Una donna su cinque lascia il lavoro dopo il parto, i numeri del report sulla maternità di Save the Children

Una donna su cinque lascia il lavoro dopo il parto, i numeri del report sulla maternità di Save the Children

Una donna su cinque lascia il lavoro dopo il parto, i numeri del report sulla maternità di Save the Children Photo Credit: agenziafotogramma.it


La consueta indagine che l'Ong realizza in vista della festa della mamma, rivela che poco o nulla cambia da un anno all'altro per le lavoratrici madri

Mamme -lavoratrici sempre più poche e sempre più adulte. A leggere il report annuale elaborato da Save the Children sullo stato della maternità in Italia, salta subito all'occhio che  siamo  il Paese europeo con la più alta età media delle donne al momento della nascita del primo figlio (31,6 anni), con una percentuale rilevante di primi nati da mamme over 40 (8,9%, tasso inferiore solo a quello della Spagna).

Si rinuncia ai figli

E comunque le donne spesso scelgono di rinunciare alla maternità o di fare meno figli di quanto vorrebbero. Risultato: il 2023 ha registrato un nuovo minimo storico delle nascite in Italia, ormai stabilmente ferme sotto le 400 mila unità, con un calo del 3,6% rispetto all'anno precedente. Nella popolazione femminile in età fertile, convenzionalmente definita tra i 15 e i 49 anni, il numero medio di figli per donna, resta intorno a uno solo (1,20) mostrando una flessione rispetto al 2022 (1,24).  Molto lontano dal dato del 2010, quando il numero medio di figli per donna aveva raggiunto il massimo relativo registrato nell'ultimo ventennio, pari a 1,44.  E la tendenza oggi coinvolge anche la componente straniera della popolazione che fino a qualche anno fa assicurava un debole sprint demografico.

Maternità e lavoro, solito rompicapo

Una lavoratrice su cinque esce dal mercato del lavoro dopo essere diventata madre e il 72,8% delle convalide delle dimissioni dei neo-genitori riguarda le donne. Leggendo le 'Le Equilibriste - La maternità in Italia 2024' di Save the Children, emerge una volta di più che la maternità più che risorsa diventi ostacolo e che conciliare gli impegni lavorativi e quelli legati alla maternità sia sempre complicato. Il rapporto cita poi i dati Istat sulle regioni che sono  più o meno 'mother friendly', facendo così una sorta di classifica all'interno del nostro Paese dei luoghi dove la maternità viene conciliata con più facilità con il lavoro.  Ai primi posti, in questa particolare classifica ci sono la Provincia Autonoma di Bolzano, l'Emilia-Romagna e la Toscana mentre la Basilicata è fanalino di coda. 

Mercato del lavoro poco rosa

In Italia il tasso di occupazione femminile (età 15-64 anni) è stato del 52,5% nel 2023, un valore più basso della media dell'Unione Europea (65,8%) di ben 13 punti percentuali.Permangono differenze notevoli nella retribuzione e anche nella carriera. In questo senso fa riflettere come il 31,3% delle lavoratrici abbia un impiego part-time (a differenza degli uomini, solo il 6% impiegato a tempo parziale), e che per la metà dei casi (15,4%)  sia un part-time involontario. Tra coloro che hanno figli, aumenta notevolmente la percentuale di donne impiegate a tempo parziale (36,7%) rispetto a quelle senza figli (23,5%). Tra gli uomini, invece, si passa dall'8,7% per chi non ha figli al 4,6% per i padri.


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