Sempre più diffusa la ginnastica 2.0, basata su velocità e tempi serrati

Sempre più diffusa la ginnastica 2.0, basata su velocità e tempi serrati

Sempre più diffusa la ginnastica 2.0, basata su velocità e tempi serrati


Imperversa la ginnastica brucia-grassi, workout ad intensità elevatissima, ma della durata di pochi secondi. È allora che il tempo rallenta, e un minuto può sembrare un’eternità.

Quanto dura un minuto

All’apparenza, una considerazione filosofica. Nella pratica, la percezione soggettiva del tempo è materia lungamente disquisita, ma spesso sottovalutata. Un minuto di attesa al telefono in linea con un call center può far esplodere un prurito incontrollato e scatti rabbiosi, un minuto con Fiorello è talmente breve da non avere quasi senso. Dunque, esiste in valore assoluto la misurazione del tempo? Ovviamente sì, fintanto che è possibile controllarlo nella sua espressione infinitesimale. Ma l’applicazione al momento circostante di ognuno stravolge ogni misurazione. E i 5 secondi di Zanardi possono diventare un tempo infinito.

Raggiungere il limite e superarlo

In questo senso, la percezione del tempo per chi fa sport è totalmente alterata. E su questo tipo di percezione si costruisce la forma fisica di tutti gli atleti ad ogni livello. Tanto per i professionisti, quanto per i dilettanti, porsi un limite e superalo è il senso stesso dello sport. Quando lo sforzo raggiunge il limite della sopportazione, è allora che bisogna tirare per altri 5 secondi, ma quei 5 secondi possono essere i più lunghi della propria esistenza. Questo vale per ogni disciplina, come dicevamo, a qualsiasi livello. Lo sforzo è, ovviamente, commisurato alle capacità dell’atleta, l’energia sprigionata da quell’impegno è il motore della crescita fisica e psicologica dello sportivo. La costruzione del fisico corrisponde alla costruzione del sé, alla presa di coscienza dei propri limiti e allo sviluppo della volontà di superarli. L’eredità di chi fa sport è un approccio appassionato alle incombenze, una capacità tipicamente sportiva di cercare ad ogni costo di risolvere il problema, o di arrivare a un compromesso accettabile. L’altra faccia della medaglia è la scarsa attitudine a gestire la sconfitta. La presa di coscienza di non essere in grado di varcare il limite è, spesso, motivo di sofferenza, non solo agonisticamente, ma anche professionalmente o nella vita personale. Il punto di equilibrio tra l’ambizione e l’accettazione è una chimera non sempre raggiunta da chi vive di ‘tigna’.

Protocollo Tabata

Lo studio di queste dinamiche, negli ultimi anni, è stato applicato a nuove discipline che imperversano negli studi e nelle palestre all’avanguardia. Una per tutti è il TABATA (con accento anglofono sulla seconda A). Consiste nell'esecuzione di sette o otto ripetizioni al massimo dell'intensità, alternate da dieci secondi di recupero passivo. La serie dura all'incirca quattro minuti. Necessita un riscaldamento e un'attivazione molto accurati. Anche il defaticamento assume un ruolo determinante. Ha il vantaggio d'essere molto breve, seppur faticoso, ma lo svantaggio di non prestarsi all'allenamento dei neofiti. Si tratta, dunque, di un allenamento intervallato ad alta intensità – High Intensity Interval Training (HIIT). Ogni ripetuta del protocollo Tabata deve avere le caratteristiche tipiche dell'alta intensità – oltre la soglia anaerobica e con l'attivazione del metabolismo anaerobico lattacido. Ogni ripetizione dura 20 secondi a un’intensità del 170% del massimo consumo di ossigeno, quindi, sostanzialmente, alla massima velocità fisicamente raggiungibile. Quanto durano 20 secondi alla massima intensità fisicamente raggiungibile? 15 + 5 oltre il limite delle possibilità individuali. Il tempo e lo spazio non sono assoluti, bene fu spiegato dallo scienziato per eccellenza: Albert Einstein. La velocità, applicata a spazio e tempo unisce la fisica all’attività fisica e ne scaturisce il senso agonistico, alla base dello sport, in ogni sua declinazione. 

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