Senza pubblicità di cibo spazzatura migliorano le abitudini alimentari dei cittadini, la ricerca inglese

Senza pubblicità di cibo spazzatura migliorano le abitudini alimentari dei cittadini, la ricerca inglese

Senza pubblicità di cibo spazzatura migliorano le abitudini alimentari dei cittadini, la ricerca inglese


Una ricerca inglese della London School of Hygiene & Tropical Medicine ha dimostrato come la rimozione delle pubblicità di cibi e bevande ad alto contenuto di grassi, sale e zucchero, contribuisca a migliorare le abitudini alimentari dei cittadini

Tra le principali preoccupazioni che coinvolgono gli enti preposti a tutelare la salute pubblica, da molti anni a questa parte, c’è il tema dell’alimentazione. A partire dalle abitudini di vita sempre più frenetiche, passando per la diffusione di servizi di delivery che permettono di ordinare qualunque cibo, tuttavia, scegliere abitudini di vita sane e trovare il modo di mangiare alimenti biologici non è semplice. Come se non bastasse, a dare il colpo di grazia alle buone intenzioni (vere o presunte), anche i recenti aumenti dei costi dell’energia e dei carburanti che hanno portato alle stelle i prezzi di frutta e verdura.

Un metodo alternativo, tuttavia, per spingere i cittadini a compiere scelte più salutari nel campo alimentare, arriva da uno studio condotto in Inghilterra, in particolare nella città di Londra, e coinvolge la comunicazione delle grandi catene di fastfood e delle grandi industrie produttrici di quello che viene definito “Junk food”.

Lo Studio

Eliminare dai mezzi e nella rete di trasporto pubblici le pubblicità di cibi e bevande ad alto contenuto di grassi, sale e zucchero può contribuire a migliorare abitudini alimentari dei cittadini. Lo suggerisce una ricerca guidata dalla London School of Hygiene & Tropical Medicine, pubblicata su PLOS Medicine e condotta a Londra, che ha mostrato come, evitando di affiggere annunci pubblicitari relativi a “cibi spazzatura”, si sia ottenuta una riduzione media del 6,7% di calorie acquistate dalle famiglie ogni settimana (-1.000 kcal), circa 385 kcal a persona.

   In particolare, lo studio ha evidenziamo come gli acquisti settimanali medi di calorie provenienti da cioccolato e dolciumi siano diminuiti addirittura del 19,4% (-317,9 kcal). In generale, la riduzione di grassi era del 6,5% (57,9 g), di grassi saturi del 7,3% (26,4 g) mentre per gli zuccheri era del 10,9% (80,7 g).


La metodologia di ricerca

   I dati della ricerca sono stati ottenuti grazie a uno studio durato due anni, tra il 2018 e il 2019 a seguito dell'annuncio, da parte delle autorità londinesi, dell'introduzione di restrizioni alla pubblicità di cibi e bevande sulla rete Transport for London (TfL). Il team di ricerca voleva verificare l'impatto di queste disposizioni sulle abitudini alimentari dei cittadini. L'analisi è stata effettuata confrontando gli acquisti settimanali medi di prodotti ad alto contenuto di grassi, sale e zucchero in 977 famiglie londinesi con l'andamento degli acquisti a Londra prima delle restrizioni.

   "L'impatto che abbiamo osservato è maggiore di quello ottenuto con la tassa sull'industria delle bevande analcoliche, con i limiti orari per le pubblicità su questi prodotti o con la tassa del 20% sugli snack", ha affermato Steven Cummins, della London School of Hygiene & Tropical Medicine e primo autore dello studio.

Le scelte alimentari in Italia

Se in Italia ancora non sono state prese decisioni in merito alle affissioni pubblicitarie dei cibi meno salutari, tuttavia, è possibile riscontrare alcuni comportamenti alimentari rassicuranti. La piattaforma di delivery Just Eat, ad esempio, ha rilevato con il suo Osservatorio di ricerca un aumento del 32% relativo alla richiesta di cibi afferibili alla categoria “Healthy” disponibili sull’app e un aumento del 67% relativo alle opzioni vegetariane e vegane fornite dai ristoranti registrati. Un aumento dell’offerta che trova ampio riscontro nell’aumento della domanda di cibi più sani.



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