Sergio Mattarella ad Assisi per le celebrazioni di San Francesco: non arrendiamoci alla logica della guerra

Sergio Mattarella ad Assisi per le celebrazioni di San Francesco: non arrendiamoci alla logica della guerra

Sergio Mattarella ad Assisi per le celebrazioni di San Francesco: non arrendiamoci alla logica della guerra


Assisi è la capitale della pace. Il capo dello Stato ha partecipato alle celebrazioni per San Francesco e ha rivolto un appello per fermare la guerra. Da Sergio Mattarella anche un invito a non sottovalutare il colpo di coda del Covid

ASSISI, CAPITALE DELLA PACE

Un bel sole, le verdi colline dell’Umbria, la suggestiva basilica di San Francesco. In questo contesto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella è arrivato ad Assisi, in occasione delle celebrazioni per San Francesco. Assisi è sinonimo di pace, e proprio dalla pace è partito ilo Capo dello Stato: “San Francesco è una delle radici antiche della nostra identità. La forza profetica delle sue scelte di vita ha esaltato valori che sentiamo vivi per il domani dell'Italia, dell'Europa, del Mediterraneo, del mondo. La pace, anzitutto. La nostra Costituzione l'ha, coerentemente, iscritta come fondamento e traguardo della nostra comunità. Quella pace tradita proprio nel cuore dell'Europa, che, nella prima metà del secolo scorso, aveva conosciuto gli abissi del male e si era riscattata con nuovi ordinamenti interni e internazionali”. Il presidente Mattarella ha invitato a non arrendersi alla guerra e a continuare a cercare la pace: “Non ci arrendiamo alla logica di guerra, che consuma la ragione e la vita delle persone e spinge a intollerabili crescendo di morti e devastazioni. Che sta rendendo il mondo più povero e rischia di avviarlo verso la distruzione. E allora la richiesta di abbandonare la prepotenza che ha scatenato la guerra. E allora il dialogo. Per interrompere questa spirale”. 


L'IMPORTANZA DEL DIALOGO

Ad Assisi per le celebrazioni di San Francesco, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha poi rivolto un appello per il dialogo tra le religioni, tra i popoli, tra gli stati. Ecco le parole del capo dello stato: “Sono trascorsi ottocento anni dall'incontro tra Francesco d'Assisi e Malek al-Kamel. Ed è la sincera volontà di dialogo ciò cui sono chiamati anzitutto i Paesi e le istituzioni, per garantire futuro all'umanità. La pace è un diritto iscritto nelle coscienze e rappresenta l'aspirazione più profonda di ogni persona, appena alza lo sguardo oltre il proprio presente”. Il presidente Mattarella ha poi specificato che ci sono tanti modi per tenere viva la pace: “La pace non è soltanto assenza di combattimenti bensì - ci ricorda san Francesco - è connaturata all'armonia con il Creato. Quando si consumano a dismisura le risorse, quando si depreda la natura, quando si creano disuguaglianze tra i popoli, quando si inaridisce il destino delle generazioni future, ci si allontana dalla pace. Dobbiamo riparare, restituire. E' la grande urgenza della nostra epoca. E non abbiamo altro tempo oltre questo. E' un compito che riguarda tutti noi, nessuno e' irrilevante. E' un compito che va svolto insieme”.


NON SOTTOVALUTARE IL COVID

Il capo dello stato ha poi rivolto un pensiero al Covid, che secondo molti esperti con l’autunno e la fine delle misure restrittive tornerà a farsi sentire. Così Mattarella: “La pandemia non è definitivamente sconfitta, anche se l'azione dei vaccini e la risposta responsabile degli italiani ne hanno frenato l'espansione, ridotto grandemente la pericolosità e salvato la vita a decine di migliaia di persone. Occorrerà ancora intelligenza collettiva e responsabilità. Quella drammatica emergenza ha reso evidenti sentimenti radicati. La solidarietà, la responsabilità verso gli altri, il senso del dovere. Abbiamo saputo affrontare insieme i momenti dolorosi e duri della pandemia grazie all'apporto della scienza, all'organizzazione sanitaria e alla professionalità del suo personale. E - va sottolineato - grazie a quel senso di comunità che è presente anche se, talvolta, sottovalutato e che sa tradursi in comportamenti responsabili e attivi. E' accaduto nei decenni passati. Si è ripetuto. E' stata una preziosa ancora di salvataggio. La pandemia ci ha ricordato i nostri limiti. Ci ha costretti a ripensare a ciò che è essenziale e a ciò che è superfluo. Ci ha fatto toccare con mano quanto abbiamo bisogno gli uni degli altri. Anche a livello internazionale, con un'Europa che ha saputo essere protagonista positiva, aperta anche al sostegno verso popoli meno fortunati di altri continenti. E' con questo senso di comunità che rivolgiamo nuovamente il pensiero ai tanti concittadini che non ci sono più, ai familiari che ancora li piangono, a coloro che – nei giorni più terribili - non hanno avuto neppure il conforto di un parente al capezzale o di un funerale”.


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