Inizia il processo Floyd, Minneapolis è blindata per paura di proteste e scontri, ma tutta l'America è col fiato sospeso

Inizia il processo Floyd, Minneapolis è blindata per paura di proteste e scontri, ma tutta l'America è col fiato sospeso

Inizia il processo Floyd, Minneapolis è blindata per paura di proteste e scontri, ma tutta l'America è col fiato sospeso


È al via il processo per la morte di George Floyd, l’afroamericano di 46 anni soffocato da una agente di polizia, Derek Chauvin che oggi sarà sul banco degli imputati con l’accusa di aver soffocato l’uomo colpevole di aver spacciato una banconota falsa da 20 dollari

È al via a Minneapolis il processo al killer di George Floyd. L'agente Derek Chauvin che oggi sarà sul banco degli imputati, accusato di avere ucciso il 46enne afroamericano soffocandolo con il ginocchio sul colo, mentre l’uomo gridava “I can't breathe” non riesco a respirare, che è diventato il motto delle proteste del movimento Black Lives Matter, di cui “Big Floyd” è divenuto una icona.


Gli Usa col fiato sospeso

L’America resta con il fiato sospeso e chiede giustizia per il 46enne afroamericano ucciso brutalmente per una banconota da 20 dollari contraffatta. Una morte che ha scioccato il Paese, già segnato pandemia e che per l’ennesima volta ha riportato in primo piano il problema dell'eccesso di violenza da parte della polizia, soprattutto verso le minoranze, con l'accusa di razzismo. Ha fatto il giro del mondo il filmato della morte di George Floyd, a terra per 8 minuti e 46 secondi con il ginocchio dell'agente Derek Chauvin sul collo fino a soffocarlo. Un video che ha risvegliato la coscienza degli americani e spinto milioni di persone negli Stati Uniti e nel mondo a scendere in piazza per molte settimane per dire basta al razzismo accanto al movimento Black Lives Matter, di cui Floyd è diventato una vera e propria icona.


Il processo

Il processo si presenta come uno casi di più alto profilo contro la polizia violenta dal 1991, da quando l'afroamericano Rodney King fu brutalmente picchiato da quattro agenti a Los Angeles. Da allora diverse persone di origine afroamericana sono morte dopo l’intervento della polizia e gli agenti responsabili, spesso sono stati assolti come nei casi di Eric Garner, Breonna Taylor e Daniel Prude.


Minneapolis blindata

Ex veterano del dipartimento di polizia di Minneapolis, Derek Chauvin, è lui l’imputato con tutti gli occhi addosso, ma il timore in America è che, anche in questo caso, non arriverà la giustizia auspicata, e questo potrebbe innescare nuove proteste violente. Proprio per questo la città di Minneapolis si presenta blindata all'avvio del processo. "La gente non ha molta fiducia su una sua condanna. Abbiamo visto questo film già molte volte, potremmo recitarne le battute", dice il pastore Brian Herron, della Zion Baptist Church nel quartiere della comunità afroamericana di Minneapolis.


Il pellegrinaggio nel luogo dove è morto Floyd

In George Floyd Square, come è stato ribattezzato l'incrocio dove è morto Floyd, prosegue ininterrotto il pellegrinaggio iniziato dieci mesi fa, in quel 25 maggio del 2020 in cui l'afroamericano è stato ucciso. Barricate circondano l'area e sui cartelli si legge “state entrando nello stato libero di George Floyd. C’è chi porta fiori, qualcuno ha dipinto murales, ci sono graffiti con la scritta: “I can't breathe” - non riesco a respirare, la frase pronunciata più volte da Floyd prima di morire – e chi porta candele, ma la polizia non si vede. La sicurezza è gestita localmente. Divenuta simbolo della resistenza contro il sistema, questa piazza ha un futuro incerto. Da una parte le autorità cittadine vorrebbero riaprire l'area alla circolazione, ma forse attendono l’esito del processo. Il rischio è alto. Potrebbe riaccendere gli animi, non solo localmente, ma in tutta l’America. E allora sarebbe un film già visto.



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