The Apprentice, tutta la storia dietro al film che racconta le origini di Donald Trump

The Apprentice, tutta la storia dietro al film che racconta le origini di Donald Trump

The Apprentice, tutta la storia dietro al film che racconta le origini di Donald Trump


Nel giorno in cui il Tycoon conquista per la seconda volta la Casa Bianca, ecco l’odissea che ha portato la pellicola Ali Abbasi nelle sale

Fin dal suo debutto al festival di Cannes lo scorso maggio, The Apprentice, il film che esplora gli anni giovanili e l’ascesa di Donald Trump, ha incontrato serie difficoltà nel trovare un distributore per il mercato cinematografico statunitense. L’unica società a fare un’offerta significativa ha infine deciso di distribuirlo nelle sale a fine settembre, ma i risultati sono stati deludenti, con un incasso di appena 1,5 milioni di dollari. Molti critici e osservatori ritengono che il film finirà per essere un flop, una previsione piuttosto sorprendente per un’opera che racconta la storia di un uomo così controverso, incentrata sulle origini della sua fortuna e del suo personaggio.


L’ODISSEA DI UNA PELLICOLA COMPLICATA

A fine maggio, due settimane dopo la sua presentazione al festival di Cannes, Variety riportava che il film non aveva ancora trovato un distributore per il mercato statunitense. È questo uno degli scopi principali dei film presentati a Cannes: trovare compratori che si occupino della distribuzione nei diversi mercati globali (i cosiddetti “territori”, che corrispondono a gruppi di paesi che condividono la stessa lingua, come quelli francofoni o ispanofoni). Di solito, il paese d’origine del film è già quello in cui c’è un distributore, e che The Apprentice non avesse trovato nessun acquirente per gli Stati Uniti era un fatto alquanto insolito. Il film è ambientato negli anni ’80 e racconta la storia di un giovane Donald Trump (interpretato da Sebastian Stan), un imprenditore di New York nel settore immobiliare, ambizioso ma con poca fortuna. La sua ascesa inizia quando entra in contatto con Roy Cohn (interpretato da Jeremy Strong, noto per Succession), un potente avvocato dell’epoca, che lo prende sotto la sua ala e gli insegna tutto ciò che ritiene necessario per avere successo. L’incontro tra i due e ciò che Trump apprende da Cohn segneranno il suo percorso, forgiano il personaggio che oggi è riconoscibile agli occhi del pubblico del 2024: un uomo che ha capito che una bugia ripetuta diventa verità, che utilizza il sistema giudiziario contro i suoi nemici e che cerca costantemente di attirare l’attenzione mediatica su di sé.


LA TRAMA

The Apprentice è diretto dal regista iraniano naturalizzato danese Ali Abbasi, noto per i suoi precedenti film Border (2018) e Holy Spider (2022). Il primo gli valse il premio Un Certain Regard a Cannes, mentre il secondo gli fece guadagnare il riconoscimento per la miglior attrice, Zahra Amir Ebrahimi, nella sezione principale del festival. Questo film segna il suo esordio in un contesto cinematografico americano, con un cast di attori statunitensi. Nella prima parte del film, Trump è ritratto come una figura con cui è possibile provare empatia: un uomo con un padre difficile, desideroso di affermarsi, che utilizza metodi ancora considerati legittimi. Nella seconda parte, però, il personaggio diventa più repellente, dipinto mentre fa uso di anfetamine, si sottopone a interventi di liposuzione e trapianto di capelli, e maltratta Ivana Trump, sua moglie dell’epoca. È proprio questa parte del film, che mostra episodi di abuso fisico e sessuale, a far scattare le minacce legali da parte degli avvocati di Trump già durante la proiezione a Cannes, sebbene non siano mai state intraprese azioni legali formali.


LE DIFFICOLTÀ DISTRIBUTIVE

Nel maggio 2024, Trump era in vantaggio su Joe Biden nelle previsioni, e l'idea che potesse tornare alla Casa Bianca rendeva il film un argomento sensibile per i distributori, i quali temevano possibili ritorsioni da parte del presidente. Le grandi compagnie come Universal, Warner e Disney, che gestiscono anche film indipendenti, appartengono a conglomerati che potrebbero essere influenzati dalla politica, rendendo il film un argomento delicato. A complicare la situazione, c’era un aspetto legato alla produzione del film: The Apprentice ha visto coinvolti ben 29 produttori esecutivi (un numero eccezionale, considerando che di solito i film americani ne hanno tra i 5 e i 10) e ben 15 società di produzione, segno che il progetto non suscitava un grande interesse iniziale. Tra i produttori figurava anche Dan Snyder, un miliardario sostenitore di Trump nel 2016, che inizialmente pensava che il film fosse favorevole al presidente, ma che, dopo averlo visto, si rese conto di essersi sbagliato. La sua presenza nel progetto non ha certamente favorito la ricerca di un distributore. Alla fine di agosto, tre mesi dopo la presentazione a Cannes, il film è stato finalmente acquistato dalla Briarcliff Entertainment, un piccolo distributore noto per specializzarsi in film controversi, quelli che "non volevano farvi vedere", come li definisce il marketing cinematografico statunitense. Briarcliff ha distribuito opere come The Dissident e Fahrenheit 11/9 e si è guadagnata una reputazione per affrontare temi delicati e divisivi. Nonostante fosse l’unico distributore a fare un’offerta, la Kinematics di Snyder ha tentato di bloccare la vendita per motivi economici, ritenendo l’offerta troppo bassa. La questione è finita in tribunale, ma i tempi necessari per risolverla avrebbero fatto perdere al film il momento ideale di distribuzione. Per sbloccare la situazione, uno dei produttori, James Shani, ha acquistato Kinematics, permettendo così a Snyder di uscire dal progetto e dando a Ali Abbasi il controllo sul montaggio finale del film, inclusa una scena esplicitamente rielaborata di abuso. Dal mese di settembre, la distribuzione si è attivata per generare interesse sul film, lanciando una campagna Kickstarter con l’obiettivo di raccogliere 100.000 dollari, ma riuscendo a ottenere 400.000. Inoltre, hanno organizzato un volo sopra un comizio di Trump con uno striscione promozionale, cercando in ogni modo di mantenere alta l'attenzione sul film, nonostante gli incassi limitati.



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