Sgomberato e sequestrato il centro sociale di Torino Askatasuna. Piantedosi: "E' un segnale chiaro dello Stato" Photo Credit: Ansa.it
18 dicembre 2025, ore 12:47
La decisione è stata presa nelle indagini sugli assalti, del 28 novembre scorso, alle sedi del quotidiano La Stampa, all'ex complesso industriale Ogr e a Leonardo
Il centro sociale Askatasuna di Torino è stato sequestrato e sgomberato, questa mattina, dalla polizia, dopo una perquisizione disposta nelle indagini sugli assalti, del 28 novembre scorso, alle sedi del quotidiano La Stampa, dell'ex complesso industriale Ogr e di Leonardo, durante manifestazioni pro-Palestina. Nell'edificio di Corso Regina Margherita 47, occupato dal 1996 e considerato l'ultimo fortino dell'Autonomia, il cui nome in lingua basca significa "libertà", sono stati trovati, all'alba, sei attivisti, al terzo piano. Presenza, in una parte inagibile del palazzo, che ha fatto saltare il patto del Comune, con un comitato di garanti, per un progetto sui beni comuni.
Le reazioni allo sgombero e al sequestro
"Dallo Stato un segnale chiaro e cioè che non ci deve essere spazio per la violenza nel nostro Paese": lo ha scritto il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi su X. Militanti e simpatizzanti del centro sociale si sono radunati all'ingresso dell'edificio. Davanti al cordone delle forze dell'ordine è stato srotolato uno striscione con la scritta "Giù mani da Askatasuna". "Possono muovere tutti, l'esercito e la questura, ma non retrocederemo di un passo", hanno detto gli attivisti, "questo è un attacco, ma non un attacco all'Askatasuna, è un attacco a tutto il movimento per la Palestina. Pensano di dividerci in buoni e cattivi, ma questi anni, queste lotte, hanno dimostrato che non è così. Facciamo capire a tutti, dal ministro Matteo Piantedosi a Giorgia Meloni, che togliere Askatasuna è togliere un bene della città e un bene comune, un bene delle lotte, che da più di trent'anni vive questo quartiere e rende meno schifosa questa città, con percorsi dal basso e di socialità, dai concerti alle iniziative per il quartiere, alle grandi lotte, dalla Valsusa a Torino". "L'unica risposta", hanno attaccato gli attivisti, "saranno le strade piene di giovani incazzati, che non abbasseranno la testa".



