OnlyFans: controlli su 4 content creator, evasi oltre 240mila euro

OnlyFans: controlli su 4 content creator, evasi oltre 240mila euro

OnlyFans: controlli su 4 content creator, evasi oltre 240mila euro Photo Credit: Screenshot da onlyfans.com


Non avrebbero dichiarato nulla al Fisco nonostante gli ingenti guadagni

Il mestiere del futuro (anzi, del presente) è il content creator. Chiamateli pure “influencer”, non si offenderanno, anche se “creatori di contenuti” pare sia la formula che meglio enfatizza il loro lavoro: ideazione, scrittura e produzione di video, foto, testi e grafiche. Il tutto per creare post al servizio dei messaggi che vogliono lanciare (a beneficio di un brand o, semplicemente, della propria immagine). Se negli anni il numero di professionisti di questo settore è aumentato velocemente, non altrettanto rapido è stato il processo di regolamentazione del settore: inquadrare i criteri da rispettare di fronte a sponsorizzazioni, per esempio, non è stato semplice; solo recentemente è stato introdotto l’obbligo di segnalare con “#adv” i contenuti pubblicitari.

Sul fronte fiscale, siamo di fronte a lavoratori autonomi. La categoria (in cui si inserisce anche chi scrive) che in tanti, troppi casi, ha la possibilità di nascondere i propri guadagni agevolmente, dichiarando meno del dovuto (non è il caso di chi scrive, lo giuro maresciallo). E proprio questo sembra essere il caso di 4 content creator triestini attivi su OnlyFans, così tanto seguiti da guadagnare centinaia di migliaia di euro… di cui però il Fisco pare non sapesse nulla.


Il caso

A individuare i 4 soggetti è stata la Guardia di Finanza, impegnata in una complessa e più ampia operazione di contrasto all’evasione fiscale nella cosiddetta “digital creator economy”, il giro di affari che coinvolge i professionisti che guadagnano con i contenuti online.

Secondo quanto ricostruito dalla squadra di investigatori, i quattro triestini vendevano materiale video e fotografico sulla piattaforma OnlyFans, ottenendo un grande successo di pubblico che si traduceva in significativi volumi di ricavi. Da una prima attività ispettiva, condotta eseguendo anche accessi domiciliari autorizzati dalla Procura di Trieste, sono emersi introiti percepiti per oltre 244.560 euro che non sarebbero stati inseriti nelle periodiche dichiarazioni fiscali.

L’Agenzia delle Entrate ha preso in carico i quattro casi, vagliando la documentazione ricevuta, il contesto e le posizioni degli interessati. Dall’analisi sono emersi, inoltre, ulteriori 20mila euro evasi relativi al mancato pagamento della cosiddetta “tassa etica”: l’imposta del 25% applicata su tutti gli introiti derivanti dal settore dell’intrattenimento per adulti; un prelievo applicato anche quando le attività vengono svolte attraverso la rete internet, dunque da “remoto”, dietro pagamento.

L’evasione dell’Irpef

La notizia arriva a pochi giorni dalla pubblicazione di un interessante rapporto curato dall’Osservatorio Itinerari Previdenziali, relativo al pagamento dell’Imposta sui redditi delle persone fisiche (Irpef) in Italia.

Su 42,6 milioni di dichiaranti – si legge nella testo della ricerca – circa 11,6 milioni, cioè poco più di un quarto (circa il 27% del totale), versano oltre i tre quarti dell’IRPEF (precisamente, il 76,87%)”. La stima emerge dall’analisi dei dati ottenuti attraverso le dichiarazioni presentate nel 2024 (e, dunque, riferite ai redditi del 2023).

A pagare sono soprattutto i contribuenti appartenenti al cosiddetto “ceto medio” e “medio-alto”, una fascia di lavoratori – in prevalenza dipendenti e pensionati – che, così, si ritrova a sostenere la maggior parte del gettito fiscale.



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