La durissima lettera di Giuseppe Conte alla Stampa: "Tornerei a Bengasi da Haftar, non fu una photo opportunity"

La durissima lettera di Giuseppe Conte alla Stampa: "Tornerei a Bengasi da Haftar, non fu una photo opportunity"

La durissima lettera di Giuseppe Conte alla Stampa: "Tornerei a Bengasi da Haftar, non fu una photo opportunity"


06 aprile 2021, ore 12:00

L'ex premier risponde ad un editoriale del direttore Massimo Giannini, rifondo il M5S per la nuova stagione politica

La lettera è di quelle durissime ed è, considerando, il nuovo corso di colui che la scrive, cioè del leader politico del partito di maggioranza relativa, sorprendente. Stamattina aprendo il quotidiano La Stampa si trova una lettera, a dir poco, esplosiva di Giuseppe Conte. L'ex premier contesta, ed è un eufemismo, il contenuto dell'editoriale di domenica, del direttore, Massimo Giannini, nel quale il giornalista lo accusa di aver messo "pezze improvvisate nel Corno d'Africa" pezzi che avrebbero "portato più malefici che benefici" e che "il blitz di Bengasi, organizzato come uno spot di bassa propaganda solo per portare a casa i pescatori mazaresi previa photo-opportunity con Haftar". Oltretutto, la lettera, arriva nel giorno del viaggio a Tripoli di Mario Draghi. Una coincidenza quantomeno particolare. 

La lettera alla Stampa

"Trovo palesemente fuorviante - scrive Conte - riassumere tutte le iniziative di politica estera poste in essere dai due governi da me presieduti con l'immagine di un''Italietta che finalmente si risveglia dalla sbornia nichilista, sovranista e anti-occidentale di questi ultimi tre anni'". In particolare l'ex presidente del Consiglio, che parla di "grande impegno" profuso dai suoi esecutivi in materia di politica estera, rivendica l'utilità dei due incontri avuti ad Abu Dhabi con lo sceicco emiratino Mohammed bin Zayed tra il novembre 2018 e il marzo 2019 ("ho avuto ulteriori colloqui con lo sceicco Mohammed bin Zayed, che hanno confermato non solo l'eccellente rapporto personale instaurato, ma anche le ottime relazioni tra i nostri due Paesi", scrive l'ex premier) e la scelta di volare in Libia per la liberazione dei pescatori di Mazara del Vallo.

La vicenda dei pescatori di Mazara del Vallo

"L'ho fatto. Lo rifarei. Dopo un lungo negoziato e dopo avere respinto altre richieste che giudicai non accoglibili, atterrai all'aeroporto di Bengasi, dove Haftar mi accolse e firmò in mia presenza il decreto di liberazione dei diciotto pescatori", ricorda Conte. "Quanto alla photo opportunity, caro Direttore, la informo che ho ricevuto più volte Haftar a Roma, anche nel pieno di quest'ultimo conflitto libico. Aggiungo che non troverà in giro nessuna mia foto con i pescatori: a loro e a tutti i cittadini di Mazara ho mandato un saluto a distanza. Ho evitato di incontrarli", rimarca l'ex presidente del Consiglio, "proprio per non dare adito a speculazioni inopportune".

Il viaggio di Draghi

"Ci auguriamo tutti che il viaggio del premier Mario Draghi in Libia possa rivelarsi utile. Il dossier libico rimane strategico per gli interessi italiani ed europei ed è estremamente rilevante negli equilibri geo-politici mondiali. Non credo che nessuno abbia difficoltà ad aderire al suo auspicio che questa possa essere la svolta che l'intero mondo occidentale attende da anni. Ma", conclude Conte, "non serve e non vale a rafforzare questi auspici la denigrazione di chi è venuto prima". Questo il contenuto della lettera a "La Stampa". Il direttore del giornale, Giannini, risponderà nell'edizione di domani. 


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