Ponte sullo stretto, il no della Corte dei Conti che non ha concesso la legittimità, può essere superato dal governo Photo Credit: ANSA7 /US WEBUILD
30 ottobre 2025, ore 14:00
In attesa delle motivazioni il ministro dei trasporti Salvini dichiara che i lavori cominceranno all' inizio del 2026, e che ci saranno risposte ad ogni rilievo della Corte dei Conti
Il Ponte sullo stretto è al centro dello scontro politico tra il governo e le opposizioni, la decisione della Corte dei Conti ha aperto un nuovo capitolo della vicenda. La mancanza del visto di legittimità alla delibera Cipess di approvazione del progetto definitivo del Ponte", delinea uno scenario L'evoluzione dell'iter dipenderà dalla gravità dei rilievi evidenziati dai magistrati contabili e dalle scelte politiche che verranno adottate nei prossimi giorni. Sotto la lente dei magistrati contabili potrebbero esserci le coperture economiche del progetto, l'affidabilità delle stime di traffico, la conformità alle normative ambientali e antisismiche, e la compatibilità con le regole europee sui costi. E poi anche la stessa competenza del Cipess, considerato organo ‘politico', a gestire una delibera così complessa. Dal vicepremier Salvini nel dopo vertice a Palazzo Chigi l'annuncio che si partirà comunque nel 2026.
Nei prossimi trenta giorni la Corte renderà note le motivazioni ufficiali del blocco. Sarà un passaggio determinante perché indicherà quali aspetti del progetto richiedono chiarimenti o correzioni e quali possono essere ritenuti superabili senza modifiche sostanziali.In questo periodo, il governo e la società concessionaria Eurolink analizzeranno i rilievi e prepareranno le eventuali controdeduzioni, valutando come procedere in modo da non interrompere definitivamente l'iter dell'opera.
I
Le possibilità di procedere
ll governo, però, mantiene ancora margini di intervento: può correggere la delibera, ripresentarla o impugnare la decisione della Corte, valutando quali rilievi siano superabili e quali richiedano un intervento più strutturale. In maniera rapida il governo affronta il tema. Questa mattina vertice a Palazzo Chigi, preceduto da un incontro al ministero dei trasporti per "confrontarsi con tecnici, manager e uffici", il vicepremier Salvini ha sottolineato che è "determinato" a trovare "una soluzione per far partire i lavori.
Anche di fronte a un parere negativo della Corte, la legge consente comunque al governo di confermare la delibera attraverso un'apposita decisione del Consiglio dei Ministri, qualora ritenga che appunto l'opera risponda a un interesse pubblico superiore; questa possibilità potrebbe così aprire uno scenario in cui il progetto può comunque procedere, ma soltanto dopo una valutazione politica e tecnica accurata. Ovviamente, in questo contesto, ogni ritardo nella risposta ai rilievi della Corte si tradurrà inevitabilmente in uno slittamento dei tempi previsti per l'avvio dei cantieri.
La dimensione politica
Sul piano politico, le reazioni non si sono fatte attendere: ieri la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha definito l'atto della Corte un' "invasione della giurisdizione sulle scelte del governo", sottolineando la necessità di proseguire nell'opera nonostante il parere negativo dei magistrati contabili. Dall'altra parte, la segretaria del Pd, Elly Schlein, ha evidenziato come il blocco evidenzi i rischi di una riforma che secondo lei mira a mettere il governo al di sopra delle leggi, ribadendo l'importanza di rispettare le verifiche istituzionali. In pratica , la decisione della Corte dei Conti non significa la fine del Ponte sullo Stretto, ma apre una fase in cui il futuro dell'opera dipenderà dal confronto tra i rilievi dei magistrati, le controdeduzioni del governo e la possibile conferma della delibera da parte del Consiglio dei ministri. Nei prossimi giorni si capirà se il progetto potrà ripartire rapidamente o se subirà dei nuovi rallentamenti, rimandando l'avvio dei cantieri e le prospettive occupazionali legate all'opera.
Salvini nel dopo vertice
La domanda è: il ponte serve, sì o no? Io penso che, al di là di ogni pregiudizio ideologico, la risposta sia sì. Se oggi un treno merci impiega tre ore e con il ponte ne impiegherà un quarto d'ora, mi pare evidente che serva. Daremo tuttele risposte richieste e i cantieri partiranno non a fine 2025, ma all'inizio del 2026". Così il vicepremier e ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini, al termine della riunione sul Ponte di Messina che si è svolta a Palazzo Chigi. "Senza nessuno scontro tra poteri dello Stato, daremo tutte le informazioni che ci vengono richieste. Ci sto lavorando da tre anni, ci lavorerò per tre anni e due mesi, poi gli ingegneri mi dicono che con sette anni l'Italia avrà un'opera unica al mondo e quindi va bene così "E' un secolo che se ne parla, per me il tempo è denaro, mavoglio rispettare tutte le prescrizioni, tutte le riflessioni", ha aggiunto.



