Oscar 2025, A complete Unknown: trama, cast e recensione del film candidato

Oscar 2025, A complete Unknown: trama, cast e recensione del film candidato Photo Credit: Ufficio Stampa Disney
05 febbraio 2025, ore 15:30
Il film è ambientato nella New York degli anni 60, dove un musicista diciannovenne del Minnesota, Bob Dylan, si sta affermando come cantante folk
Prosegue la rassegna di approfondimento dei dieci film che hanno ottenuto la candidatura agli Oscar 2025. Dopo “The Substance”, tocca a “A complete Unknown", la pellicola diretta da James Mangold che ripercorre una fase cruciale della vita di Bob Dylan, interpretato per l’occasione da Timothée Chalamet. Il film si presenta agli Oscar con ben 8 nomination, ossia miglior film, regia e attore protagonista.
E se fino a qualche giorno fa il titolo sembrava non avere speranze di vincere la statuetta più ambita (ossia quella del miglior film), ad oggi, stando a quanto riportato sulle colonne di Variety, sembra addirittura favorito.
LA TRAMA
Il film è ambientato nella New York degli anni 60, dove un musicista diciannovenne del Minnesota, Bob Dylan (Timothée Chalamet), si sta affermando come cantante folk. Seguiamo le sue esibizioni nelle sale da concerto della Grande Mela e assistiamo alla sua rapidissima ascesa verso la cima delle classifiche. Grazie all'inconfondibile fascino delle sue canzoni, la sua popolarità travalica presto i confini del Nord America regalandogli un successo mondiale. Il suo straordinario percorso artistico di quegli anni culmina con la rivoluzionaria esibizione rock and roll al Newport Folk Festival nel 1965.
LA RECENSIONE
“A Complete Unknown" é uno di quei film che vive grazie alla forza di una storia vera e di un protagonista potente che sovrasta tutto. Se la pellicola di James Mangold avesse raccontato le vicende di un giovane ragazzo sconosciuto che cambia la storia attraverso la sua arte, forse nessuno avrebbe riservato tanto entusiasmo e il film stesso non avrebbe brillato particolarmente né nelle candidature agli Oscar (8 sembrano veramente troppe) né nei numeri al botteghino. Ma quel ragazzo, qui interpretato magistralmente da Timothée Chalamet, ha un nome che non può lasciare indifferenti.
“A Complete Unknown” Vuole essere un film politico, con la precisa volontà di raccontare una "lotta al sistema", sfruttando la storia del giovane Bob Dylan. Il problema é che forse non dedica il giusto spazio al tema, delegando il tutto a poche scene veramente decisive, e per giunta mantenendosi troppo neutrale. Il risultato è semplicemente una summa musicale di una precisa fase della vita di Dylan, andando a esplorare la crescita artistica e il successo, saltando troppo bruscamente da una vicenda all’altra. I tormenti, la genesi di quei testi, la protesta, la frustrazione per un mondo che non funziona, la sconfitta di un paese, la ribellione, la minaccia del nucleare. Tutto questo non viene sviluppato, lasciandolo fuori campo o abbozzandolo in modo sbrigativo. Non bastano gli occhiali da sole per raccontare un tormento esistenziale che smuove l’animo del poeta.
Ma “A complete Unknown” resta un film comunque affascinante e romantico, che fa un uso sapiente delle varie canzoni, inserite perfettamente in alcuni snodi narrativi come un buon Biopic musicale dovrebbe fare, ossia servendosene per portare avanti la storia. In questo sembra quasi un musical che però abdica totalmente agli stilemi del genere.
Un'operazione a tratti incompleta che, sul piano formale, si conferma "un film alla Mangold", con una rappresentazione dell'America anni Sessanta a tratti patinata e calorosa. Un colore forse troppo simile a quello usato dal regista e dal suo direttore della fotografia nel film precedente di Mangold (Indiana Jones e il quadrante del destino), perdendo così un po’ di carattere e di personalità. Il vero asso nella manica é Chalamet, intenso nel rappresentare un artista misterioso, alienato e anticonformista. L’interprete sembra aver capito “cosa” recitare, prima ancora di capire come farlo. La sua bravura non risiede solamente nel cantare le canzoni di Dylan e interpretare il suo stile. La sua bravura é nella mimica e nel corpo, nel tono e nelle intenzioni che si nascondono dietro alla sua performance. Chalamet sembra essere entrato perfettamente in connessione con il cantautore, pensando alle cose esattamente come avrebbe fatto lui.
La domanda ora sorge spontanea: se dovesse vincere l’Oscar come miglior attore protagonista, farà come Dylan con il Nobel?