di Zin. Un luogo che definire inospitale sarebbe ossimorico, tra filo spinato, tende ammuffite e armi sempre a portata di mano che lo caratterizzano. Ed è un luogo che, purtroppo, sono costretti a chiamare provvisoriamente “casa” seimila palestinesi. Protagonista è lo stesso Jeffrey Goldberg, ebreo americano che si è lasciato la sua Brooklyn alle spalle per assumere cittadinanza israeliana e vivere a distanza ravvicinata il sionismo. Ed è proprio all’interno del campo di prigionia, dove gira senz’armi in qualità di consigliere dei detenuti, che scopre un mosaico di persone e personalità assai variegato.
Un confronto continuo e costante che, inevitabilmente, porta alla creazione di legami che prescindono da opinioni politiche, culturali e religiose. Un racconto che si focalizza su un conflitto che appare eterno, e il cui riverbero suona potentissimo nelle orecchie di chi l’ha vissuto e lo vive. Una storia che ciclicamente si ripete in Medio Oriente ancora al giorno d’oggi.


