Famiglie italiane al limite: spesa stabile, ma una su tre taglia anche su cibo e beni essenziali
Famiglie italiane al limite: spesa stabile, ma una su tre taglia anche su cibo e beni essenziali Photo Credit: ANSA/ UFFICIO STAMPA COLDIRETTI
07 ottobre 2025, ore 12:00
Nel 2024 la spesa media sale appena dello 0,6%, ma il carovita pesa: cresce chi riduce alimentari e vestiti. Nord e Sud sempre più lontani nei consumi familiari
L'ANALISI DEI DATI ISTAT
In Italia la fotografia dei consumi familiari nel 2024 racconta una realtà in equilibrio precario: le spese restano complessivamente stabili, ma dietro la calma apparente dei numeri si nasconde un crescente disagio economico. Secondo l’ultimo rapporto dell’Istat, la spesa media mensile per famiglia si attesta a 2.755 euro, solo lo 0,6% in più rispetto all’anno precedente. Un incremento minimo, che riflette più la resistenza all’inflazione che un reale miglioramento del potere d’acquisto. Nonostante il dato complessivo sembri confortante, un terzo delle famiglie italiane ha dovuto stringere la cinghia anche su beni essenziali: il 31% dichiara di aver ridotto quantità o qualità dei prodotti alimentari acquistati, mentre oltre il 35% ammette di aver risparmiato anche su bevande e generi di prima necessità. Il carovita, alimentato dall’aumento dei prezzi energetici e dei costi di produzione, continua dunque a erodere il potere reale dei bilanci domestici. Rispetto al periodo pre-pandemia, le spese sono sì cresciute — nel 2019 la media era di 2.561 euro — ma l’inflazione ha corso molto più veloce: +18,5% contro un +7,6% delle spese. Ciò significa che le famiglie oggi spendono di più, ma acquistano meno. A incidere maggiormente è l’aumento dei costi dei servizi e del tempo libero, mentre la spesa alimentare rimane sostanzialmente stabile, pur con prezzi cresciuti del 2,5%. I prodotti alimentari e le bevande analcoliche pesano sul totale per il 19,3%, mentre le spese non alimentari — pari in media a 2.222 euro mensili — rappresentano oltre l’80% del totale.
SI MODIFICA ANCHE LA DISTRIBUZIONE TERRITORIALE DELLA RICCHEZZA
Cambia anche la distribuzione territoriale della ricchezza. Restano profonde le differenze tra Nord e Sud: nel Nord-Est la spesa mensile media tocca i 3.032 euro, mentre nel Mezzogiorno si ferma a 2.199, con un divario del 38%. Le regioni più “ricche” per livello di consumo restano Trentino-Alto Adige (3.584 euro) e Lombardia (3.162), mentre Puglia e Calabria chiudono la classifica con 2.000 e 2.075 euro. Sul fronte delle abitudini di spesa, cresce la voce dedicata a ristorazione e alloggio (+4,1%), soprattutto nel Centro Italia, dove si registra un incremento del 7,2%. Calano invece le spese per informazione e comunicazione (-2,3%), segno che le famiglie tagliano anche su beni considerati ormai indispensabili. Tra le categorie più colpite dai tagli, l’abbigliamento continua a occupare il primo posto: quasi la metà delle famiglie (47,5%) dichiara di aver ridotto gli acquisti di vestiti e scarpe, con picchi che superano il 57% nel Sud.
IL DIVARIO SOCIALE
Infine, il divario sociale: le famiglie composte da soli italiani spendono in media 2.817 euro al mese, mentre quelle con almeno un componente straniero si fermano a 2.138, una differenza del 31,8%. Un dato che mette in luce quanto la ripresa dei consumi resti ancora fragile e diseguale, con molte famiglie costrette a fare i conti ogni mese con scelte sempre più difficili tra ciò che serve e ciò che si può permettere.



