Olimpiadi, 48 ore per evitare di andare a Tokyo senza bandiera e inno, il governo deve firmare un decreto sull'autonomia del Coni

Olimpiadi, 48 ore per evitare di andare a Tokyo senza bandiera e inno, il governo deve firmare un decreto sull'autonomia del Coni

Olimpiadi, 48 ore per evitare di andare a Tokyo senza bandiera e inno, il governo deve firmare un decreto sull'autonomia del Coni


Senza la dichiarazione nero su bianco il Cio toglierà dopodomani 27 gennaio inno e bandiera all'Italia per la violazione della Carta Olimpica

Tra i mille problemi che ha il nostro paese c’è anche quello che riguarda lo sport olimpico italiano. Mancano 48 ore al vertice del Cio che potrebbe sancire una clamorosa decisione nei confronti dell’ Italia: a Tokyo senza inno e senza tricolore. Motivo?


Cosa è accaduto

La mancata autonomia del Coni nei confronti del governo. La Carta Olimpica, per la precisione l’articolo 27, prevede che il Comitato non possa avere ingerenze dal parte dell’esecutivo e debba essere autonomo, pena sanzioni durissime. E’ sempre stato così fino al 2019, quando il sottosegretario Giancarlo Giorgetti, su richiesta del governo, ha promosso la riforma del sistema sportivo italiano. Secondo il Cio non sarebbe aderente alla Carta Olimpica Internazionale. Nella prima riforma il Coni stesso finanziava Coni Servizi, l’azienda che si occupa dello sviluppo dello sport nel nostro paese, oggi chiamata Sport e Salute. Dopo la riforma le entrate fiscali versate dallo Stato vengono suddivise tra le due istituzioni. Su questo il Cio vede una decisione unilaterale del governo italiano che viola l’autonomia.


Che cosa può accadere il 27 gennaio

Cosa accadrà? Ieri sera da Losanna è arrivato una sorta di ultimatum. Entro due giorni se il governo Conte, peraltro in altre faccende affaccendato, non dovesse emanare un decreto legge che sancisca, nero su bianco, l’autonomia del Coni, i vertici olimpici non avranno altra strada che toglierci inno e bandiera per i prossimi Giochi di Tokyo. Oltretutto nel giugno del 2019, lo stesso presidente del Consiglio italiano, a Losanna, al presidente del Cio, Thomas Bach, promise che l’autonomia sarebbe stata rispettata. Peccato che a distanza di un anno e mezzo nulla è cambiato.


Le decisioni del 2019

Anzi, qualche cosa è peggiorato. Ad ottobre del 2019 viene pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale un Dpcm nel quale si elencano le funzioni del ministro per le politiche giovanili e lo sport, Vincenzo Spadafora. Tra queste, si legge, quella di “Indirizzo e vigilanza sul Coni”. Lo legge anche il Cio che, imperterrito, dice che è controla Carta Olimpica e continua a segnalare che i tentativi di soluzione della vicenda non hanno portato a nessun risultato concreto. In sintesi tra governo italiano e Coni non esiste dialogo su questa vicenda. Lo stesso Comitato Olimpico avverte l’Italia sull’urgenza di risolvere la questione pena sanzioni. Mentre il presidente del Coni, Malagò continua a pressare il governo sull’emanazione di un decreto, pare che dalle parti dell’esecutivo nessuno ascolti. “Il Cio non può perdere la propria credibilità quindi interverrà – ha detto qualche giorno fa il numero uno dello sport italiano – non so se ci sia malafede o ignoranza in questo ritardo. Sicuramente c’è sottovalutazione”.


Le responsabilità del governo

E comunque incredibile che si sia arrivati a questo punto. E’ inconcepibile che lo sport italiano debba stare a guardare il cronometro quando mancano 48 ore ad una decisione che sarebbe drammatica. Andare a gareggiare senza bandiera e senza inno perché il nostro governo, e quindi il nostro paese, non rispetta la Carta Olimpica sarebbe un colossale danno d’immagine. Non lo meritano gli italiani, e, soprattutto, non lo meritano i nostri atleti. Prepararsi per un’ Olimpiade è il sogno di ogni ragazzino che inizia a fare sport agonistico. Le fatiche di quattro anni possono venire cancellate da una medaglia. Salire sul podio dopo aver difeso i colori della propria nazione, cantare l’inno di Mameli con la mano sul cuore, e vedere salire il tricolore è l’emozione più grande, sia per chi si mette al collo una medaglia olimpica, sia per chi, come noi, gioiamo, tutti uniti, di fronte ad uno schermo. Non fateci scherzi. Firmate quel decreto.


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